Il Gay Pride di Milano

Sabato 30 giugno, 250.000 persone si sono radunate in piazza Duca D’Aosta per partecipare al Gay Pride di Milano. Il corteo ha sfilato e ballato per le strade sino a Porta Venezia e, per l’occasione, Google Maps ha segnato sulle sue mappe il tragitto percorso dai carri con i colori dell’arcobaleno. I momenti di ilarità come il flash mob si sono alternati ad attimi più seri di protesta in favore dei diritti LGBT+, come il toccante discorso del sindaco Sala, che ha affermato di essere d’accordo su alcune cose con il ministro Fontana, ma non certo sui diritti. Salito sul palco, il sindaco ha salutato i manifestanti affermando che: «Milano è casa vostra». Ha poi invitato a pensare con la propria testa e ad accompagnare Milano verso il cambiamento. Al termine della sfilata i manifestanti hanno mostrato i due lati di una bandiera, alternandoli: uno raffigurava la bandiera italiana, l’altro i colori dell’arcobaleno. La parola d’ordine era #civilimanonabbastanza.

La folla era tale da rendere impossibile la partecipazione dei singoli a tutte le attività, basti pensare che le persone erano talmente numerose che non c’era campo. La maggior parte dei manifestanti, soprattutto i più giovani, ha dunque potuto solo accodarsi a uno dei carri più festosi, ballare al ritmo di Lady Gaga e Raffaella Carrà e bere fiumi di birra, dopo aver indossato indumenti arcobaleno o essersi tinti il volto con colori accesi. Tutto ciò non ha affatto sminuito la il valore della festa, ma ha reso il Pride una delle manifestazioni politiche più divertenti e colorate di Milano.

Ma chi sono i partecipanti del Gay Pride? Gente comune, che ha sfilato con atteggiamenti civili e composti rivendicando la libertà di amare. I più erano ventenni, ma hanno aderito anche persone più avanti con gli anni. I passanti hanno accolto serenamente la parata: non solo non si sono verificate ostilità, ma molti hanno interagito con i manifestanti e scattato fotografie. Dalle finestre si affacciavano milanesi curiosi, che venivano salutati con un boato dalla folla. All’evento hanno partecipato anche bambini, non solo membri delle famiglie arcobaleno, ma anche appartenenti alle cosidette famiglie tradizionali, che si affacciavano dai balconi per osservare i carri.

Alla parata erano presenti anche molti eterosessuali, molti dei quali erano riconoscibili perché tenevano per mano il proprio partner. I manifestanti hanno mostrato di accogliere calorosamente coloro che non appartengono alla comunità LGBT+ e di accettare il loro sostegno, purché si assuma un atteggiamento aperto e tollerante nei confronti di chi è diverso dalla maggioranza. La parata è concepita come un momento di orgoglio e libertà non solo per la comunità LGBT+, ma anche per le altre minoranze, siano etniche, religiose o altro, e per i privilegiati membri della maggioranza che si sentono parte di una comunità più ampia e inclusiva.

Se non si considerano le persone vestite con abiti arcobaleno erano ben poche le maschere. Inoltre i riferimenti sessuali, più che osceni e scandalosi, erano scherzosi e autoironici, in modo tale che nessuno potesse sentirsi turbato. Lo scopo di tali travestimenti era affermare l’orgoglio per la propria personalità in un mondo che chiede alla comunità LGBT+ di nascondersi e reprimersi. Molti sostengono che il Gay Pride sarebbe più credibile se si sfilasse con indumenti quotidiani; bisogna invece notare, d’altro canto, che gli omosessuali sono chiamati tutti i giorni a mimetizzarsi tra gli eterosessuali e i travestimenti servono per affermare la propria identità e lanciare una provocazione alla morale comune. Sin dal Medioevo il Carnevale è stato un momento di sovvertimento dell’ordine naturale della società e la comunità LGBT+ ne ha rielaborato il messaggio, capovolgendo i costumi etero in favore di una realtà più inclusiva. I membri della comunità LGBT+, in ogni caso, hanno assunto durante la parata atteggiamenti composti e non si sono spinti oltre dei teneri baci o riferimenti giocosi alla sessualità. Molti ritengono che sarebbe allora doveroso istituire anche un Etero Pride, non considerando il fatto che tale festa è in atto tutti i giorni dell’anno e che la maggioranza, non sentendo la necessità di difendere dei diritti già affermati e tutelati, non avrebbe motivo di scendere in piazza.

Infine, le accuse di chi taccia il Gay Pride di essere troppo osceno, una critica rivolta anche da membri della comunità. Le principali accuse sono che le parate «sono ferme agli anni ’70, inquietano potenziali sostenitori della causa, infastidiscono l’opinione pubblica, fanno provocazione gratuita, sono ridicole, oscene, irrispettose». Ma il Pride deve rivendicare ciò che alla società risulta scomodo, ostentando le cose che destabilizzano la maggioranza. Esibendo la propria personalità attraverso una maschera si chiede all’altro di accettare la propria identità, e in questo senso il Pride si configura come l’evento che accoglie tutti. Infatti, bisogna imparare ad accettare una persona oscena, perché si tratta prima di tutto una persona.


CREDITS

Copertina

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.