Intervista a Rachele Mocchetti, autrice di “Un Cuore per il Signor Pum”

C’è un paese dove tutti gli abitanti hanno il cuore ben in vista: tutti, tranne il Signor Pum. Per quale motivo? E come mai il Signor Pum è sempre così schivo?

 “Un Cuore per il Signor Pum” è un libro del 2018 edito da Paoline, che si inserisce nella collana “Storie di cuore”: racconti rivolti ai bambini per insegnare loro a socializzare, confrontarsi con gli altri ed accoglierli nelle loro diversità, con la finalità di educare all’integrazione e alla lotta  contro il bullismo. Ogni libro contiene illustrazioni e dispone di un QRcode per accedere a un laboratorio didattico online di supporto all’insegnamento.

Lo Sbuffo ha intervistato l’autrice di questa emozionante storia, Rachele Mocchetti.

  • Rachele, parlaci un po’ di te: di cosa ti occupi nella vita?

Lavoro come story editor in una casa di produzione che realizza serie televisive per il panorama italiano ed internazionale. In sostanza, mi occupo di supervisionare insieme ad un team di editor e sceneggiatori il progetto di una serie tv dal suo concepimento fino alla messa in onda. Leggo, rileggo e correggo sceneggiature al fine di arrivare a raccontare le nostre storie nel miglior modo possibile. Dal 2016, poi, scrivo recensioni cinematografiche per il volume a pubblicazione annuale “Scegliere un film“, di Edizioni San Paolo.

 

  • Qual è il tuo rapporto con le storie? Questo è il primo libro che scrivi?

La risposta più sincera a questa domanda è che senza storie non so proprio stare. Quand’ero piccola leggevo molto, ho ereditato da mio padre l’amore per il cinema e all’Università ho scelto di studiare Storia perché mi appassionava la possibilità di conoscere a fondo il nostro passato più o meno recente (del resto, non è forse la miglior fonte di storie possibile?). “Un cuore per il Signor Pum” è il primo libro che pubblico… ma non la prima storia per bambini che scrivo. Ne ho altre nel cassetto che spero vedranno la luce prima o poi. Credo che siano tutte l’ennesima declinazione di una passione per le storie, appunto, che non mi lascia mai tranquilla.

 

  • Come è nata l’idea di scrivere un libro per bambini?

In realtà non c’è stato un momento in cui ho deciso che avrei scritto una storia per bambini. Una sera mentre mi stavo per addormentare (non so se capita solo a me, ma il pre-sonno è una fase in cui il mio cervello dà il meglio – o il peggio – di sè) mi è venuta un’idea carina per una fiaba. L’ho scritta nel giro di qualche mese, mi è piaciuta e da lì ho semplicemente pensato che se me ne fosse venuta in mente un’altra avrei scritto anche quella. Dopo due esperimenti di questo tipo, al terzo tentativo è nato il Signor Pum.

 

  • “Un cuore per il Signor Pum” tratta la tematica della diversità: chi si sente diverso può provare disagio nel confrontarsi con gli altri. Pensi che nella nostra società questa difficoltà sia affrontata in maniera costruttiva?

Credo che ci siano tante realtà, tante maestre e insegnanti, tante persone che si impegnano perché questa difficoltà, questo disagio che spesso si vive venga affrontato nel modo migliore. Ma credo anche che prima ancora della società, il discorso debba riguardare noi stessi in prima persona. Un sacco di volte – involontariamente – mi è capitato di incontrare una persona e fermarmi alla prima impressione, di pensare “mi piace\non mi piace” e di catalogarla fin da subito come qualcuno che poteva essere o meno interessante. Eppure, più cresco, più mi rendo conto che c’è una ricchezza indescrivibile nell’incontrare persone anche con una storia, un carattere o delle idee completamente diverse dalle mie. Il trucco è cercare di mantenere sempre uno sguardo aperto a incontrare davvero l’altro, mandando all’aria i preconcetti.

 

  • Quanto ritieni importanti le storie per l’educazione dei bambini?

Penso che le storie siano fondamentali per l’educazione dei bambini – così come per gli adolescenti, gli adulti, gli anziani. Tutti hanno bisogno di ascoltare buone storie. Con le storie ridiamo, piangiamo, ci immedesimiamo, scopriamo mondi nuovi o lati di noi stessi che celavamo da tempo. Per i bambini le storie sono forse più importanti ancora perché danno loro i primi strumenti per affrontare la realtà che li circonda senza paura, ma vivendola come una grande avventura.

 

  • L’idea del paese degli abitanti col cuore in mostra è casuale, o ha un significato specifico? Forse che, anche se il Signor Pum non mostra il suo cuore, ne ha uno grande dentro?

In realtà, l’idea di base di creare un paese dove tutti andassero in giro col cuore ben in vista è nata proprio perché, dopo aver fatto una serie incontri con persone da cui mi aspettavo poco o niente e che mi hanno invece sorpreso moltissimo, ho pensato che sarebbe tutto più semplice se ognuno di noi si mostrasse davvero sempre e comunque per quello che è. Se ognuno di noi mostrasse sempre, senza se e senza ma, il proprio vero io. Il proprio cuore. Senza nascondere nulla di sè, senza maschere o muri di protezione. La prima idea per la storia è partita tutta da lì, dall’immaginare un paese pieno zeppo di persone così; poi ci ho cucito sopra il resto.

 

  • La morale del libro è chiaramente espressa: chi sembra diverso ha bisogno di essere compreso. Come si potrebbe trasmettere questo messaggio nelle scuole, luogo principale di educazione?

Temo di dire una cosa banale, ma non essendo un’insegnante posso solo parlare per esperienza personale e dire che quello che mi ha sempre “salvato” dal sentirmi diversa, fuori posto o sbagliata è stato avere dei buoni amici. L’amicizia, secondo me, è un formidabile inibitore delle insicurezze che ciascuno di noi affronta nella vita di tutti i giorni, e specialmente nel periodo scolastico. Perciò, forse, i genitori e gli insegnanti dovrebbero cercare di aiutare il più possibile i bambini e i ragazzi a creare un clima in cui fioriscano delle amicizie vere. 

Ringraziamo Rachele, e invitiamo ognuno di noi a far tesoro delle storie, veri e propri insegnamenti di vita.


CREDITS
Copertina fornita da Casa Editrice Paoline

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