Angela Baraldi, quando il rock è un’attitudine

Ce l’aveva fatta scoprire Andrea Mirò durante un’intervista. Qualche sera fa siamo andati a sentire Angela Baraldi dal vivo e vi raccontiamo quanto si può essere rock con due chitarre acustiche e una viola.

Angela Baraldi è un personaggio affascinante, quasi una trentina di anni di carriera alle spalle, una lista di collaborazioni con importanti nomi del panorama musicale italiano, da Dalla ai CCCP, una partecipazione a Sanremo nel 1993 con A piedi nudi e poi il cinema, il teatro e il percorso inverso di chi passa da una major a un’etichetta indipendente, riacquistando i propri tempi, i propri spazi e la propria autonomia.

Senza troppi filtri né orpelli, Angela sale sul palco con un bicchiere di vino bianco e colma lo spazio tra lei e il pubblico dell’Ohibò scendendo subito in sala a cantare Tornano sempre, in mezzo agli spettatori, guardandoli negli occhi uno ad uno. Tornano sempre, quale brano migliore per aprire un concerto che presenta l’omonimo album di ritorno dell’artista, a distanza di cinque anni dall’ultimo album di inediti, realizzato in collaborazione con Massimo Zamboni dei CCCP. Ironico anche che Tornano sempre apra un live in origine fissato per Febbraio e poi spostato ad Aprile a causa di una tracheite.

Per quanto riguarda l’album: vita quotidiana, un po’ di amarezza, disagio e incertezza sono il comune denominatore del disco, di cui l’artista ha suonato otto canzoni su dieci. Non è un album facile da digerire e soprattutto non è un album felice. E’ un album autentico, crudo e reale.

Numerosi i riferimenti culturali: da 1000 poeti, completata il giorno della morte di David Bowie (con omaggi al duca sparsi per le strofe), a Josephine, brano dedicato alla ballerina Josephine Baker, passando poi per Hollywood Babilonia, un distopico ritratto degli attori di Hollywood ispirato all’omonimo libro di Kenneth Anger e che ricorda un po’ la Desolation Road di Bob Dylan, fino ad arrivare a Michimaus, simbolo di una generazione, ora invecchiato e disilluso. Non solo citazioni culturali, ma anche di attualità, come il brano Tutti a casa, dedicato al caso di Federico Aldrovandi, diciottenne ferrarese ucciso nel 2005 da una pattuglia di poliziotti.

Un live intimo e al tempo stesso pieno di energia. Un continuo saliscendi dal palco per cantare tra il pubblico, anticipando i brani con aneddoti, racconti e scambi di battute che ricordano molto un incontro tra amici di vecchia data. Alla serata non sono mancate le cover, omaggi ai suoi idoli, italiani e stranieri. Arrivano così La signora e Anidride Solforosa di Dalla, Pissing in a river di Patti Smith, I wanna be your dog dei The Stooges e Io sto bene dei CCCP, il tutto accompagnato da due chitarre acustiche e una viola. La formazione potrebbe far immaginare che sia stato un concerto soft, gli arrangiamenti e la grinta l’hanno invece trasformato in un live rock e intenso, carico di energia e di contenuti.

Introducendo Pissing in a river, Angela Baraldi si giustifica:

Io non so scrivere canzoni d’amore

e qualcuno dal pubblico le risponde “Meno male”.

Che belli gli artisti che non sanno scrivere d’amore, ché se parlare d’amore è difficile, non parlarne lo è ancora di più. Che belli gli artisti che sanno scrivere di altro, che danno poesia e dignità al brutto e al difficile, che cercano le parole per raccontare un disagio e una decadenza disturbante, che sarebbe più facile ignorare.

“Meno male” davvero.

Scaletta:

Tornano Sempre

Uomouovo

1000 Poeti

Tutti a casa

Josephine

Hollywood Babilonia

Sono felice

La signora (Cover Lucio Dalla)

Anidride Solforosa (Cover Lucio Dalla)

Michimaus

Pissing in a river (Cover Patti Smith)

I wanna be your dog (Cover The Stooges)

A piedi nudi

Io sto bene (Cover CCCP)


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