Più comodo ed efficace, ma in Italia non lo conosce nessuno: il preservativo femminile

È sera, e una coppia eterosessuale qualsiasi si dà appuntamento. Bevono una cosa al pub del centro e poi passeggiano per qualche minuto, per smaltire i rimasugli della cena. Ammicamenti, schermaglie tipiche del corteggiamento sono l’unico sottofondo. Poi, ci si decide una volta per tutte. Tra le lenzuola, o direttamente sul pavimento, ci si spoglia di fretta ansimando e restando tuttavia incollati. Ma, a un certo punto, il lui di turno si ricorda improvvisamente che l’ultimo preservativo della sua scorta giace abbandonato nel cestino della pattumiera; che non ha più effettuato spedizioni in punta di piedi ai distributori automatici o alla farmacia di quartiere. Niente preservativo, niente sesso. O, forse, una bottarella la si potrebbe fare lo stesso. Ma le conseguenze? Se ci scappasse un embrione? Se ci scappasse la gonorrea? Al che, affranto, decide di confidare le sue perplessità alla sua partner, incerto sul da farsi: e lei, sorpredentemente, ammicca con sguardo furbetto e denti smaglianti da volpe: tranquillo, il preservativo ce l’ho già addosso. Anzi, più precisamente, ce l’ho già dentro.

L’espressione della lei della situazione dovrebbe circa avere questo aspetto

Già, dal lontano 1992 in Europa sono disponibili anche i preservativi femminili. Si tratta di una guaina in lattice o, per  le/gli allergiche/i, in nitrile sintetico, delimitata da due anelli: quello interno, ermeticamente chiuso, sarà quello che verrà posizionato in fondo alla vagina, mentre invece quello esterno rimarrà aperto sui genitali, e al suo interno dovrà essere infilato il pene durante la penetrazione. L’efficacia contro le malattie sessualmente trasmissibili è piuttosto alta (79/95%) e ovviamente assicura anche rispetto alle gravidanze indesiderate. Rientra tra i contraccettivi ”a barriera”, perché non lascia transitare il liquido spermatico, e viceversa.

I vantaggi del prodotto sono innumerevoli: può essere inserito anche ore prima del rapporto sessuale e, allo stesso modo, essere estratto dalla vagina anche qualche ora dopo il rapporto (anche se gli esperti consigliano di rimuoverlo prima di alzarsi in piedi). Vi sono differenti misure e ogni donna può trovare quella adatta alla propria conformazione fisica. Rispetto al classico preservativo, inoltre, assicura una maggiore sensibilità al partner maschile ed è altamente resistente al calore o all’umidità. L’anello interno, inoltre, permette una maggiore stimolazione dei genitali di entrambi i partner, e può essere indossato senza rischi anche durante il ciclo mestruale.

Sembrerebbe il prodotto perfetto, anche perché consentirebbe alle donne stesse di provvedere alla propria sicurezza in ambito sessuale, senza dover dipendere dal partner occasionale e senza dover tenere con sé dei preservativi classici che potrebbero rivelarsi inadeguati alle misure del partner. Tuttavia, il costo è relativamente alto (6/7 euro per una confezione che ne contiene solamente tre) e il prodotto non è facilmente reperibile, nel senso che non si trova a disposizione dei consultori, non è disponibile nelle farmacie se non su ordinazione e lo si può recuperare su internet (con aggiunti i relativi costi di spedizione) e nei sexy shop più vicini.

Eppure, ancora oggi, la contraccezione e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili è più importante che mai. Perché non vi è una distribuzione capillare di questi prodotti e un’adeguata informazione dell’utenza interessata? Forse la risposta è ancora da ricercarsi nella cultura satura di pregiudizi, quella cultura che vede nella donna che compra contraccettivi per sé sola un’inaccettabile promiscuità, la quale crede che il compito di proteggere spetti unicamente al partner maschile, togliendo di fatto alle donne la possibilità di rendersi indipendenti nei riguardi del proprio corpo.

Dunque l’idilliaco quadro di apertura, almeno in Italia, per ora si avvicina più all’utopia o a qualche sparuto caso isolato. Ciononostante, se le circostanze fossero diverse, probabilmente sarebbe una pubblicità progresso col botto.

 


FONTI

PT

Lila

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