CONTROL: COME IAN CURTIS HA PERSO IL CONTROLLO E SE STESSO

Ian Curtis era un fantastico cantante, uno studente modello, un figlio buono. Ad un certo punto della sua vita, però, si ammala di epilessia. O meglio, i sintomi della malattia si fanno più intensi.
Questa cosa, unita alla sua passione per la birra, e per l’assunzione di medicine destinate alle persone anziane (ne adorava gli effetti collaterali), lo porta a una depressione dalla quale non riuscirà mai ad uscire, se non con la morte avvenuta nel 1980.

Ian Curtis era un ragazzo introverso, artistico, legato profondamente alle proprie radici. Era anche molto appassionato di musica, tanto che assieme ad un gruppo di amici fonda i Joy DIvision sul finire del 197https://i0.wp.com/i.pinimg.com/564x/6a/aa/1f/6aaa1f26d77bb7f5ea29ddadfd7fc98f.jpg?resize=390%2C593&ssl=18. Insieme cambiarono il modo di fare musica in Inghilterra, lasciando un’eredità difficile da contrastare o superare. Nonostante siano rimasti attivi solo due anni, hanno creato poesie musicali incredibili e difficili da dimenticare, almeno secondo quanto raccontato da chi era presente durante il tour europeo.

Alcuni critici attribuiscono alla mancata partenza per il tour statunitense l’implosione del loro successo; altri associano questo fatto alla mancanza di un album in studio o di prolungata presenza nell’ambiente. In realtà, i Joy Division, continuano nei New Order, gruppo composto dai membri originali con nome diverso, in accordo con Ian.

Sta di fatto che i Joy Division rimangono tutt’ora un gruppo di nicchia, speciale ma poco conosciuto ai più. Anton Corbijn, regista, ha provato con il film Control del 2007 a renderli più noti. Non ha avuto grande successo a riguardo, ma i fan hanno molto apprezzato. L’intera colonna sonora è registrata in studio dai New Order, rendendo il film estremamente originale (di solito vengono usati i dischi).

Dal punto di vista puramente cinematografico il film riesce alla perfezione, applaudito per sette minuti a Cannes, vincitore di vari premi e lodato dalla critica.
Girato interamente in bianco e nero, ci accompagna nel mondo cupo e solitario di Ian, all’interno del quale ci sono lampi di luce ad indicare quando era felice, oscuramenti quando si sentiva triste. Qui il gioco delle luci è fondamentale perché senza di esso non si potrebbe comprendere il film.

Sam Riley, il quale interpreta Ian, riesce a copiare lo stile del cantante alla perfezione, persino i movimenti che faceva col corpo mentre cantava. Questi ultimi ricordavano una marcia militare eseguita da un uomo epilettico: lui stesso disse che cercava di lanciare un messaggio sulla propria condizione, non semplice da curare perché all’epoca l’epilessia non era una malattia ben conosciuta.

Tutto il film sembra essere lento e ripetitivo, ma Ian viveva proprio cosi, in una sorta di routine continua dalla quale non si può più uscire. La moglie, Debbie, madre della sua bambina, provò in tutti i modi a rompere il muro che li divideva ma non ebbe grande successo. Nessuno riusciva a capire cosa stesse succedendo a Ian e lui tenne nascosta la propria malattia a lungo. Neppure lasciò biglietti prima di suicidarsi.

Il film riesce a catturare ognuno di questi particolari della sua vita, ogni scena ha un suo perché ed è girata con diverse intensità e zoom sui personaggi vari. La musica, come detto in precedenza, è solo dei Joy Division (tranne per una scena in cui si esibiscono i Sex Pistols). Tutto gira intorno a Ian e al suo distanziamento dal mondo esterno.

Ci sono diverse fasi all’interno del film: giovinezza, maturità, disperazione. Ognuna è accompagnata da diverse canzoni “di sottofondo”, o silenzi quasi assordanti. Il modo migliore per scoprirle è vedere il film, ma c’è da soffermarsi su un pezzo in particolare: She’s lost control.

 

Come si evince dal video tratto dalla pellicola, Ian è travagliato, non sa che direzione prendere e tende a dare la colpa alla moglie, la quale impiegherà anni a perdonarsi della sua morte.

And she gave away the secrets of her past,
And said I’ve lost control again,
And a voice that told her when and where to act,
She said I’ve lost control again.
And she turned around and took me by the hand and said,
I’ve lost control again.
And how I’ll never know just why or understand,
She said I’ve lost control again.
E lei diede via i segreti del suo passato,
e lei ha detto che ho di nuovo perso il controllo,
e una voce le ha detto come e quando agire,
lei dice che ho perso di nuovo il controllo.
E lei si è girata e mi ha preso per la mano e ha detto,
ho perso il controllo di nuovo.
E come non saprò mai i perchè o capire,
lei dice che ho perso di nuovo il controllo.
Queste parole sono tratte dalla canzone di cui sopra: il film ci fa pensare che lui non stesse parlando di Debbie ma di se stesso, tanto che alcuni critici ritengono sia questa la sua lettera di addio al mondo.

 

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