Combattere il razzismo con le bombolette spray: la storia di Irmela

“Tutto ha avuto inizio una mattina del 1986, quando fuori dalla porta di casa ho notato un adesivo che invocava la libertà per il nazista Rudolf Heß, all’epoca ancora in vita e detenuto a Berlino. […] Il pensiero di quell’adesivo mi ha tormentato per tutta la giornata. Quando al mio ritorno l’ho ritrovato dove l’avevo lasciato qualche ora prima, ho avuto una folgorazione: senza fare nulla non si può cambiare nulla. Così mi ci sono avventata contro e ho cominciato a grattarlo via con la chiave di casa finché non ne è rimasta traccia. Sono passati 31 anni, ma ricordo ancora la sensazione di sollievo di quella sera.”

Così si racconta Irmela Mensah-Schramm, una vivace 72enne tedesca, bianchi capelli a caschetto e sorriso vivace, che da più di trent’anni ha intrapreso una battaglia contro il razzismo. Le sue armi sono un raschietto, una bomboletta spray e una bottiglietta di acetone: con un entusiasmo inarrestabile gira per le strade di Berlino (dove vive) e molte altre città tedesche ripulendole da ogni scritta inerente al nazismo o simbolo di ispirazione xenofoba. I graffiti vengono modificati o, più spesso, coperti da un enorme cuore rosso, gli adesivi vengono staccati e quelli rimasti integri vengono riposti in un raccoglitore e fotografati (a oggi Irmela ne ha riempiti ben 91), gli sticker sono stati oggetto di mostre ed esposizioni in diverse zone della Germania, assieme ai suoi diari di bordo e alle fotografie: l’anziana è particolarmente attenta a registrare tutte le sue azioni, sa che è proprio una buona documentazione a rendere efficaci e potenti le testimonianze. 

Le reazioni della gente alla sua attività sono state le più disparate: ha subito denunce per danneggiamento di proprietà privata, minacce (anche di morte) da parte di gruppi neonazisti, ma c’è anche chi invece apprezza e rispetta il suo lavoro, chi la abbraccia per strada, chi le regala un abbonamento annuale da 4000 euro per viaggiare liberamente sulle ferrovie tedesche.

Una delle sue più grandi soddisfazioni è essere riuscita a coinvolgere nella sua attività altre donne anziane (“A differenza dei giovani noi corriamo meno il rischio di essere criminalizzate”): un piccolo inarrestabile esercito di arzille pensionate che cerca di eliminare le manifestazioni di intolleranza dalle città. Un incredibile segno di civiltà, da cui non possiamo far altro che imparare.

 


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