Le rivelazioni di Demi Lovato devono far riflettere

Ne parlano tutti i media stranieri. In Italia la notizia ha fatto poco discutere, come spesso capita per quanto riguarda argomenti di questa natura. Eppure le rivelazioni che Demi Lovato fece al Dr. Phil Show – una delle trasmissioni più note della Tv statunitense sotto l’etichetta CBS – all’inizio di quest’anno fanno senza dubbio riflettere.

La giovane cantante di Albuquerque (New Mexico) ha infatti affermato di aver sofferto per lungo tempo di depressione e di disordine bipolare, tanto da aver più volte pensato al suicidio.

Ora, è il caso di fermarsi un secondo, lasciar giù lo smartphone, togliere le cuffiette e riflettere. Tutto nasce da una constatazione. Demi Lovato, venticinque anni e tanti successi alle spalle, tra cui la partecipazione alla serie Tv Glee e una serie di brani come Sorry not to sorry ed Échame la culpa, rappresenta una delle icone pop della musica moderna. Se oggi chiediamo a chiunque di stilare la top ten delle cantanti pop in auge al momento, molto probabilmente Demi Lovato sarà presente nella lista. E non nelle ultime posizioni.

Eppure, questa icona musicale ha alle spalle una storia completamente diversa rispetto a quello che ci si aspetterebbe. Siamo di fronte al solito dilemma di shakespeariana memoria: essere o non essere. Apparire sempre in forma e al massimo delle proprie possibilità oppure riconoscere di avere dei limiti, di essere una persona con le proprie difficoltà?

Se analizziamo l’immagine pubblica di Demi Lovato troviamo risultati molto simili l’uno con l’altro: su Youtube, Facebook e in particolare il social del futuro, Instagram, incontriamo una persona solare, serena, divertente, che vive la vita pienamente come dovrebbe fare ogni venticinquenne che sta inseguendo il suo sogno di fare la cantante. Una sorta di american dream 2.0.

Ed è proprio per questo, a maggior ragione, che le dichiarazioni di Demi Lovato al Dr. Phil Show fanno riflettere. Nel suo caso, la depressione era causata dal rapporto difficile che aveva con il padre biologico.

At seven I knew if I were to take my own life that the pain would end. Now I’ve got older and I’ve been able to grieve the loss of him and I’ve been able to step back and look from a distance that he was mentally ill and it wasn’t his heart that meant to abandon me.

Ebbene sì, nel nostro paese la depressione e, più in generale, i problemi psichiatrici dai più lievi a quelli che rappresentano vere e proprie patologie gravi, rappresentano ancora un argomento tabù: se sei depresso vieni emarginato e chi ti sta vicino spesso ti raccomanda di mantenere un certo riserbo al riguardo, quasi come un segreto. Perché quando le persone ti chiedono “come stai?” in realtà non vogliono sentirsi raccontare “tutte le tue menate”, devi sorridere e cercare di non pensarci perché nessuno vuole farsi rovinare il mood da un depresso. Perché sentendo parlare di psichiatri, antidepressivi, pensieri suicidi o autolesionismo molti ancora si immaginano una persona pazza dentro a un manicomio “vecchio stile”. Molto spesso le persone depresse diventano scontrose e si isolano, perciò si pensa che assecondando questo meccanismo, emarginandole, si rendano conto di stare sbagliando atteggiamento e rinsaviscano. Ma una persona depressa non ragiona in modo lucido e razionale. Chi non è mai stato depresso non può comprendere e, quindi, sottovaluta enormemente il senso di impotenza e smarrimento che prova chi invece lo è.

Un errore comune è anche pensare che una persona di successo non abbia motivo di essere depressa, anzi, la storia ci insegna che molto spesso invece la fama porta con sé demoni. Chiunque può facilmente ricordare almeno un caso di un artista o persona di successo che, arrendendosi alla depressione, si è tolta la vita.

Ma per fortuna è una condizione che con molto coraggio e la dovuta dose di supporto, non solo quello psicologico di un terapista ma anche quello emotivo delle persone care, si può superare. È dunque molto importante imparare a non sottovalutare la depressione, ad essere empatici e sforzarsi di supportare chi ne è colpito anche se non se ne comprendono i motivi o le dinamiche. Ma, soprattutto, è fondamentale rompere il tabù legato a questo genere di disturbi perché chi ne è affetto deve sentirsi libero di parlarne e chiedere aiuto senza provare vergogna o timore di essere considerato pazzo.


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