Buona Natale, Roma!

Cortei, rievocazioni storiche, concerti, laboratori e seminari didattici anche quest’anno animano la capitale in occasione del Natale di Roma. Dopo la caduta dell’impero questa celebrazione è tornata ciclicamente in auge, durante il Risorgimento come durante il Regime Fascista, per onorare i fasti della tradizione italiana, ed è stata poi ridimensionata nel 1945 come festività prettamente cittadina.

I primi festeggiamenti per l’anniversario della fondazione di Roma furono indetti nel 47 d.C. dall’imperatore Claudio, che, tra le alternative proposte dagli storiografi, ufficializzò la cronologia “ad Urbe condita” adottata da Varrone e conforme ai calcoli dell’astrologo Lucio Taruzio Firmano. Secondo questa teoria la città sarebbe sorta il 21 aprile del 753 a.C., quando Romolo ne fissò il pomerium, il confine sacro e invalicabile impugnando armi.

Il calendario romano già prevedeva per quella data la celebrazione dei Palilia, i festeggiamenti in onore della protettrice degli armenti, Pale, dalla radice del cui nome deriva anche quello del Palatino, il colle su cui si insediò il primo dei sette re di Roma. Questi fu una figura leggendaria che scaturì dal bisogno di dare alla città un fondatore che fosse all’altezza dei modelli greci, tanto che nel corso dei secoli, e in particolare all’alba della propaganda imperiale, la tradizione letteraria chiamò in causa anche il mito di Enea.

Fuggito da Troia, l’eroe di stirpe divina raggiunse le coste del Lazio, dove il figlio Ascanio fondò la città di Alba Longa. Secoli dopo il legittimo sovrano, Numitore, vene spodestato dal fratello Amulio, che cercò di tutelarsi destinando la nipote Rea Silvia a una vita di castità come vestale. Il fato voleva però che la stirpe regia prosperasse e in seguito all’unione con il dio Marte, Rea partorì i gemelli Romolo e Remo, che sopravvissero al tentativo di Amulio di annegarli nel Tevere. Allevati da una lupa e poi da una coppia di pastori, una volta cresciuti i due restituirono il potere a Numitore, che concesse loro di fondare una città. I fratelli interpretarono però diversamente gli auspici divini e ne nacque una contesa che, stando a Livio, portò Remo a non rispettare il pomerio tracciato da Romolo, che quindi lo uccise.

La lupa capitolina in un bronzo del V secolo conservato a Ostia.

Nella realtà il primo monarca di Roma fu probabilmente il capo di una tribù italica dedita alla pastorizia e al brigantaggio che si era instaurata su quei colli salubri e sicuri da cui si poteva controllare il flusso di merci lungo il Tevere nonché i guadi che garantivano l’accesso alle pianure del Lazio. Proprio queste allettanti condizioni topologiche ingolosirono i sovrani etruschi, che nel VI secolo a.C. imposero il proprio dominio su Roma e le conferirono un vero e proprio assetto urbano, con la cosiddetta Roma quadrata. La vera fondazione della città è testimoniata dalla lingua: Urbs sarebbe una parola di origine etrusca.

Le fonti archeologiche confermano quindi solo in parte quanto tramandato dalla leggenda.  Sul Palatino sono stati effettivamente rinvenuti reperti risalenti al secolo VIII, ma appartenenti a semplici capanne ( tra cui la casa Romuli) di forma allungata il cui pavimento era scavato nel tufo della collina, mentre il tetto e le pareti, costituiti da canne ricoperte di argilla, si reggevano sui pali lignei posti agli angoli della struttura. Al VI secolo sono databili invece ritrovamenti di matrice etrusca: oltre a vasellame e iscrizioni, anche i resti delle prime costruzioni in pietra, da cinte murarie a abitazioni e templi. Etrusche erano poi le tecniche che permisero la costruzione della Cloaca Massima e la bonifica e la pavimentazione della valle del Foro, dove all’antica necropoli si sostituì una piazza, luogo di mercato e centro della vita pubblica.

Il Foro romano come appare oggi.

Fonti

Le Glay, M. et al. (2002), Storia romana, Bologna, Il Mulino.

Programma Natale di Roma 2018

Storia del Natale di Roma


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