Il giorno della civetta: il giallo capovolto di Sciascia

Con il suo Giorno della civetta Leonardo Sciascia inaugurò un genere letterario all’epoca inesistente in Italia: i romanzi dell’antimafia. Secondo lo stesso Sciascia nessuno scrittore prima di allora aveva pubblicato un romanzo incentrato apertamente sulla mafia. Lo scrittore siciliano fu così il primo a trattare il delicato argomento della mafia che tutt’ora talvolta viene considerato un tabù, nonostante gli sforzi di autori impegnati, Saviano in primis (ve ne abbiamo parlato qui)

Leonardo Sciascia

Sciascia scrisse il Giorno della civetta nel 1961, un periodo storico in cui la mafia ebbe un radicale sviluppo, espandendosi dal mondo prettamente agrario e latifondista a quello cittadino e urbano. Sono gli anni di Luciano Liggio da Corleone a capo di Cosa Nostra. 

Il libro narra le indagini in Sicilia a seguito dell’Omicidio Colasberna, piccolo imprenditore edile, settore in cui la mafia si era inserita durante il boom economico italiano. Colasberna viene ammazzato prima di salire sull’autobus in pieno giorno; la corriera è stracolma di passeggeri eppure nessuno ha visto nulla, o così si sostiene in un clima di ostentata omertà . L’omicidio avviene alla luce del sole; forte della paura di chi la subisce, la mafia non ha più dunque la necessità di agire nell’ombra clandestina.

Da questa riflessione nasce il titolo dell’opera: la civetta, rapace prettamente notturno, oltrepassa la propria natura “nottambula e misteriosa”, evolvendosi e sopratutto, esponendosi pubblicamente, come fece e fa tutt’ora la mafia. L’immagine della civetta fu in realtà ispirata da un distico, posto da Sciascia come epigrafe del romanzo, tratto dall’Enrico IV di Shakespeare, fonte di ispirazione per tutti “gli scrittori in difficoltà”:

…come la civetta quando

    di giorno compare.

A fare luce sul caso Colasberna viene chiamato da Parma il capitano Bellodi, colui che diventerà il futuro prototipo dell’eroe antimafia. L’incarico affidato a Bellodi non risulta tanto difficile nel computo delle indagini, questo anche grazie alla confessione del pentito Parrinieddu, quanto piuttosto mistificazione o totale rifiuto della verità da parte di tanti.

Il romanzo breve, o racconto lungo, ripropone comunque in maniera del tutto singolare gli elementi predominanti del giallo, ovvero: l’omicidio, un killer, un mandante e la ricostruzione della verità. A differenza dei grandi classici gialli di Doyle o Agata Christie, ne Il giorno della civetta il capitano Bellodi non si trova contro un ingegnoso killer ma piuttosto un’intera società succube al potere mafioso.

(Scena tratta dalla trasposizione cinematografica de “Il Giorno della Civetta)

Interessante è l’opinione di Vincenzo Consolo, grande esperto e amico di Sciascia. Consolo definisce il romanzo come un “giallo capovolto” in cui alla verità ci si arriva già alle prime pagine, ma la verità non è possibile da dimostrare.

Fondamentale diventa il dialogo tra Bellodi e l’anziano capomafia, il don del paesino siciliano:

«La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità”


 


FONTI

I Quaquaraquà e il Sessantotto in Sicilia di Francesco Merlo
YouTube 

La Repubblica Palermo


 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.