Corea del Nord: il turismo nello Stato canaglia di Kim Jong-Un

Da 70 anni a questa parte, ma mai quanto oggi la Repubblica Popolare Democratica di Corea (o più comunemente Corea del Nord) ha goduto di una così ampia copertura mediatica. Tra manifesti di propaganda proletaria, test nucleari e parate militari in perfetto stile bolscevico, il Paese non sembra essersi reso conto che la Guerra Fredda è finita da un pezzo e che l’alleato sovietico è imploso. Poco o nulla si sa di quel che accade realmente all’interno dell’ultimo Stato comunista, insieme a Cuba, rimasto sulla Terra.

Sebbene il quadro generale non sia particolarmente invitante, ad oggi sono più di 100.000 i turisti che ogni anno decidono di visitare il Paese e, secondo le previsioni azzardate del “glorioso” Ministero del turismo nordcoreano, arriveranno a più di 2 milioni entro il 2020. Ma è davvero possibile visitare la Corea del Nord, nonostante le restrizioni e i problemi con la Corea del Sud?

Inizialmente può sorprendere la relativa facilità delle procedure per ottenere il visto. Attualmente, l’unica nazionalità cui è stato vietato l’ingresso nel Paese è quella del nemico sudcoreano – ufficialmente i Paesi si trovano ancora in guerra nonostante il conflitto peninsulare sia terminato nel 1953 – mentre l’unica categoria di lavoratori poco desiderata è quella dei giornalisti stranieri. Al di là dei divieti espliciti, anche i turisti americani rappresentano un problema per il Paese: tristemente nota è la vicenda del ventunenne Otto Warmbier, condannato a 17 anni di lavori forzati per presunti “atti ostili nei confronti dello Stato” (tradotto: aver cercato di infilare in valigia un manifesto di propaganda affisso nella hall dell’hotel in cui alloggiava) e deceduto dopo essere stato rilasciato a causa di danni cerebrali subiti durante la prigionia. Per finire, sono stati riportati alcuni episodi sospetti che hanno coinvolto cittadini israeliani.

Per tutte le altre nazionalità, la procedura di richiesta del visto non è particolarmente diversa da quella per accedere a ogni altro Paese, eccettuate le tempistiche eccessivamente lunghe per il suo rilascio e soprattutto la confisca (seppur momentanea) del passaporto “per motivi di sicurezza nazionale” una volta atterrati all’aeroporto internazionale di Pyongyang-Sunan, l’unico scalo del Paese aperto ai voli internazionali. Attualmente il Paese è mèta soprattutto di turisti russi e cinesi.

Una volta ottenuto il visto, non esistono altri modi per visitare il Paese se non attraverso tour guidati offerti da agenzie turistiche statali (come la KFA Travel) precedentemente approvati dal Ministero del turismo nordcoreano. Ogni tour, sia esso composto da un solo visitatore o formato da più turisti (rigorosamente della medesima nazionalità), deve essere controllato per tutta la sua durata da almeno due guide statali. L’interazione con le stesse è consentita sulla base della reciproca consapevolezza che una domanda scomoda potrebbe causare conseguenze spiacevoli per entrambe le parti.

La maggior parte dei tour guidati vengono organizzati con partenza e ritorno a Pechino, città con cui viene sempre garantito un collegamento aereo anche nei momenti di tensioni geopolitiche.

Così come avviene per i tour, anche la permanenza dei visitatori è sorvegliata 24 ore su 24. La maggior parte dei tour operator fornisce ai turisti stranieri un libretto di 10 pagine, approvato dall’apparato statale nordcoreano, contenente una lista di comportamenti ammessi e non all’interno del Paese. Tra le regole del cosiddetto “Notes for Travellers” figura il divieto assoluto di separarsi dal gruppo e di interagire in ogni modo con i locali senza permesso, di allontanarsi autonomamente dall’hotel e di incontrare altri stranieri al di fuori dei luoghi appositamente preposti. Sono categoricamente proibiti discorsi che toccano temi religiosi o politici, così come vige il divieto di introdurre libri nel Paese (specialmente se affrontano il tema della guerra tra le due Coree).

Nella lunga lista di proibizioni figura anche quello di non indossare indumenti che riportino scritte o slogan in una lingua straniera, che devono essere debitamente tradotti in lingua coreana, e l’obbligo di porgere un omaggio floreale alle enormi statue bronzee degli “eterni leader della Rivoluzione” Kim Il-Sung e Kim Jong-Il.

In un tour guidato di questo tipo nulla è lasciato al caso: luoghi da visitare e tempistiche sono completamente programmati dal governo stesso. Per quanto possa sembrare surreale, capita di leggere testimonianze di turisti che, leggermente in anticipo sulle tabelle di marcia, si sono imbattuti in centinaia di persone che spazzavano la polvere da un’enorme strada statale in piena campagna. Episodi simili erano successi quando Nixon. presidente degli Stati Uniti dell’epoca, andò in visitò ufficialmente l’Unione Sovietica di Brežnev nel ’73 e gli veniva presentato un Paese inverosimilmente ordinato ed efficiente, la Corea di Kim Jong-Un cerca di offrire al pubblico internazionale l’immagine di un Paese che in realtà non è, nascondendo forzatamente dietro al sipario una realtà di arretratezza e povertà.

Per quanto riguarda le comunicazioni con il mondo esterno, alcuni siti continuano a riportare erroneamente la notizia di una confisca arbitraria di tutti i cellulari stranieri all’entrata nel Paese. In realtà le leggi nordcoreane in merito sono state recentemente modificate e da qualche anno non è più una pratica utilizzata. A ogni modo, le possibilità di effettuare chiamate dall’interno del Paese è assai limitata data la totale assenza di reti internazionali. Sebbene sia possibile acquistare una SIM nordcoreana all’aeroporto di Pyongyang, il numero di Paesi verso i quali vengono autorizzate le chiamate è decisamente limitato (primo fra tutti Corea del Sud) e i costi sono decisamente elevati (circa 6,60$ al minuto). Per quanto concerne invece le chiamate nazionali, sono attivi due differenti compagnie telefoniche, la prima destinata ai soli cittadini nordcoreani, la seconda ai visitatori stranieri: così facendo viene azzerata ogni possibilità di interagire con la popolazione locale.

Per rispondere al quesito iniziale, la possibilità di entrare nel territorio nordcoreano esiste, ma ne vale davvero la pena dati tutti i divieti di cui sopra? Non sono elementi che indicano un tour turistico molto rilassante: ciò è altresì deducibile dal fatto che, nonostante la maggior parte degli Stati mantengano ambasciate e consolati sul territorio nordcoreano, siano gli stessi governi nazionali a sconsigliare marcatamente soggiorni nel Paese asiatico se non per motivazioni particolari o situazioni che lo richiedano necessariamente.

A conti fatti, se lo scopo del vostro viaggiare è quello di ritrovarvi perennemente scortati e sorvegliati 24 ore su 24 all’interno di un Paese inverosimilmente simmetrico e forzatamente tirato a lucido, i viali di Gardaland sono altrettanto finti, ordinati e puliti, e sicuramente ci si diverte di più.


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