Intervista agli editori de L’Orma editore

Gli editori de L’Orma editore, Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari, si sono raccontati agli studenti del corso di laurea magistrale in Editoria e scrittura dell’Università di Roma La Sapienza, che hanno così avuto modo di approfondire le caratteristiche e le peculiarità di questa originalissima casa editrice.

Cos’è L’Orma e come nasce?

Lorenzo:

«L’Orma è una casa editrice indipendente che nasce a Roma nell’ottobre del 2012. Io e Marco ci siamo conosciuti durante il dottorato di ricerca, animati entrambi da quello che definisco il “sacro furore della ricerca”. Questa stella polare per noi è sempre stata molto forte e ci ha guidati in tutti i passaggi che hanno condotto alla creazione della casa editrice. Io e Marco, infatti, siamo uomini di lettere, nel senso che abbiamo una vera vocazione per la letteratura, senza la quale le nostre vite non sarebbero le stesse.

Da premettere che Marco è romano, mentre io sono milanese. Ci siamo incontrati in un periodo in cui sono venuti a coincidere due momenti di ricerca: entrambi eravamo a Berlino per motivi di studio. Stavamo lavorando a una piccola collana di saggi di letteratura comparata per la casa editrice Le Lettere. Così, a Berlino, siamo andati a vivere insieme, lavoravamo insieme, traducevamo insieme il poeta irlandese Ciaran Carson. Eravamo molto soddisfatti del lavoro che stavamo facendo, ma abbiamo scoperto che lavorare a un progetto avendo come unico e solo obiettivo il bene del testo ci ispirava ben oltre il lavoro di direttori di collana. Sicuramente vivere e lavorare sempre insieme ha moltiplicato esponenzialmente il nostro fuoco interiore, già ben presente in ognuno di noi. Abbiamo capito che c’era in ballo qualcosa di troppo prezioso per lasciarlo andare.

È in questo contesto che nasce il progetto di una nostra casa editrice, che – non lo nego – ci ha presi un po’ alla sprovvista e ci ha fatti un po’ deragliare rispetto a quelli che erano i binari delle nostre vite professionali. Fortunatamente, aggiungo.»

L’Orma: come siete arrivati alla scelta di questo nome per la casa editrice?

Lorenzo:

«Per più di un anno il nostro progetto si è chiamato Progetto Clarissa, che è il nome del cane di Marco.»

Marco:

«Il cane più stupido che abbia mai avuto, tra l’altro! Ad ogni modo, Clarissa – essendo un nome di donna – non era adatto al nome definitivo della casa editrice. Qualcuno avrebbe anche potuto pensare ad una nostra fidanzata comune! In ogni caso, non ci convinceva. Ma, al tempo stesso, non avevamo un’altra idea ben definita. Così, abbiamo buttato giù una quindicina di nomi possibili e abbiamo fatto un sondaggio, coinvolgendo i nostri amici più stretti. Il sondaggio ha decretato la vittoria del nome L’Orma.»

Come mai avete scelto Roma come città per la vostra casa editrice?

Lorenzo:

«È una domanda interessante. Vivevamo all’estero, potevamo scegliere qualsiasi città. Tuttavia avevamo voglia di tornare in Italia. Io, però, non volevo tornare a Milano, dove avevo già vissuto. Marco ha poi una libreria a Roma, in zona Monti, in via degli Zingari. Roma era sì tornare in Italia, ma, per me, era comunque una città nuova. Mi stava bene. Ricordiamoci poi che è vero che Milano è la capitale dell’editoria, ma Roma è la capitale dell’editoria indipendente

Sul vostro sito leggiamo il motto “Tradurre in Italia ciò che si muove in Europa”. Quindi qual è il progetto della casa editrice?

Lorenzo:

«Ci occupiamo di letteratura francese e tedesca. Abbiamo fatto questa scelta per conferire alla casa editrice una sua distinta fisionomia, per renderla riconoscibile rispetto alle tante etichette che ci sono. In quest’ottica interviene necessariamente anche un ragionamento in termini di marketing, che comunque non è stato e non è tuttora quello che ci anima. Abbiamo fatto più un discorso di competenza, che a volte si intreccia a quello di marketing. Volevamo partire da qualcosa che potevamo conoscere un po’ di più rispetto al mercato editoriale contiguo, volevamo dare un contributo nuovo. E con questa scelta eravamo sicuri di poter dare un apporto di ricerca innovativo. Ci pareva, inoltre, che la letteratura tedesca e francese fossero poco rappresentate nel panorama editoriale italiano. In sostanza, quindi, sono tre i fattori che ci hanno guidato nella scelta della letteratura francese e tedesca: possibilità di delineare una fisionomia, presenza di un’adeguata competenza da parte nostra, sottovalutazione da parte del mercato editoriale di queste letterature.

Aggiungo che ci è sembrato che queste letterature risentissero di alcuni pregiudizi, diversi nei due casi, ma sempre di origine storica. Il tedesco che scrive rimanda a un tedesco pensoso, che dice cose difficili in modo difficili, in un mattone privo di senso dell’umorismo. In realtà la letteratura tedesca è molto creativa e versatile. Per quanto riguarda la letteratura francese, c’era l’idea che fosse un po’ ombelicale, come se non sapesse parlare di altro se non della sua interiorità.»

Quali sono le vostre collane principali?

Marco:

«Abbiamo la collana Kreuzville, che è una parola che nasce dalla crasi di due quartieri, il primo tedesco e il secondo francese. In questa collana pubblichiamo letteratura contemporanea francese e tedesca. Il nostro obiettivo con questa collana è molto ambizioso: vogliamo arrivare a creare l’aggettivo “kreuzvilleano” per determinati testi. Fare l’aggettivo vuol dire descrivere una parte del mondo che prima non c’era, e che non può essere descritta altrimenti. Pensiamo che il progetto stia andando nella giusta direzione.

La collana Kreuzville Aleph fa riferimento al racconto di Borges in Finzioni, e indica l’origine della letteratura contemporanea.

I Pacchetti e I Pacchetti dei luoghi (non comuni) si trovano alle casse delle librerie, luogo privilegiato per la vendita, e hanno la particolarità di essere già imbustati e pronti per un’eventuale spedizione.

La collana Hoffmaniana ha l’ambizione di offrire edizioni durature e contemporanee di un classico.

Infine, abbiamo la collana fuoriformato nuova serie, un po’ diversa dalle altre, dedicata alle opere del Gruppo 63.»

Infine: come scegliete i vostri collaboratori e cosa consigliate a un giovane neolaureato che voglia entrare a far parte del mondo editoriale?

Marco:

«Ci sono alcuni consigli pratici che possiamo dare. Innanzitutto, noi guardiamo il voto di laurea: quando ci arrivano moltissimi curricula, è il primo fattore discriminante da considerare. Guardiamo anche eventuali affinità di interesse rispetto alla tesi di laurea e esperienze pregresse. È importante poi avere un profilo versatile: saper fare il correttore di bozze, ma saper anche impaginare un testo. Da questo punto di vista, il rapporto con la tecnologia è importante. Infine, alcuni accorgimenti pratici: il curriculum non deve contenere alcun tipo di refuso! Può anche essere utile fare un curriculum personalizzato, che si distingua rispetto al classico formato europeo. Se l’editore non vi risponde via mail, rischiate presentandovi di persona in casa editrice: sicuramente farete colpo!»


 

 

 

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