Il 24 giugno, dopo l’approvazione dello “scrutinio lampo” da parte del Parlamento turco, avranno luogo le elezioni anticipate in Turchia, previste in realtà non prima della fine del 2019. Cruciale l’importanza dell’evento, poiché percepite, a livello nazionale e internazionale, come un punto di svolta fondamentale per una possibile modifica dell’attuale sistema.
Diverse le ragioni che hanno spinto il Presidente “Sultano” ad anticipare le convocazioni elettorali: la situazione economica, ormai soggetta a importanti ripercussioni legate alla sfiducia dei mercati e alla perdita di potere della moneta nazionale; le discutibili e confuse scelte diplomatiche, il logorio di un potere ininterrotto che dura ormai da circa 15 anni.
Il Presidente Erdoğan ha pubblicamente giustificato la necessità di indire elezioni anticipate con l’urgenza di completare il processo politico iniziato con il referendum costituzionale del 17 aprile 2017, il quale (con una vittoria risicata per il Presidente del 51,5%) ha modificato l’assetto giuridico del Paese, dando il via libera al passaggio dall’attuale sistema di governo parlamentare a un sistema presidenziale.
Diversi i grattacapi per Erdoğan: importanti sono in primo luogo le fratture all’interno del suo stesso partito, l’Akp, formazione in origine di ispirazione islamista-conservatrice, che oggi presenta al suo interno variegate espressioni e ideologie, tali da indurre molti dirigenti a non apprezzare la deriva autoritaria del loro leader.
Non si esclude quindi che Erdoğan debba affrontare un secondo turno l’8 luglio: in questo scenario tutto diverrebbe possibile.
Quanto all’opinione pubblica, almeno una metà degli elettori desidera ancora lo stato laico che aveva in passato; emerge quindi che la profonda promozione religiosa degli ultimi anni portata avanti dal Presidente e dal suo partito è valsa all’élite al potere l’antipatia di un numero di elettori quasi pari a quello dei loro sostenitori. Questa importante circostanza lascia aperti, ancora una volta, importanti spazi di dibattito.
Domenica il “Sultano” potrebbe verosimilmente essere sconfitto o, quantomeno, messo in difficoltà. Gli occhi dell’intera comunità internazionale sono quindi puntati ancora di più sulla Turchia.