Quando John Lennon disse che la donna era il “negro” del mondo

“Woman is the nigger of the world”: così scriveva John Lennon in un brano del 1972, pubblicato sull’album Some time in New York City, che rappresenta il suo terzo disco da solista dopo lo scioglimento dei Beatles.

Fin dal suo lancio sul mercato musicale, la canzone ha fatto ampiamente discutere per la tematica e per le modalità con cui viene trattato il tema, ma Woman is the nigger of the world rappresenta una delle migliori espressioni della musica contro la misoginia e la sottomissione della donna nei confronti dell’uomo.

Non a caso, la frase fu coniata da Yoko Ono durante un’intervista rilasciata alla rivista Nova nel 1969, e l’artista giapponese si rifaceva a sua volta al racconto della scrittrice statunitense Zora Neale Hurston, autrice di Their eyes were watching God.

Il brano è un’invettiva nuda e cruda contro un atteggiamento maschilista presente nei primi anni ’70 all’interno della società americana: “We make her paint her face and dance / If she won’t be a slave, we say that she don’t love us”.
Nonostante questo, Woman is the nigger of the world fu considerata una canzone troppo “forte” per il pubblico dell’epoca e molte radio decisero di non trasmettere il brano all’interno delle programmazioni di broadcasting. Dall’altra parte, i due co-autori John Lennon e Yoko Ono ricevettero numerosi plausi ed elogi da parte delle associazioni femministe di tutto il mondo, per aver fornito un valido sostegno alla causa femminista.

Per quanto riguarda la carriera da solista dell’ex-Beatle, questo non è l’unico caso di una canzone che vuole andare incontro alle esigenze delle donne e del cosiddetto gentil sesso: sul disco Double fantasy, pubblicato nel 1980 e ultimo album registrato prima della morte, John Lennon avrebbe infatti in seguito inciso Woman, una canzone dalla sonorità molto dolce e dall’atmosfera delicata.

 


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