Mylo Xyloto: una storia d’amore e ribellione

Mylo Xyloto, quinto album dei Coldplay, è uscito nel 2011 e divide tuttora pubblico e critica. Troppo pop, troppo colorato, troppo ottimista, troppo diverso dagli album soliti della band britannica. I Coldplay stessi l’avevano presentato come qualcosa di nuovo per loro, una specie di esperimento per tagliare in parte i ponti col passato, per liberarsi da tutti quei freni legati alla fama raggiunta negli anni.

Questa sorta di liberazione artistica era già avvenuta con il precedente Viva la Vida or Death and All His Friends, sempre sotto la guida di Brian Eno, che ha aiutato la band ad uscire dalla crisi avvenuta con il terzo album, X&Y. Forse è proprio per questo che Mylo Xyloto non è stato del tutto capito, specie agli inizi, perché sembrava che i Coldplay si fossero stufati di essere i Coldplay e avessero deciso di diventare tutt’altro. In un certo senso è proprio quello che è avvenuto: perché limitarsi a suonare sempre lo stesso genere di musica quando ce ne sono altri che influenzano il tuo modo di essere? Perché non permettere ad altri tipi di musica di mescolarsi col tuo? L’aspetto che più colpisce di quest’album è proprio il suo essere così liberamente variegato e compatto al tempo stesso.

L’idea iniziale era quella di lavorare contemporaneamente a due album: uno acustico e più intimo, da rilasciare per primo, e un altro invece più elettrico e deciso dal titolo Mylo Xyloto. Ad un certo punto, però, la band ha constatato che la maggior parte delle canzoni composte appartenevano, di fatto, alla seconda categoria e che non era proprio possibile renderle acustiche senza snaturarle. È stato così deciso di incorporare tutto il materiale in un unico album che comprendesse sia la dinamicità delle canzoni elettriche sia il tocco umano tipico dei brani acustici. Il risultato è un disco piuttosto eclettico che non risulta mai noioso o ripetitivo, in cui le due diverse “correnti” sonore convivono senza stonare o oscurarsi a vicenda.

Quello che molti forse non sanno è cheMylo Xyloto è anche un concept album e narra una storia inizialmente destinata a diventare un cartone animato. MX (come lo chiamano i fan) avrebbe dovuto essere la colonna sonora di questo progetto, ma in seguito l’idea venne abbandonata perché la sua realizzazione avrebbe richiesto decisamente troppo tempo. La trama è però rimasta a fare da filo conduttore, da vero e proprio scheletro al disco ed è stata ispirata da libri come 1984 di George Orwell e La strada di Cormac McCarthy e dalla serie tv The Wire, mentre i testi delle canzoni fanno riferimento ai graffiti, che tappezzavano New York negli anni ’70 e al movimento studentesco Rosa Bianca che si oppose al nazismo in Germania.

Quella di Mylo e Xyloto, questi i nomi dei protagonisti, è una storia d’amore ambientata in un contesto urbano e distopico, dove è in vigore un regime oppressivo (qui è evidente il riferimento a 1984). In questo mondo di nome Silencia è in atto una guerra contro colori e suoni da parte del governo guidato dal dittatore Major Minus (cui è dedicata un’intera canzone dell’album) che tramite i mezzi d’informazione e la propaganda controlla la popolazione. Mylo è uno dei soldati incaricati di rintracciare ed arrestare i ribelli che si oppongono al regime sfruttando colori e suoni per creare dei graffiti in grado di distogliere gli abitanti dalle bugie del governo e dir loro la verità. Durante questa missione Mylo incontra Xyloto, una dei ribelli più ricercati, e grazie a lei scopre di essere in realtà discendente dei fondatori del movimento di rivolta e di averne ereditato il talento. I due si innamorano e si aiutano a vicenda per fuggire  e la narrazione si conclude con il lieto fine.

Tutta questa storia fa da sfondo all’album, che mette in evidenza le emozioni provate dai due protagonisti nel corso della vicenda. Paradise, ad esempio parla di sentirsi sperduti in un mondo che si è rivelato molto diverso da come lo si immaginava, mentre Charlie Brown è incentrata sul tema del fuga insieme a qualcuno, che condivide il senso di smarrimento e oppressione. Major Minus esprime l’angoscia derivante dall’essere perennemente spiati e controllati, la mancanza di libertà, e si oppone a Every Teardrop Is a Waterfall che è un vero e proprio inno alla ribellione. Mylo Xyloto si chiude con Up with the Birds, brano che iniziano con una citazione di Leonard Cohen, riprende l’invito a non arrendersi mai presente più volte nell’album e termina con una nota estremamente positiva:

A simple plot, but I know one day good things are coming our way”.

Dopo mille peripezie che hanno messo a dura prova i protagonisti finalmente è arrivata la serenità.

Mylo Xyloto è un album che si potrebbe definire iperattivo, adolescenziale nei temi e nella forma per via delle mille influenze e delle riprese da altri artisti, una tavolozza di colori ben rappresentata dalla copertina. È una sorta di romanzo di formazione in musica ed è servito alla band stessa per crescere ed entrare nell’età adulta. È un album più complesso di quanto potrebbe sembrare ad un primo ascolto e non perde fascino nemmeno anni dopo la data di uscita.


FONTI

NME.com

nytimes.com

Coldplaying: 1, 2, 3, 4

 

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