LA PRIMA GRANDE MOSTRA ITALIANA DI MICHAEL WOLF: LIFE IN CITIES

Fino al 22 luglio sarà possibile ammirare alla Fondazione Stelline in Corso Magenta 61 la prima grande mostra italiana interamente dedicata a Michael Wolf, artista e fotografo tedesco cosmopolita, nato a Monaco nel 1954, cresciuto tra il Canada e gli Stati Uniti, allievo del celebre professore Otto Steinert alla Folkwang University of the Arts di Essen e residente per molti anni a Hong Kong, che ha fatto delle moderne città sovraffollate il suo soggetto prediletto.

La vita nelle città è, come suggerisce il titolo, anche il fulcro di questa mostra in cui sono esposte fotografie da sei sue celebri serie, tra cui Tokyo Compression (2010-13), che ritrae i passeggeri della metropolitana della capitale nell’ora di punta, letteralmente compressi uno all’altro e contro i finestrini dei vagoni.

Tokyo Compression

Come in questo, ma anche in molti altri casi, la vita che Wolf ci mostra sembra disumana, inaccettabile, triste e desolante. La prospettiva che sceglie esalta la solitudine dell’uomo moderno nelle grandi metropoli, circondato da gente ma paradossalmente sempre più solo.

Sono esposte inoltre fotografie dalle serie Architecture of Density (2003/2004) e Transparent city (2006), in entrambi i casi Wolf focalizza l’obbiettivo su sezioni di grattacieli, nella prima serie a Hong Kong e nella seconda a Chicago. Nonostante però il procedimento sia il medesimo i risultati sono radicalmente differenti: le immagini degli edifici in Asia, in modo particolare viste da lontano, sembrano opere astratte, non c’è profondità e la vita umana è suggerita solo da oggetti inanimati.

Architecture of Density

 

 

 

 

 

 

Al contrario la trasparenza dei grattacieli di Chicago ha permesso al fotografo di “entrare” negli uffici e nelle abitazioni dei cittadini. In queste immagini c’è profondità e il vero soggetto della fotografia diventa proprio la vita stessa e le persone che il visitatore osserva come un voyeur involontario. Sono immagini rubate che ci fanno riflettere non in ultimo sul problema della privacy nel mondo contemporaneo, tema che Wolf ha affrontato diverse volte, come nel suo famoso progetto A Series of Unfortunate Events, che ha ricevuto una menzione d’onore dal World Press Photo nel 2011.

Transparent city

L’artista tedesco ha selezionato delle foto da Google Street View, facendo un lavoro di ingrandimento e ritaglio, in cui la telecamera aveva ripreso persone in attimi “sconvenienti”, come una donna che urina per la strada e un’altra distesa a terra colpita da un malore.

Wolf fu allora accusato di non rientrare nei canoni del fotogiornalismo e di violazione della privacy; ciò nonostante nei suoi lavori propone prospettive mai banali che ci permettono di osservare le nostre città con occhi differenti e di riflettere sull’ambiente che ci circonda.


FONTI
Visita della mostra da parte dell’autrice


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