Come può la moda influenzare il profumo? Il segreto è nel packaging

È antico l’interesse dell’uomo per il profumo. Il nodo, però, risiedeva nella conservazione di questo prodotto molto delicato e prezioso. Gli antichi Egizi adottarono l’alabastro come materiale prediletto per ampolle dalle svariate forme, mentre i Greci e i Romani optarono per vasi in terracotta o ceramica decorata. Questi ultimi erano famosi anche per la lavorazione del vetro e, infatti, furono i primi ad utilizzare un materiale così prezioso, ancora oggi usato per confezionare i profumi. Il materiale adoperato dipendeva dalla qualità del contenuto: più questo era pregiato, più lo era anche il contenitore. Alla delicatezza dell’argilla e del vetro, si affiancava la resistenza del metallo, costoso e dalla lavorazione difficile.

Durante il Rinascimento la boccetta di profumo divenne un vero e proprio monile: finemente lavorata, prende il nome di pomander, contenitore vuoto che ospitava al suo interno profumazioni di vario tipo. Andando avanti nei secoli il vetro e il cristallo sostituirono progressivamente gli altri materiali. Nacque, così, l’opalina, contenitoredal collo allungato per colonie.

Da questo momento in poi la boccetta di profumo iniziò ad essere considerata un vero e proprio oggetto di design, che seguì in parallelo, nelle linee e nelle decorazioni, le mode del tempo. Nel 1828, a Parigi, Pierre François Pascal Guerlain fondò la sua Maison e creò, per la moglie di Napoleone III, l’Eau de Cologne Impériale, la cui raffinatezza veniva esaltata dalla bellezza del contenitore: il vetro, infatti, era decorato con api dipinte a mano in oro. I profumi delle Maisons nate successivamente divennero famosi soprattutto grazie al design del loro contenitore. Nel ‘900, infatti, gli influssi dell’Art Nouveau influenzarono, in modo determinante, le linee delle boccette di profumo, quasi sempre decorate con fiori stilizzati. Un esempio, per tutti, la fragranza di Roger & Gallet, Bouquet Nouveau, contenuta in una bottiglia di vetro verde dalle decorazioni di metallo dorato, che richiamavano le vetrate dei palazzi dell’epoca.

La prima metà del XX secolo vide affiancarsi ai profumieri i disegnatori che progettavano le confezioni per i profumi. Il primo fu l’architetto Hervè Guimard che lavorò per Millot nella produzione di un profumo per l’Esposizione Universale di Parigi. Da quel momento anche gli stilisti iniziarono a produrre profumi: ad aprire le danze fu lo stilista francese Paul Poiret, che scelse una confezione dai disegni dorati e orientali per Les Parfumes de Rosine, dedicato alla figlia. Seguì le sue orme, circa dieci anni dopo, Coco Chanel, che diede vita ad uno dei più celebri profumi della storia: Chanel No. 5. Il flacone, inizialmente molto piccolo, tondeggiante e fragile, fu poi sostituito da contenitori e tappi più grandi, dalle forme squadrate. Da questo momento si è iniziato a parlare di vere e proprie icone, diventate grandi classici che, nel corso del tempo, hanno subito modifiche nel packaging a seconda delle tendenze e delle occasioni.

La stessa storia appartiene anche a Miss Dior. Precedentemente aveva forme morbide, che ricordavano quelle femminili, ma con l’evolversi della moda, cambiarono le linee del flacone di profumo, rendendole più dritte e nette,  ma con un tocco femminile dato dal fiocco vicino al tappo. Anche Angel di Thierry Mugler si è rinnovato dal 1992 al 2017: la stella blu, simbolo indiscusso della fragranza, per Natale si è agghindato di una cover psichedelica e dalle linee morbide.

 

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