Di royal babies, leoni e bambini incazzati

di Federico Lucrezi

In Inghilterra spopola l’ennesimo marmocchio sfornato dalla famiglia reale, ma anche noi possiamo dire la nostra e anzi siamo doppiamente fortunati!

Le immagini del terzogenito di William (Arthur Philip Louis Mountbatten-Windsor) e Catherine (Elizabeth Middleton Mountbatten-Windsor) hanno monopolizzato per giorni anche i nostri giornali e tg permettendoci di non perdere neanche un istante della venuta al mondo di questo interessantissimo e utilissimo personaggio.

Non che ne avessimo davvero bisogno, in fondo in Italia non siamo da meno!

Ok, noi non avremo Kate Middleton, ma anche la Ferragni fa la sua porca figura.

Leone Lucia Ferragni (Leone è il nome) è venuto alla luce il 19 marzo. A fine aprile, 42 giorni dopo, il baby influencer compare in 46 post sul profilo Instagram della madre e in 16 su quello del padre.

https://www.instagram.com/p/BhYZwtblMfj/?taken-by=chiaraferragni

La sovraesposizione oltre ogni immaginazione a cui il royal baby de noantri è stato sottoposto fin dai primissimi istanti della sua ricca esistenza (anche se con la maglietta dei Nirvana è obiettivamente figo) ha riportato alla ribalta una questione molto delicata, estremamente attuale ma incomprensibilmente troppo spesso dimenticata.

Ma siamo sicuri che riempire i profili Facebook e Instagram con le foto dei figli minorenni sia davvero una buona idea?

Tralasciando che con ogni probabilità ai vostri contatti non può importar di meno dell’ennesima foto del pargolo sul divano, fare i big like sfruttando i figli è una strategia che in futuro potrebbe rivelarsi piuttosto costosa.

Il precedente c’è. Recente e tutto italiano. Una sentenza di fine dicembre 2017 stabilisce che in caso di ricorso alla giustizia da parte di figli o coniuge possa essere imposta la rimozione delle immagini ritraenti un minore dai profili social e il pagamento di una sanzione anche molto salata. Si parla di cifre fino a 10.000€, noccioline per Chiara Ferragni ma forse abbastanza da scoraggiare i comuni mortali.

Meglio noi che un paparazzo – ha sbottato Fedez qualche settimana fa in risposta alle pesanti critiche ricevute dai follower della coppia.

https://www.instagram.com/p/Bh6ckSahEQl/?taken-by=fedez

La tematica è calda e divide molto l’opinione pubblica. Da un lato chi, di fatto, si schiera con Fedez che ha dichiarato che condividere un momento di gioia sui social è quanto qualsiasi famiglia di questa generazione farebbe, dall’altra chi vorrebbe maggior tutela per i bambini, che non sono un capo d’abbigliamento qualsiasi da piazzare in un product placement su Instagram.

In mezzo ci sono le mamme che le foto le pubblicano, ma coprono la faccia con gli adesivi col tacchino.

Sicuramente è comprensibile che un ragazzo, arrivato all’età della ragione, possa trovare quantomeno spiacevole scoprire la sua intera infanzia raccontata sul profilo Facebook di qualcun altro e senza il suo consenso. E che quel ragazzo possa incazzarsi e fare una telefonata a un avvocato.

Tutto ciò è solo parzialmente giustificabile dall’inconsapevolezza di una generazione alla quale male che potesse andare la madre mostrava una vecchia fotografia imbarazzante agli amici invitati a casa. Ma oggi i figli di quella generazione a cui Zuckerberg ha consegnato i social senza un libretto delle istruzioni stanno crescendo e per la prima volta le prime, timide, controversie sbarcano in tribunale.

Non è difficile immaginare che in un futuro ormai imminente la gestione dell’immagine pubblica di un minore rappresenterà un tema centralissimo per la nostra società, che si troverà a scrivere nuove regole, ma soprattutto a sviluppare una nuova, doverosa, sensibilità.

Alla fine lo sappiamo tutti: non è necessario sbandierare le fotografie del figlio per fare i big like su Instagram… è sufficiente procurarsi un gatto!

https://www.instagram.com/p/BZqh0hDH_69/?taken-by=fede_lucrezi

 


 

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