La rivolta del cinema: l’esempio della Nouvelle Vague

Giovane ed imprevedibile, l’arte cinematografica ha vissuto momenti di stallo e di rinascita, dando vita a rappresentazioni di ogni genere. Non è un caso che con la parola cinema si possano indicare un’immensa vastità di prodotti artistici, irriducibili ad un unico modo di operare. Eppure, anche la settima arte ha conosciuto tentativi di standardizzazione eccessivi, rei di averlo condotto a un vero e proprio “ristagno”.

Questo accadeva a partire dagli anni Trenta negli Stati Uniti dove fu diffuso il Codice Hays, dal nome del suo creatore Will H. Hays. Già qualche anno prima il cinema venne accusato di diffondere messaggi devianti e cominciò a farsi strada l’idea che il mondo dello spettacolo fosse intriso di immoralità e perversione, perciò si sentì la necessità di arginare la sua libertà.

Il codice prescriveva una serie di norme su ciò che era o meno moralmente accettabile sui grandi schermi, sia dal punto di vista tematico sia relativamente al montaggio, che doveva risultare idoneo alla narrazione evitando shock allo spettatore.

Ogni regista era costretto a rispettarlo, pena l’esclusione dalla distribuzione dei propri film.

Il codice Hays ebbe una grande accoglienza in quel contesto storico-culturale, ma come ogni limite imposto dall’alto, conobbe grandi prove di ribellione e violazione.

Se dall’America facciamo un viaggio verso l’Europa, possiamo valutare la portata e le implicazioni del codice Hays: il cinema americano continuò ad essere apprezzato ed imitato, suscitando però anche riflessioni attente, soprattutto in Francia.

Qui i più esperti cinefili usavano esporre le proprie opinioni sulla rivista Le Cahiers du Cinéma, la quale conobbe la penna di vecchi e giovani, con idee divergenti circa i modi di rappresentazione: i primi, ammiratori del cinema americano piatto e prevedibile, si scontravano infatti con i secondi, bisognosi di un cambiamento radicale, tale da rendere il cinema lente d’ingrandimento reale sulla situazione francese, non esattamente così pacifica come si era soliti trasmettere.

Godard, Trauffaut, Romher, e Chabrol furono solo alcuni dei responsabili della rinascita del cinema d’autore che, adesso, si concentrava su quello che “banalmente” accadeva nelle strade francesi, con uno stile di montaggio anticonvenzionale rispetto alle regole imposte dal noto codice: sguardi in macchina, coinvolgimento diretto dello spettatore (reso cosciente della finzione cinematografica), riflessioni metacinematografiche, assenza di pudore nei dialoghi e nei motivi.

Finalmente con gli anni Cinquanta la Nouvelle Vague accese una rivolta che ebbe grande riflesso anche nel contesto statunitense: nacque il cinema underground, contraddistinto da una forte carica sovversiva e responsabile del definitivo crollo del codice Hays.

La rinascita diede vita a film di alta qualità, degni rappresentanti dei talenti registici, adesso slegati dalle catene degli anni passati e liberi di dar sfogo al proprio estro creativo.

Come ogni storia d’amore, anche il cinema ha conosciuto alti e bassi, e con questo esempio possiamo dedurre che la violazione delle norme è importante, se non necessaria, per la crescita culturale. Traendo spunto dagli spiriti della Nouvelle Vague, ognuno di noi dovrebbe continuare a portare avanti la lotta contro le restrizioni in nome della libertà d’espressione (non solo artistica!)


 

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