La letteratura italiana a Londra

Si è da poco conclusa la seconda edizione del Festival di letteratura italiana a Londra (Fill), dopo il successo dello scorso anno. Le giornate del 27 e 28 ottobre hanno visto un susseguirsi di eventi, dibattiti, presentazioni su temi sentiti, oggi più che mai, tra gli italiani che vivono nella Londra post-Brexit e non solo: migrazione, traduzione, politica e cultura contemporanea.

Il festival ha esordito l’anno scorso, dopo il referendum che ha votato pro-Brexit, ed è nato dall’idea di un piccolo gruppo indipendente di volontari composto da autori, editori, giornalisti, traduttori e accademici italiani. Inaspettatamente, ha raccolto a sé circa 1.500 persone, riscuotendo un successo da tutto esaurito. Visto il riscontro positivo della prima edizione, gli organizzatori – tra cui lo scrittore Marco Mancassola, l’autrice e traduttrice Claudia Durastanti e l’italianista Stefano Jossa della Royal Holloway University of London – hanno deciso di non deludere le aspettative e di realizzare un festival ancora più denso di eventi e di ospiti di rilievo, tra i quali si annovera anche Nicola Lagioia, direttore artistico del Salone del libro di Torino.

Organizzata insieme al Cultural Institute di Londra – guidato da Marco Delogu – e pur essendo gestita da italiani, la rassegna ha un respiro internazionale e si rivolge anche a tutta la comunità londinese. L’obiettivo del Fill è quello di sensibilizzare sui temi dell’immigrazione, invitando a riflettere sulla paura del nazionalismo e sul problema di sentirsi “straniero” in un altro paese, soprattutto a seguito delle vicende europee degli ultimi anni. Allo stesso tempo, si interroga in maniera propositiva su come usare la letteratura e la narrativa per rispondere attivamente alla situazione politica europea.

A tal proposito, l’invito è di non fermarsi a una letteratura banale e di consumo, ma ad abbracciare una scrittura impegnata, che scuota le menti servendosi di una lingua altrettanto sostenuta nello stile.

«Una letteratura impegnata che usi la lingua in un modo banale è destinata a invecchiare presto e quindi non è contemporanea.» (Walter Siti, scrittore, critico e saggista italiano.)

Dal canto suo, lo scrittore Marco Mancassola ammette che tra gli scopi dell’iniziativa c’è anche quello di scrollarsi di dosso l’alone di inferiorità attribuito alle voci italiane nel panorama europeo, rispetto a quelle anglosassoni. Infatti, sebbene la lingua e la letteratura italiana siano tra le più studiate in Europa, questo non è dovuto al prestigio degli scrittori contemporanei.

Hadyn Gwynn
Hadyn Gwynn

Eppure, è il focus su un’autrice italiana contemporanea (o autore?) a catturare l’attenzione di tutti i presenti in questa edizione: parliamo di Elena Ferrante, probabilmente lo pseudonimo di un personaggio dai contorni incerti che rientra, a detta del Time, tra le 100 persone più influenti del mondo. Il suo romanzo L’amica geniale, con la relativa tetralogia, è diventato un fenomeno globale, come non se ne vedevano da tempo tra gli autori italiani, e diventerà presto una serie televisiva firmata HBO e RAI Cinema. Parte della traduzione del romanzo è stata letta pubblicamente dall’attrice Haydn Gwynne nell’ambito del festival, dando il via a un dibattito che ha coinvolto Eva Ferri e Lisa Appignanesi in merito all’adattamento televisivo.

Gli eventi – 15 in due giorni – e gli ospiti sono stati accolti all’interno del Print Room at the Coronet, il suggestivo cineteatro vittoriano al numero 103 di Notting Hill.

In anteprima esclusiva al cinema "L’AMICA GENIALE"

Nello specifico, il programma della prima giornata ha incluso un dibatto sull’inclusione delle voci nere in Italia e in Gran Bretagna; è seguita una discussione sul rapporto tra contemporaneità e scrittura, prima di un confronto sulle distopie femministe e di un dialogo sul rapporto tra rappresentazione della realtà e stereotipi.

La seconda giornata, invece, è stata dedicata alle discussioni sul significato di diventare londinesi provenendo da altri Paesi e sulla nuova dimensione del romanzo europeo. Non sono mancati nemmeno gli spazi dedicati alla saggistica politica che hanno investigato sul peso del nazionalismo e sulle forme di neofascismo e di violenza. E ancora, veri e propri laboratori di traduzione e reading di poesia.

Il Festival di quest’anno si è rivelato all’altezza delle aspettative: ancora una volta sold out, conferma il suo valore letterario e sociale nel coniugare del sano patriottismo esportato all’estero con la solidarietà tra le nazioni e l’accoglienza; un invito a valorizzare la letteratura italiana fuori dai confini nazionali, andando di pari passo con lo scambio culturale e la comunicazione trasversale negli stati europei.

 



 

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