Lo amiamo, ne percepiamo il profumo a metri di distanza, con la sua fragranza pervade bar e pasticcerie: il tanto amato e gustato croissant. Se pensiamo però che le sue origini siano francesi, beh, ci sbagliamo.
Se da un lato la leggenda è ben attestata, dall’altro il suo arrivo in Francia presenta ancora qualche incertezza. Il nome “croissant” sembra derivare dal matrimonio infelice tra Luigi XVI e Maria Antonietta d’Austria, la quale, poco prima della Rivoluzione Francese, portò nel Paese il vizio al quale mai avrebbe rinunciato. Poco ci volle per far innamorare i pasticcieri della reggia, i quali, assaggiandoli, ne rimasero così estasiati da decidere di iniziare una loro produzione, con dosi di burro aumentate. Questa, però, non è la sola ipotesi circa l’arrivo dei croissant in Francia. Una differente linea di pensiero, infatti, afferma come questo dolce approdò sul suolo francese nel 1839 grazie all’arrivo dell’ufficiale austriaco August de Zong, il quale aprì a Parigi, in rue de Richelieu, la Boulangerie Viennoise. Il nome, però, non poteva rimanere austriaco, e così si decise di armonizzarlo denominandolo “croissant”, ossia “crescente”, ricordando simbolicamente la luna ottomana.
Per la sua bontà e dolcezza ci volle ben poco affinché si diffondesse universalmente. Il suo arrivo in Italia nel 1683 fu favorito dai buoni rapporti commerciali tra Vienna e la Serenissima, spargendosi su tutto il territorio nel 1738 con la Pace di Aquisgrana. Il successo gli venne conferito inserendo nel 1906 la ricetta francese nel volume “Nouvelle Encyclopédie culinaire”, e nel 1938 ne “La rousse Gastronomique”, garantendole così uno statuto ufficiale e universale.
Da ingredienti semplici si è inventata una delle delizie a cui nessuno sa resistere, aggiungendo, di anno in anno, nuovi ingredienti, confetture, creme, e persino frutta fresca. Le cose semplici sono sempre le più buone?