Long Form: tappa di un’evoluzione culturale in atto

Di Sarah Maria Daniela Ortenzio

L’avvento di internet e l’era dei social network sono stati salutati da molti come un cataclisma, l’inevitabile morte della complessità e del ragionamento logico. Niente di più lontano dalla verità, a quanto sembra. L’evoluzione delle piattaforme digitali segue regole proprie e sofisticati paradigmi: secondo Gino Roncaglia, docente di Informatica applicata alle scienze umanistiche presso l’Università della Tuscia, vi sarebbero significative analogie tra lo sviluppo della rete negli ultimi anni e quello delle società umane. Entrambi i sistemi si sono dispiegati attraverso alcuni passaggi obbligati, che vengono così sintetizzati dallo studioso durante l’incontro a Tempo di Libri, il 10 marzo 2018:

WEB 1.0 = I PRIMI INSEDIAMENTI URBANI

Nel Web 1.0 (1994-2000) si realizza un’operazione simile a quella che marca il passaggio dall’epoca nomade (homo habilis) a quella sedentaria (homo sapiens): vengono creati dei siti all’interno dei quali articolare la vita comunitaria, e viene dispiegata una ”complessità orizzontale di contenuti” che ricorda i primi raggruppamenti urbani della preistoria: case basse e poco strutturate, facilità di spostamento da un quartiere all’altro. L’era della caccia, in cui venivano attuate spedizioni nel folto bosco (digitale o reale che si voglia) al fine di procacciarsi qualche succulenta preda o informazione pare definitivamente superata. L’uomo per sua natura tende a fermarsi e a costruire una propria cultura, che sia attraverso brevi incisioni su dura pietra o poche frasi in una manciata di pixel.

WEB 2.0 = L’ERA DELL’ARTIGIANATO E DEL COMMERCIO

Grazie all’utilizzo di nuove tecnologie gli utenti acquisiscono la possibilità di creare contenuti, interagendo attivamente, proprio come accadeva nei periodi storici di rapido sviluppo dell’arte artigianale e del commercio. La qualità dei manufatti scambiati era ancora parecchio rudimentale, eppure la dinamica del circuito economico era vivace e produttiva, poiché garantiva alla popolazione un netto miglioramento delle condizioni di vita. Qualcosa di simile accade anche durante l’era digitale del Web 2.0, con l’avvento dei social network, come Facebook, Instagram, Whatsapp e YouTube: il formato dei contenuti scritti è ancora una short form, breve e poco articolata; la rete però diventa uno strumento potenzialmente capace di collegare qualsiasi individuo con il resto del mondo; la dimensione virtuale è sempre più intesa come specchio e ritratto fedele di quella reale.

LONG FORM NEL WEB 3.0 = UNA COMPLESSITÀ VERTICALE

Eccoci dunque alle soglie della terza decade del XXI secolo: internet subisce veloci metamorfosi tra le nostre mani, incidendo su ogni livello dell’esistenza umana e ponendo le generazioni viventi di fronte a problematiche nuove e intricate, ma anche ad affascinanti novità. Se infatti a un esame superficiale può sembrare che internet abbia irrimediabilmente compromesso la riflessione offrendo agli utenti contenuti piatti che non stimolano il pensiero, togliendo spazio e tempo ad attività intellettuali come la lettura e la scrittura, approfondendo l’indagine e avvalendosi dei calcoli statistici la realtà si dimostra contraria alle più nere aspettative: internet può essere utilizzato per incentivare la lettura e agevola la costruzione di meccanismi di pensiero sempre più complessi; i nuovi lettori forti sono proprio coloro che riescono a destreggiarsi tra diverse tipologie di testi, articolati come un romanzo o un saggio o più brevi come un articolo di un giornale online.

Soprattutto emerge la necessità di un format letterario più strutturato del semplice stato su Twitter e però più breve di un libro: è questa la prima definizione della Long Form, che si presenta come un prodotto di rapido consumo e allo stesso tempo come incentivo alla riflessione e al ragionamento. Come evidenziato da Roncaglia, lo sviluppo di piattaforme come Medium, o di tipologie scrittorie come la fan fiction, nate e sfolgoranti proprio nel Web, non fa altro che rimarcare la nuova fase evolutiva che si sta attuando negli ultimi anni. Essa sarebbe destinata ad approfondire i contenuti circolanti sulle piattaforme digitali e a realizzare quella complessità verticale tanto importante per costruire civiltà sempre più avanzate.

Bisogna dunque attuare una scelta insieme etica e politica, ritornando a raccontare il mondo in maniera articolata. Gli strumenti digitali non devono essere visti come ostacoli allo sviluppo del pensiero, ma come collegamenti che consentono agli utenti di approcciarsi alla dimensione della lettura e dell’informazione, sviluppando in tal senso una propria capacità critica. Inoltre la crescente produzione e fruizione di Long Form consente ai singoli di cimentarsi in una sorta di palestra logica, mettendo in pratica le proprie facoltà di ragionamento e di pensiero.

Quindi non si tratta di sostituire la lettura di un libro con contenuti digitali piatti, ma di integrare varie forme di fruizione, che arricchiscono di significato e mutano la percezione che abbiamo del reale. E la trasformazione, in questo caso, non vuol dire deterioramento di una precedente età dell’oro in cui tutti leggevano e pensavano. Piuttosto significa un’ulteriore democratizzazione della cultura, e la possibilità concreta di avvicinare al mondo della letteratura individui che prima ne erano esclusi.

 


 

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