Il curioso caso di Delitto e castigo: l’impresa di Bogomolov

Dal 17 al 24 Aprile sul palco del teatro Elfo Puccini è in scena Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij, con adattamento e regia di Kostantin Bogomolov.

Il regista russo è stato scelto da Emilia Romagna Teatro per dar corpo ad un’impresa tanto ardua quanto delicata: portare a teatro una delle sacre cattedrali della letteratura moderna, difficilmente ripetibile.

Bogomolov, davanti ad un incarico del genere, ha dato vita a qualcosa di curioso, che ha lasciato perplessi gli spettatori milanesi.

Lontani dalle atmosfere della San Pietroburgo di metà Ottocento, la vicenda è proiettata in ben altra realtà, che richiama molto gli anni Settanta, per la scenografia e i costumi, ed in particolare per l’evocazione del pulp, che costituisce un genere letterario a sé, dai contenuti forti, violenti e ai limiti della pornografia.

Proprio sulla pornografia si concentra lo stravagante regista, che insiste molto sulla fellatio, sbigottendo lo spettatore con scene di sesso che non sembrano essere giustificate da alcuna logica narrativa.

I personaggi, d’altra parte, sono del tutto fuori dalla drammaticità e dalla miseria dostoevskijiana: Raskol’nikov è un immigrato africano, interpretato da un attore italiano truccato, alla maniera delle vecchie rappresentazioni teatrali e cinematografiche, stessa cosa vale per sua sorella Dunjia e sua madre, tratteggiate con lo stereotipo della donna africana abbarbicata ai propri costumi e maltrattata dal Paese che l’ha accolta.

Gli altri personaggi appaiono tutti vittime e carnefici di un mondo inadatto alla loro realtà, ma comunque impuniti per i loro delitti, privi di quel tormento psicologico che caratterizza l’opera di riferimento.

Nonostante la mancata introspezione psicologica sul palco appaiono una telecamera e degli schermi, che richiamano l’atmosfera cinematografica, e consentono di focalizzare l’attenzione dello spettatore su particolari, seppur apparendo anch’essi immotivati.

In questo magma confuso, spicca l’interpretazione attoriale, profonda e curata, capace di emozionare con monologhi che hanno la funzione di narrare, piuttosto che di confessare.

Nonostante il marasma di temi e scene apparentemente illogiche, lo spettacolo di Bogomolov non lascia indifferenti, ed è apprezzabile soprattutto dagli amanti del teatro d’arte contemporanea.


 

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