Roberto Saviano e l’amore-odio degli italiani

Roberto Saviano è un giornalista e famoso scrittore italiano noto a livello internazionale per aver denunciato la camorra nel suo libro inchiesta Gomorra. Nonostante la sua attività intellettuale di scrittore e di giornalista, che prosegue ancora ora, spesso sui social viene attaccato, criticato e insultato. Di recente persino il ministro degli interni Matteo Salvini lo ha paragonato a uno “sfigato” che gioca nella squadra di calcetto. Perché succede questo? Un uomo che nel resto del mondo viene apprezzato ed è stato premiato con numerosi titoli (Laurea Honoris causa in giurisprudenza, cittadino onorario della città di Milano, cittadinanza onoraria di Firenze), sempre più spesso in Italia viene sbeffeggiato e messo in dubbio.

In breve la vita di Roberto Saviano. Nasce a Napoli il 22 settembre 1979. Studia al liceo scientifico Armando Diaz e si laurea successivamente in Filosofia. Nel 2002 inizia la sua carriera giornalistica scrivendo per riviste e quotidiani (come Pulp, Diario, Sud…). Comincia a seguire le pattuglie della polizia e arriva con loro sui luoghi dei delitti inseguendoli con la sua Vespa; si dedica inoltre anche allo studio delle corti giudiziarie. La svolta decisiva avviene nel 2006, quando per Mondadori pubblica Gomorra, il romanzo incentrato sulla mafia napoletana; in pochi mesi la sua vita cambia radicalmente. Il successo nazionale del libro viene mal tollerato dai boss perché ha portato all’attenzione nazionale i loro traffici e lo scrittore viene minacciato. Per questo motivo dal 13 ottobre 2006 gli viene affidata la scorta e per cautela gli viene consigliato di trasferirsi lontano da Napoli. Da allora la sua vita diventa una prigione, continuamente vigilata; nonostante ciò continua la sua attività di scrittore e appare anche spesso in televisione (Vieni via con me, Quello che (non) ho…) e dalle sue pagine online continua a seguire i movimenti della politica e mafia italiana.

Le accuse lanciate più spesso allo scrittore sono:
Il libro Gomorra degrada la città di Napoli. Attraverso il libro Saviano racconta falsità e si arricchisce sulle spalle dei napoletani. – Il reportage che racconta la camorra nel napoletano e nel casertano narra le attività illecite dell’organizzazione camorristica attraverso il movimento delle merci e dei corpi che si incontrano nelle ramificazioni affaristiche dell’organizzazione malavitosa. Molti italiani, specialmente i napoletani, accusano lo scrittore di degradare la loro bellissima città raccontando fatti non veri. Questo nonostante il fatto che i racconti di Saviano siano frutto della collaborazione con la polizia e dell’analisi di molte indagini giudiziarie. Anche Silvio Berlusconi nel 2010 accusò Saviano di aver dato un’immagine negativa dell’Italia nel mondo, notando come fra tutte le mafie esistenti quella italiana è al sesto posto, ma “grazie” a Saviano ora era la più conosciuta per il suo apporto promozionale. Non è dello stesso parere Saviano, che replicò facendo notare come le mafie volessero proprio il silenzio e solo denunciando si può avere la possibilità di opporre resistenza.

La scorta di Saviano viene da molti ritenuta un’inutile spesa a carico dello stato mentre lo scrittore vive tranquillo e ricco in America nel suo enorme attico. – Questa insinuazione iniziò già nell’ottobre 2009 quando Vittorio Pisani, capo della Squadra Mobile di Napoli, mise in dubbio la necessità della scorta poiché le minacce non erano seguite da fatti concreti. Questi dubbi si sommarono ad altri, come quello del regista Pasquale Squitieri. Ma il capo della polizia Antonio Manganelli e anche il procuratore Capo della Procura Antimafia di Napoli, Federico Cafiero de Raho, hanno dichiarato che Saviano necessita di protezione perché è esposto a un elevato rischio dato che ha ricevuto diverse minacce e che le mafie ricordano per anni i torti subiti. Sembra che agli italiani serva vedere Saviano morto per convincersi che la scorta gli sia necessaria.

Saviano viene spesso accusato di “complottismo” con il Pd. – Questo perché è favorevole all’accoglienza e perché molto spesso ha criticato l’operato di politici contrari alle sue idee. Esempi recenti sono la sua critica a Matteo Salvini per aver bloccato la nave Aquarius e per aver deciso di censire i Rom. Queste posizioni però non rivelano corruzione, se mai si tratta di condivisione di ideologie che sono in linea con la sinistra. Infatti dal 2008 lo scrittore ha avuto diverse proposte di entrare in politica, che però ha sempre cortesemente rifiutato affermando: «Non è il mio mestiere. Non si può parlare di mafia ad una sola parte politica. È un argomento sul quale non ci si può permettere di essere partigiani».

Molti concordano che sia avvilente per lo stesso popolo italiano che uno scrittore che mette in luce le fragilità di un paese venga additato come un nemico. La sola pagina facebook di Saviano pullula di critiche e di affermazioni livorose senza alcun fondamento. Alla pacatezza delle argomentazioni di Saviano spesso si affastellano commenti carichi di odio e rancore che non si sa dove abbiano origine. Probabilmente aveva ragione Schopenauer quando affermava: «Ogni verità passa attraverso tre fasi: prima viene ridicolizzata; poi è violentemente contestata; infine viene accettata come ovvia».

 


 

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