Il diritto ad avere un insegnante di sostegno

Non è che la gente la cultura se la mangia”. Tutti ricordiamo la famosa risposta che l’allora Ministro delle finanze, Giulio Tremonti, diede al Ministro dei beni culturali Sandro Bondi, che si lamentava dei tagli alla cultura.

Ebbene, sembra che nemmeno oggi sia aumentato l’interesse dello Stato per la cultura, né tantomeno per l’istruzione. I dati del Miur anche quest’anno non stupiscono: su 57322 posti disponibili, sono stati inseriti solo 25105 nuovi docenti di ruolo, rimane dunque ancora scoperto il 56,2 % delle cattedre. Ancora più disastrosa è la precarietà degli insegnanti di sostegno: sono state effettuate solo 1682 assunzioni di ruolo, quando ne sarebbero necessarie almeno 13329: si tratta di una mancanza dell’87,4 %, compensata attraverso l’assunzione di personale non specializzato.

Occorre chiarire che il governo negli anni ha provveduto a stanziare fondi a sostegno delle persone con disabilità, tant’è che i docenti di sostegno sono quasi raddoppiati, se non fosse che nel frattempo è aumentato notevolmenteanche il numero di alunni disabili: si calcola negli ultimi anni un aumento dal 2 al 4 per cento sul totale degli studenti con disabilità fisiche o intellettive, certificati dalla legge 104.

Persiste, inoltre, una considerevole carenza di insegnanti specializzati – all’ultimo concorsone in molte Regioni il numero dei candidati era inferiore di quello dei posti messi a bando – probabilmente dovuta alla poca disponibilità delle università ad attivare corsi di specializzazione per insegnanti di sostegno. Per far fronte a questa situazione i presidi coprono i posti scoperti con l’assunzione a breve termine di insegnanti senza titolo di specializzazione, oppure si servono delle ore in eccedenza. Inoltre, è ormai consuetudine che un insegnante di sostegno, specializzato o non, si faccia carico di due o più alunni disabili dividendo le sue ore, e, per le ore in cui questi ragazzi rimangono scoperti, il comune mette a disposizione assistenti alla persona, che tuttavia non rivestono un ruolo educativo.

Per contrastare questa situazione preoccupante, il Miur ha attivato una serie di tirocini formativi per gli insegnanti, con lo scopo di formare personale specializzato. Ciononostante questo ha portato ad un ulteriore problema: molti insegnati si specializzano nel sostegno per guadagnare punti in graduatoria, poi, cinque anni dopo esser passati di ruolo, chiedono il trasferimento su posto comune (ovvero non di sostegno). Quindi risulta essere piuttosto urgente provvedere ad un nuovo metodo di assunzione e formazione di insegnanti di sostegno.

Il Ministro dell’istruzione Bussetti, ospite il 10 ottobre al Tg1, conferma:

Avvieremo corsi per specializzare 10 mila insegnanti di sostegno, le famiglie devono sentire vicino la scuola […]. Il tema dell’inclusione è un tema a me carissimo: l’inclusione è un obiettivo principale e primario.

In risposta a quest’affermazione Marco Campione, componente dello staff tecnico dell’ex Ministro Fedeli, scrive sul suo Blog:

Specializzare 10.000 precari sul sostegno è una toppa non la soluzione. […]Si continuano a mettere pezze illudendo famiglie e chi non conosce le cose di scuola che possano essere soluzioni”. Continua: “La soluzione è un’altra e Bussetti la conosce bene, visto che l’ha sperimentata a Milano quando era provveditore: docenti di materia già specializzati sul sostegno che fanno alcune ore di materia e alcune di sostegno.

Nel frattempo la situazione è disastrosa: alcune scuole hanno dovuto posticipare l’inizio delle lezioni per i ragazzi con disabilità, in attesa di nominare i supplenti. Su 1.600 famiglie il “41% denuncia la mancanza della figura del sostegno e fra queste il 30% dichiara pure di essere stato invitato a non portare a scuola il proprio figlio o di ridurne la frequenza”, come scrive la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

La legge 104 recita nella parte iniziale del suo primo articolo:

La Repubblica: a) garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società

Si può davvero dire che lo Stato promuova la piena integrazione nella scuola di questi alunni? Continua a tutelare i loro diritti non garantendo la presenza di una figura di sostegno qualificata sin dai primi giorni di scuola e per tutte le ore necessarie?

Una mamma di un bimbo disabile, ormai rassegnata, ha scritto alla Provincia di Varese, alla Regione Lombardia e al Ministro per l’Istruzione, M. Bussetti:

[…]Come lo scorso anno, anche quest’anno abbiamo iniziato il nostro percorso senza la sua insegnante… Ci sono famiglie oggi che hanno dovuto spiegare ad un bambino disabile perché i suoi coetanei hanno iniziato la scuola e lui no. Ci sono famiglie che vorrebbero dare al proprio bambino una parvenza di normalità dopo un’estate passata nella giungla dell’abbandono[…]“.

A fare le spese di questa situazione vergognosa sono in primo luogo gli studenti con disabilità e le loro famiglie, che non vedono tutelato un diritto fondamentale: avere un insegnante di sostegno specializzato, con precise conoscenze sulle modalità di apprendimento di questi ragazzi, e che si occupi di loro con continuità e nei tempi previsti dall’orario scolastico. Anche i docenti stessi ne subiscono le conseguenze, infatti se precari, si trovano in una situazione temporanea e incerta, se di ruolo, spesso si trovano ad occupare ore in attività che non sono di loro competenza. L’unico a trarne vantaggio sembra essere lo Stato, che sui contratti a tempo determinato, risparmia centinaia di milioni.

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