Il fuoco e le stelle. Parte 2

La proposta sembra quasi allettante, ma poche parole gli fanno venire in mente anni di letture e vivide immagini. Ricordò quelli che anche lui aveva chiamato “pazzi” o “lunatici” profetizzare la fine del mondo e l’imminente catastrofe, mentre venivano derisi ed allontanati dalla società. Ricordò le manifestazioni per gli aiuti umanitari che non avevano impedito all’America di lanciare la seconda bomba. Ricordò le letture di filosofia della scienza fatte all’Università, quante eminenze e persone eccezionali avevano fatto notare la doppia faccia di ogni conquista dell’uomo. Ma nonostante tutto ciò siamo rimasti sordi e abbiamo fatto sì che paesi in guerra si lanciassero bombe atomiche fra di loro. Non poteva ignorare tutto ciò, tutte le ancore di salvezza tirate a lui e ai suoi simili che erano state tirate indietro fra le risa e lo scherno. Non poteva pensare che il Fato avesse fatto sì che le sue parole sarebbero state ascoltate, al contrario di quelle di tanti altri. Aveva smesso di sperare da quando aveva smesso di vedere le stelle.

“Non posso. Troppe volte gli uomini sono stati sordi di fronte a chi li voleva aiutare, hanno sempre pensato che nulla potesse succedere, che alla fine tutto si risolve da sè, non hanno mai voluto mettere in discussione lo status quo. Io sarei solo il primo di una lunga serie per loro, il primo a essere messo alla gogna e sbeffeggiato. Chi ascolterebbe messaggi di sventura dai propri liberatori? Chi vorrebbe credere che con la libertà vengano dolore e morte? Nessuno. L’umanità dalla quale vengo non può essere salvata, non più. Bisogna creare un uomo nuovo, completamente diverso. Quello che ho visto io porta il desiderio di morte e l’auto-annichilimento nel sangue.”

“Allora non ci resta altra scelta che istruire questa folle creatura! Te lo propongo ancora, uomo del futuro, vieni con me, accompagnami. Salviamo l’uomo insieme. Quale creatura vorrebbe creare strumenti per uccidersi? Solo una che da sola non può niente, che abbandonata alla nascita sarebbe capace solo di piangere. L’uomo è una creatura che deve essere istruita ed aiutata, lo sai meglio di me che ne sono il creatore.”

L’uomo scuote la testa, rigido e fermo nella sua decisione. I pochi metri che li separano sono millenni nel tempo.

“In tanti hanno provato ad aggiustare l’uomo. Tanti hanno detto cose giuste che ci avrebbero salvato se fossero state ascoltate. Grandi uomini di scienza e di filosofia. Come hai detto tu l’uomo vive solo grazie alle cose che apprende. E dopo che ha appreso costruisce strumenti che gli facilitino la vita. L’uomo adesso ancora non sa nulla, non potrebbe mai immaginare ciò che avverrà. Ma il fuoco che gli doni gli insegnerà a cacciare le bestie, a riscaldarsi, a cuocere la cacciagione. Sarà il primo degli strumenti. L’inizio della sventura che ho vissuto sulla mia stessa pelle. Questo fuoco, questa scienza, non dovrà mai toccare l’uomo, almeno ancora non per tante notti.

“E cosa ne ricaverebbe l’uomo dal rimanere nel buio per l’eternità? Affinerebbe la sua vista come un puma e caccerebbe gli animali più piccoli con le pietre. Sarebbe una bestia come tutte le altre.”

Il dubbio corre lungo il viso dell’uomo. È sicuro di aver pensato a tutto, a qualunque cosa il Titano gli possa chiedere e sa come rispondere. Ma sa anche di non poter sapere cosa succederebbe se portasse davvero a termine la sua missione.

“Posso sperare solo che l’uomo nel buio si prepari meglio al futuro di come ha fatto nella luce.”

“Ogni cosa che si apprende ed ogni cosa che si costruisce potrebbe essere usata anche per fare del male. La parola può essere usata per mentire, ma parliamo lo stesso. Ogni raggio di luce proietta anche un’ombra, è inevitabile. All’uomo si chiede di scegliere, anche questo è inevitabile. Ciò che determina la natura dell’uomo è la sua libertà, e questo ne è il dono. Non esiste futuro senza libertà, ultimo uomo. Tu più di chiunque altro dovresti ben saperlo.”

Queste ultime parole lasciano l’uomo al suo silenzio, che si confonde con quello della vallata. È ferito. Il Titano lo ha chiamato ultimo uomo. Lui è davvero l’ultimo della sua specie, il portavoce degli uomini.

“Gli uomini non hanno saputo apprezzare questo dono, lo hanno dato per scontato. Hanno sempre pensato che la libertà, da sola, avrebbe pensato a sistemare tutti i guai che lui avesse combinato. No, no, questo tuo uomo libero non ce la farà, dovrà nascere diversamente, è necessario.”

Prometeo alza lo sguardo verso il fuoco che tiene ancora nella sua mano, infaticabile. Quel fuoco che è libertà, scienza, comunità, verbo e pensiero. Tutto ciò che l’uomo da lui creato rappresenta e che quest’ultimo uomo di fronte a lui nega. Nega per sé e per la specie intera. Alle lacrime si sono sostituite delusione ed amarezza. Compassione quasi. Ha sempre saputo che l’uomo non è perfetto come gli Dei pretendono d’essere, ma questa imperfezione di cui lui gli ha fatto dono li rende unici.

“Nella prigionia si può sviluppare solo odio per la libertà, non amore per essa. Si impara ad amare le proprie catene ed il proprio carceriere e non l’aria fresca sulla pelle. Ci si abitua alla sicurezza controllata da altri, si disimpara il senso di sé, la responsabilità e tutto ciò che caratterizza l’uomo libero. Solo un uomo libero di costruire, creare e se necessario anche distruggere, può capire il senso e il valore della libertà che possiede. La libertà ti è stata tolta, per questo giustifico le tue parole. Dobbiamo lasciare che il tempo faccia il suo corso.”

L’uomo sa che non hanno più molto da dirsi. La loro convinzione in quelle idee è ciò che li rende ciò che sono. A questo non aveva pensato prima di partire. Prometeo ha subito millenni di torture per ciò che ha fatto, doveva esserne veramente convinto, forse più di lui. Non avrebbe mai cambiato idea, iniziava ad esserne persuaso. Alza il viso a guardare il cielo. Come è bello. Se ne stava nutrendo, la sua bellezza riempiva l’arido cuore dell’uomo, ferito irremediabilmente.

“L’uomo del mio tempo ha lanciato la sua sfida all’universo. Ha dimenticato di essere uomo ed ha voluto diventare Dio. Hanno dichiarato guerra alla natura, al cielo, alla morte e anche al tempo. Niente si è salvato dall’aggressione dell’uomo. Erano convinti di essersi sostituiti agli Dei, questi ormai nemmeno meritavano più attenzioni. Qualunque limite stava per essere superato. Le malattie ormai sconfitte, il problema energetico quasi risolto, le stelle stavano per essere raggiunte. Anche il tempo è stato piegato al nostro desiderio. Nessun limite che ci potesse rendere qualcosa di definito esisteva più. Eravamo andati ovunque volessimo e infinite strade continuavano ad aprirsi di fronte a noi, di fronte all’ingordigia dell’uomo, bramoso dell’infinito. Ma il Fato ci si è rivoltato contro. Abbiamo superato le colonne d’Ercole dell’umano e come Ulisse siamo stati puniti, condannati all’Inferno sulla Terra.”

Rimane a guardare il cielo, lasciando il discorso a mezz’aria, apparentemente inconcluso.

“Dici che gli uomini dei tuoi giorni hanno giocato a fare gli Dei e si sono bruciati le ali al Sole, ma non è esattamente quello che stai facendo tu? Gli Dei giocano con la vita di chi gli è inferiore, dall’alto del loro potere. Non stai facendo la stessa cosa? Non vuoi decidere te per l’intera umanità? Sei come quelli del tuo tempo, ma non posso darti la colpa di ciò. Gli uomini continueranno sempre a sfidare gli Dei e forse continueranno sempre ad esserne puniti e a bruciarsi le ali ma solo questo li rende uomini.”

Adesso le lacrime rigano il volto dell’uomo. Gli cedono le gambe e cade a terra, distrutto, sconfitto.

Passano lunghi momenti.

Forse secondi, minuti o ore.

Nel buio assoluto il tempo sembra non passare veramente.

La fine dell’umanità si è riversata completamente sulle spalle dell’uomo, che adesso, solo, ne porta il peso intero.

Rimane ancora in ginocchio, piangente.

Le lacrime cadono a terra, bagnano l’erba.

Il Titano è in piedi davanti all’uomo.

Come se aspettasse.

Questi si asciuga le lacrime.

Infila una mano nel giubbotto.

Il freddo acciaio risponde immediatamente al tocco.

Guarda ancora il Titano.

Il suo viso è tranquillo, attende.

È un attimo.

Estrae l’arma, toglie la sicura.

Il primo colpo.

Il secondo.

Tutto il caricatore.

I bossoli cadono per terra.

Il rumore dei colpi echeggia nella vallata.

Prometeo si accascia.

Il petto squarciato dai proiettili.

Il rumore del Titano che cade.

Per un attimo pensa di aver salvato l’Uomo.

O di averlo ucciso.

Non sa più niente.

È la fine della storia?

No.

La torcia cade per terra.

Il fuoco divampa in un istante, divorando la vallata.

Raggiunge gli alberi e si annalza verso il cielo.

La luce dell’incendio raggiunge gli uomini nelle loro caverne.

L’uomo è perso, sconvolto da tutto ciò che sta accadendo.

La sua storia finisce nel fuoco e nel sangue.

Gli altri uomini accorrono alla vallata infiammata.

Adesso inizia la loro storia.

 


 

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