Tra moda e tradizione i Maquech Beetle: insetti come gioielli

I Maquech Beetle sono l’incubo di ogni entomofobico o insettofobico, ma una vista detestabile anche per chi è più forte di stomaco: la moda messicana di indossare insetti come fossero spille e fermagli.

La paura degli insetti e il sublime

In una società moderna e urbana il rapporto tra uomo e natura è ridotto ai minimi termini in zone di verde ben delimitate e a qualche vaso da annaffiare, quando la memoria ce lo ricorda. Nel suo nuovo habitat naturale – o meglio, artificiale – l’uomo comprende e accetta la presenza di suoi simili e di altri animali prevalentemente domestici e quindi addomesticati, forse proprio questo spiega la immortale e connaturale repulsione dell’uomo nei confronti degli insetti. Le ragioni che potrebbero spiegare questa reazione istintiva sono tante e varie: a partire dal fatto che gli insetti sono potenziali portatori di malattie alla paura derivata dalla consapevolezza che l’uomo non è effettivamente in grado di controllare gli insetti o di impedire il loro ingresso nelle nostre case. Infatti la repulsione nei confronti degli insetti è diversa da quella provata per piccioni e topi, anch’essi capaci di diffondere malattie, ma più simile all’interiore paura rivolta a virus e batteri non sempre controllabili. In termini letterari e filosofici, si tratta del sublime di Burke, quel sentimento di attonito stupore che invade l’uomo di fronte ai miracoli della infinita piccolezza. Uno stupore che in passato era di carattere positivo e alle fondamenta di quella tradizione messicana, ma non solo, che ancora oggi non si è esaurita: i Maquech Beetle.

La gioielleria vivente è una tradizione intramontabile

I Maquech Beetle descrivono l’usanza messicana di usare coleotteri viventi come pezzi di gioielleria. L’atto di guardare insetti come potenziali accessori è un costume che esiste da secoli e risale fino ai tempi dell’antico Egitto: i soldati egizi portavano addosso scarabei nella credenza comune che fossero dotati di poteri sovrannaturali, capaci di difenderli dai nemici. La cosiddetta “gioielleria vivente” latinoamericana ha origine durante l’età dei Maya, quando le donne della penisola Yucatan portavano sul petto gli insetti come fossero spille, in corrispondenza del cuore nella speranza di attrarre una relazione d’amore che fosse sincera e pura. L’usanza deriva da una leggenda folkloristica maya, che racconta di come una principessa maya si fece trasformare in uno scarafaggio Maquech per potere condurre la sua esistenza sul petto dell’amato, con cui non poté sposarsi perché principe del clan nemico. I Maquech Beetle diventano ufficialmente una moda solo nel 1980, quando viene adoperato un nuovo genere di coleotteri, i Zopherus, più largo, docile e privo di ali.

La tradizione messicana diventa notizia di scala mondiale quando nel 2006 il fashion designer Jared Gold mette sul mercato al prezzo di circa 80 dollari i giganti scarafaggi del Madagascar, impreziositi da cristalli Swarovski.

 

Maltrattamento di animali?

Gli esoscheletri degli insetti vengono abbelliti con oro e pietre semi-preziose e per ultimo viene fissata una catenella per impedire al Maquech Beetle di fuggire. La resina usata come collante si asciuga e, a detta dei commercianti, non sembra danneggiarli. In buone condizioni, gli insetti vivono dai tre ai quattro anni. Nonostante tali dichiarazioni, è stato impossibile frenare le proteste degli attivisti: nel 2006 a seguito della popolarità raggiunta con la collezione di scarafaggi di Jared Gold, anche la PETA, organizzazione non-profit a sostegno dei diritti animali, ha condannato tale usanza, chiamando gli insetti-gioiello fashion victim, vittime della moda e dei capricci umani.

 

 

 

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