Il narcisismo è un problema sociale?

Il narcisismo è un argomento che più o meno velatamente si ripropone spesso nelle discussioni di tutti i giorni. Durante la nostra vita abbiamo a che fare con persone che presentano questa personalità o anche solo qualche caratteristica; anche girovagando sui siti web fiumi di parole sono state spese per poter entrare in contatto o poter addirittura gestire un narcisista.

Secondo l’American Psychiatric Association il disturbo narcisistico di personalità è diagnosticabile in circa l’1% della popolazione adulta. Esistono anche stime più elevate, che collocano il dato tra il 2% e il 4%. Il narcisismo sembra fortemente influenzato dal contesto culturale. Interessante è rilevare che questa patologia è diffusa principalmente nei paesi capitalistici occidentali e colpisce in prevalenza il genere maschile, con una quota compresa tra il 50% e il 75%.

Ma chi è il narcisista? Il narcisista è una persona che ha un comportamento manipolatorio perché, mancando di empatia, non è in grado di capire le emozioni degli altri e quindi si approccia alle persone seguendo un determinato schema comportamentale; questo modo di fare non considera le esigenze dell’altro, ma pur di affermare la sua persona il narcisista non esita a mortificare e spesso provocare dolore nel prossimo.

Il narcisista si aggancia principalmente alle persone empatiche perché queste ultime sono le più disposte ad assecondare i desideri del narcisista e perché compensano il suo smanioso desiderio di predominio. Le persone empatiche inoltre accettano e incoraggiano molto il suo bisogno di mantenere un’immagine impeccabile. Avere a che fare con una persona narcisista implica seguire sempre lo stesso schema: idealizzazione, svalutazione e infine abbandono.

Bisogna tuttavia premettere che il narcisismo è una caratteristica propria di ciascuna persona: un sano narcisismo permette di identificare l’io dagli altri facendo emergere la propria individualità e i propri bisogni. Ma diventa patologico quando la persona manca completamente di empatia. Proprio il non sapere capire il dolore e le emozioni dell’altro sono all’origine dei comportamenti manipolatori del narcisista, che è orientato a mettere al centro esclusivamente la sua personalità e i suoi bisogni. Il narcisista si sente sempre il protagonista; per questo motivo le esigenze degli altri non lo interessano. La cosa che importa a questa tipologia di persona è la protezione della propria immagine fittizia; ogni critica viene respinta con decisa violenza e rifiuto, poiché egli o ella mira a proporsi agli altri come un modello vincente.

Per poter convivere con la falsa immagine grandiosa che ha di sé il narcisista mente continuamente a chi gli sta intorno, ma non solo, mente anche a se stesso. Egli ha continuamente l’esigenza di aumentare la propria autostima, e questo bisogno diventa una vera e propria dipendenza. Senza la menzogna la persona narcisista deve confrontarsi con il proprio vuoto interiore che rivela una mancanza di reale autostima. Per questo motivo ricerca costantemente l’approvazione mentendo e manipolando.

In quest’ottica la crudeltà e la manipolazione del narcisista sono dei veri e propri meccanismi di difesa che egli ha imparato a usare fin dall’infanzia. Un ambiente familiare abusante ha segnato profondamente il suo percorso di crescita; il narcisista ha paura di essere violato di nuovo e per questo motivo mantiene la maschera, una protezione che continua a mantenere anche quando l’abuso è finito. Questo abuso può essere stato iper o ipo, cioè con un eccesso o un’insufficienza di soddisfazioni che hanno compromesso il suo naturale equilibrio. Questi comportamenti determinano nel bambino due strutture: il bambino iper-soddisfatto cresce sentendosi un “principe” e le sue aspettative di attenzioni sono costanti, il bambino trascurato e abusato invece ha sperimentato la ferita legata all’abbandono e per compensare questa sua mancanza sviluppa una fantasia grandiosa di sé; in questa seconda fantasia egli è immensamente amato e supportato.

Ma cosa rende queste sue visioni disfunzionali? In entrambi i casi il bambino non ha mai conosciuto il proprio vero valore interiore. La misura del suo valore gli deriva solo dall’esterno e questo “rifornimento narcisistico” gli deriva dagli altri. Questo bambino svilupperà anche un’altra caratteristica: non si fiderà mai degli altri perché li avverte come un pericolo o potenziali minacce.

Il narcisista quindi è un manipolatore perché vede il mondo in maniera distorta, e per mantenere la sua immagine ha continuamente bisogno di modificare la realtà. Questo non significa che il narcisista non sia consapevole dell’effetto che le sue azioni avranno sugli altri. Anzi, sa prevedere e innescare abilmente le reazioni delle persone con cui entra in contatto perché ha imparato a studiare la loro personalità.

Il narcisista non prova alcun tipo di affetto per l’altro, perché non è in grado di amare ma solo di abusare. Anche le emozioni come la rabbia diventano uno strumento per il narcisista, al fine di mantenere il suo potere: egli infonde nella vittima delle paure che possono andare dal timore dell’abbandono, delle scenate etc.

La nostra società incentiva a adottare un comportamento narcisista. La continua esaltazione dell’immagine esteriore, dei bisogni materiali e della soddisfazione dei desideri orientano l’individuo a non considerare le esigenze degli altri ma solo le proprie. I modelli che vengono continuamente proposti fanno riferimento a individui fortemente incentrati sul proprio aspetto esteriore, e anche le relazioni si giocano su rapporti usa e getta. Il vissuto della persona viene deliberatamente ignorato e quello che viene posto in risalto è la superficie dorata di personaggi bellissimi, famosi e ricchissimi.

Ma questi modelli sono inevitabilmente destinati a sgretolarsi: la vecchiaia, le malattie e i vari imprevisti della vita sono sempre dietro l’angolo… Che sarà di questi modelli quando lo specchio non potrà più rimandare la loro solita immagine grandiosa?

 


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