Richard Long e il dialogo con la natura

Richard Long è considerato uno dei massimi esponenti della Land Art, nonostante egli stesso abbia preso più volte le distanze da questo movimento artistico.

Dai Landartist americani egli si differenzia infatti per il carattere effimero delle sue opere, che spesso sono segni impercettibili lasciati in territori desertici, in balia degli agenti atmosferici e del trascorrere del tempo. Mentre la corrente americana è indirizzata verso progetti su grande scala che lasciano una traccia permanente sul territorio.

Quello di Long è invece un silenzioso dialogo con la terra, un inno alla sua forza e alla sua potenza. Nella sua opera c’è un forte carattere mistico e spirituale dato dalle figure archetipe dei suoi lavori, che ricordano le prime forme primitive di arte.

Ricorre spesso la forma del cerchio, che è simbolo di continuità e ciclicità. È la rappresentazione del tempo, tema centrale nell’opera di Long, che scorre in natura lento e inesorabile.

E al tempo infatti è legato anche il cerchio magico più famoso al mondo, ovvero Stonehenge, monumento megalitico in Inghilterra risalente al 3100 avanti Cristo, cui asse è diretto verso la posizione del sole nel solstizio d’estate. È un’opera carica di emozione, per la sua funzionalità ancora in parte misteriosa e perché ci fa interrogare sul mistero della vita: da dove veniamo e dove andiamo. I cerchi di pietre di Long beneficano senza dubbio di quest’immagine di mistero che fa parte della cultura visiva dell’umanità da diversi secoli.

L’artista si interroga sulla relazione tra l’uomo e l’ambiente, tra l’arte e la natura, che domina incontrastata in tutti i suoi lavori. A differenza infatti della Land Art americana nelle opere di Long la natura sembra sempre prendere il sopravvento e la scultura dell’artista rimane solo una traccia, un granello in un mondo tanto più vasto. Proprio per questa solitudine espressa nelle sue opere e questa natura dominante, l’arte di Long è stata paragonata alla corrente del romanticismo inglese del XIX secolo, ed in modo particolare ai paesaggi di William Turner.

Del resto, come quest’ultimo, anche Long è inglese, nato a Bristol nel 1945, e il legame verso il suo paese è molto sentito nel suo lavoro, come ad esempio nell’impiego ricorrente delle pietre provenienti dalla sua terra.

Per documentare la sua opera, che è nella sua essenza caduca, l’artista si serve di diversi sistemi, egli ha utilizzato la fotografia, ma anche i video, le mappe e i testi scritti. Talvolta inoltre ha trasportato elementi naturali, trovati durante le sue passeggiate, all’interno delle stesse gallerie, dando vita a sculture di pietre e pitture di fango.

Per il fatto di utilizzare esclusivamente materiali naturali, e tendenzialmente trovati in sito, e per l’impatto irrisorio che le sue opere hanno sul territorio, alcuni hanno definito l’arte di Long come “ecologica”. Senza dubbio l’artista ha un atteggiamento di forte rispetto verso l’ambiente, non privo di connotati politici e sociali. C’è infatti chi ha letto la sua opera come una forma di contestazione verso la società moderna, che ha allontanato sempre più l’idea di cultura da quella di natura. Ciò che però ci ricordano i semplici cerchi di pietra di Long così come la stessa Stonehenge è che, anche se siamo sempre più “civilizzati” e sempre meno in contatto con la natura, il mistero della vita rimane intatto: oggi come ieri l’uomo si interroga sulla sua provenienza e sul suo destino.



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