Liberato alla conquista di Milano

Dopo Napoli, Milano. Dai ventimila sul lungomare Caracciolo ai pochi intimi in zona Barona, periferia sud, difficile e raramente collegata a simili eventi, sebbene abbia dato le origini a personaggi del calibro di Fabio Rizzo (Marracash) e Francesco Sarcina (Le Vibrazioni). Liberato è sempre meno fenomeno ignoto, quasi imperscrutabile, e sempre più qualcosa di realmente valido e nuovo, capace di portare per una sera profumi e suoni partenopei nella città meneghina.

L’11 maggio l’annuncio via Instagram di una seconda data, questa volta con posti limitati volatilizzati in mezz’ora. Alla faccia di chi ancora credeva che il rapper melodico incappucciato potesse essere un fenomeno circoscrivibile. Ciononostante, io e una mia amica in Piazza Donne Partigiane ci siamo presentati senza pass: un po’ perché fiduciosi che qualcuno non avrebbe mantenuto la parola data, un po’ perché non avevamo niente da fare, un po’ anche perché se abiti in zona e c’è un evento per cui chiunque vorrebbe essere al tuo posto, per rispetto, ci vai. Alla fine, senza troppi patemi, riusciamo a entrare.

Strade bloccate, polizia ovunque, locals palesemente stizziti e disabituati a un simile via vai. La situazione appena arrivati è quella delle grandi occasioni, malgrado la location, così positivamente non abituale. Dentro saremo qualche migliaio: la maggior parte hipsterini, moltissimi del sud, che proseguiranno il Sabato sera sui Navigli. Nessun tipo di ansia o tensione, solo la felicità nel viso di tutti, consapevoli che si è dove, forse, un po’ si sta per fare la storia. Il dj set inizia intorno alle 21 e propone musica ricercatissima e assai ballabile (il picco viene toccato con la perla Funk a un di Neffa), tanto che inizio a temere, non avendo mai apprezzato più di tanto la musica di Liberato, che lo spannung della serata sia già stato toccato.

La folla è già ampiamente riscaldata e carica quando tre personaggi col felpone e “LIBERATO” sulla schiena (stesso outfit di Napoli) si presentano avvolti dal fumo, che non svanirà mai definitivamente durante la performance, come prevedibile.

Il cantante dà il profilo sinistro ai presenti, impegnato a suonare il piano: c’è tantissima cura per la parte musicale, gli intermezzi sono frequenti e non danno fastidio. La mia diffidenza si scioglie dopo poche note, come la neve al primo raggio di sole: il ragazzo (o l’uomo? o l’anziano?) sa cantare, usa quel pizzico di autotune che non guasta, ma di certo è molto più intonato di tutti i nuovi trappers messi assieme. Non me lo sarei mai aspettato e sul momento mi sembra abbastanza per salire sul carro degli entusiasti che mi circondano. Essere leggermente a lato mi permette di muovermi e lasciarmi trascinare da un ritmo davvero omogeneo e definito. I brani in tutto sono solo sei, il repertorio è questo e chi è qui lo sa, tuttavia lo show riesce a durare quasi un’ora. Nessun bis, uscita veloce dopo i sentiti ringraziamenti. Tutto è già finito, ma l’allegria è tangibile: si può parlare di successo sotto ogni aspetto, anche quello della sicurezza. Il comune ha lavorato come si deve e le forze impiegate sono state sufficienti a gestire il flusso di persone, nel complesso civile e collaborativo.

Che cosa aspettarsi adesso da una simile gallina dalle uova d’oro? L’anonimato reggerà soltanto finché non si vorrà intraprendere un vero e proprio progetto discografico, dove la promozione prevede che l’artista ci metta la faccia. Se esiste un’era in cui però si può tranquillamente fare a meno di un simile percorso, quella è il 2018. Inoltre, la presenza anche ieri di Carlo Pastore, dopo la carrambata al MI AMI 2017, di cui l’ex TRL è organizzatore, mi fa credere che dietro Liberato ci siano alcuni dei più potenti e capaci uomini della scena indie italiana, magari proprio Bomba Dischi, che tanto sta cambiando le regole del gioco (Calcutta, Giorgio Poi, Pop x, Carl Brave e Franco 126). Al di là delle congetture, quel che è certo è che d’ora in poi parlerò di questo artista con più rispetto e meno leggerezza.

 


FONTI

Rockol.it

CREDITS

Copertina

Immagine 1 © Fabio Sorrenti

Immagine 2

 

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