Azerbaijan: le perplessità del turismo post-sovietico

Mentre gli stivali dell’Armata Rossa invadevano le strade di Baku, la Repubblica Democratica d’Azerbaijan, assieme ad Armenia e Georgia, entrava a far parte della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica, uno Stato federato dell’Unione Sovietica: era il 28 aprile 1922. Chiuso per buona parte del XX secolo ai contatti con il mondo esterno, l’Azerbaijan di oggi si affaccia alla modernità con le stesse problematiche socio/economiche condivise da molte altre ex Repubbliche Sovietiche. Tra le mille contrapposizioni di questo Paese da sempre a cavallo tra oriente ed occidente, spicca la quasi totale assenza di un settore chiave di ogni economia nazionale: il turismo.

Tracciando una semicirconferenza immaginaria che ha origine dai confini orientali turchi e termina con la frontiera indiana, ciò che otteniamo è un’area sorprendentemente affollata da un numero imprecisato di Stati dalle dimensioni e dai confini più fantasiosi, frutto di pervadenti frammentazioni e tensioni etniche che sono riemerse con forza al termine della dominazione sovietica. Se già per molti risulta difficile localizzare sul planisfero il Kazakistan (per quanto sia grande su per giù come l’Europa) o l’Afghanistan, figuriamoci conoscere l’esatta posizione di uno Stato ancor più piccolo e soprattutto ancor meno conosciuto come l’Azerbaijan.

Ed è proprio questo il problema: pochi sanno dove si trova ma soprattutto cosa ha da offrire turisticamente parlando.

Per tale motivazione il governo azero ha deciso di investire massicciamente nel settore turistico in un momento di relativa crescita economia del Paese, e ha deciso di farlo a partire dalla sua capitale, Baku. Tipica destinazione d’affari per petrolieri, manager e imprenditori, Baku rappresenta la più grande e cosmopolita città del Caucaso meridionale; l’intento è quello di rivoluzionarne completamente le vesti, abbandonando le planimetrie sovietiche e trasformandola in una meta capace di attirare anche i turisti occidentali (fino ad ora la maggior parte dei turisti sono russi e georgiani, ma anche iraniani e sauditi).

Gli sforzi governativi si sono mossi principalmente in due direzioni: grandi eventi sportivi e una rapida urbanizzazione secondo i più moderni canoni architettonici.

Per quanto riguarda il primo elemento, la capitale azera negli ultimi anni ha ospitato il Gran Premio d’Europa di Formula 1 (interamente su circuito cittadino), la prima edizione dei Giochi Europei (una specie di Olimpiadi la cui partecipazione è limitata ai soli Paesi europei), gli Europei di volley femminile 2017 e ospiterà il Campionato mondiale di Capoeira il prossimo 11 maggio. Ancor più di orgogliosamente, sarà l’Olympic Stadium di Baku a fare da cornice alla finale di Europa League in programma il 29 maggio dell’anno prossimo. Insomma, tanto di cappello.

Se finora la situazione è decisamente promettente, il processo di urbanizzazione di Baku presenta invece qualche perplessità. Nonostante siano oramai ben pochi i rimasugli dell’architettura statale sovietica, con i suoi casermoni oggi tirati a lucido e rimaneggiati, ciò che continua a non convincere è la perfezione quasi irraggiungibile che pervade i quartieri di nuova edificazione: le avveniristiche aree pedonali all’ombra dei nuovi grattacieli, le aiuole e giardinetti fin troppo perfetti per sembrare reali e l’estrema pulizia delle strade rende il tutto inspiegabilmente artificiale, asettico. Purtroppo è lo stesso trend che si ritrova anche in altre capitali caucasiche, come Astana – capitale del Kazakistan, quello staterello di cui si parlava prima – interamente rinnovate secondo stravaganti canoni futuristici che fanno un po’ sorridere i turisti ma non solo, dal momento che i più perplessi molte volte sono gli stessi cittadini.

 

Sono gli stessi abitanti, difatti, ad essere dell’opinione che piuttosto di goffi tentativi di riprodurre città marziane, la soluzione sarebbe invece quella di una riscoperta delle origini, culture e tradizioni di un Paese – ma lo stesso vale per i “5 stan” (Uzbekistan, Kazakistan, Turkmenistan, Kirghizistan, Tajikistan) centro-asiatici – che per molto tempo si è dimenticato della propria identità. In un’ottica di valorizzazione del patrimonio culturale azero si è mosso l’UNESCO dichiarando patrimonio dell’umanità la Città Vecchia di Baku nel dicembre del 2000. Ad ogni modo, in bilico tra tradizione e modernità, grazie all’importante sponsorizzazione del Paese a livello internazionale e l’incremento dei collegamenti aerei con l’Europa i flussi di turisti stanno significativamente aumentando.

E per chi se lo stesse ancora domandando, l’Azerbaijan si trova esattamente li, racchiuso tra Georgia, Iran e Armenia: ora non avete più scuse.

 


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