DOSSIER| Alla scoperta della birra artigianale italiana

Tra le eccellenze italiane nell’industria agroalimentare, negli ultimi anni si è registrata una considerevole crescita per il nostro Paese nel settore della produzione della birra, permettendo all’Italia di affermarsi, anche a livello internazionale, quale produttore degno di nota. Internamente, si è assistito alla progressiva evoluzione nei costumi italiani, con la riscoperta della birra e l’aumento del bacino di consumatori, portando ad una (sempre più) diffusa cultura della birra.
Rispetto ai maggiori produttori europei e industriali, si registra la nascita dei primissimi birrifici artigianali italiani intorno alla seconda metà degli anni ’90; il 1996 viene infatti considerato l’anno zero del movimento artigianale italiano.
Parlando di pionieri, sicuramente occorre citare produttori quali il Birrificio Italiano ed il Birrificio di Lambrate in Lombardia, Baladin e Beba in Piemonte, Amarcord in Umbria. Questi produttori hanno saputo anticipare i tempi e intraprendere coraggiosamente il cammino verso un’impresa dalla riuscita tutt’altro che scontata, se si considera l’alto numero di produttori che, a distanza di 15 anni, hanno dovuto interrompere la produzione.

Oggi il contesto per le nuove firme dell’artigianato birraio è completamente rivoluzionato proprio grazie all’opera dei precursori di fine XX secolo, che hanno posto le basi per lo sviluppo di un settore ampiamente conosciuto e apprezzato.

Pillole di birra
Al di là degli appassionati o di chi scopre ogni giorno il prodotto, in pochi sanno che non esiste una sola varietà di birra ma, al contrario, questa è caratterizzata da numerose tipologie, lavorazioni e sapori.

Gli stili di produzione della birra sono tendenzialmente due: il primo di questi è riferito alla Lager beer , una birra a bassa fermentazione. Appartengono a questa “famiglia” le birre Helles (il caratteristico boccale di birra dell’Oktoberfest), la varietà Pils, dal gusto meno maltato e più secco, le meno comuni Dortmunder Export. Chi apprezza (o volesse assaggiare) una birra caratterizzata da note di liquirizia, cioccolato o caffè, potrebbe optare per una Stout, tra le quali la più famosa è certamente la Guinness; esistono tuttavia produzioni artigianali simili a questa, ad esempio la Porter, sua antenata e con peculiarità quasi identiche.
Le birre Weizen (o Weiss), si caratterizzano per il loro gusto dolce e rinfrescante, mentre la Blanche di stampo belga è consigliata per gli amanti degli aromi di coriandolo e arancia amara.

Quanto al secondo stile, l’acronimo IPA fa riferimento a India Pale Ale, stile produttivo di origine inglese, che nel tempo si è affermato come tipologia più diffusa nel settore artigianale. Considerate le numerosi varianti dell’iniziale IPA, appare oggi difficile ritrovare, anche in Italia, una birra dai connotati classici. Questo prodotto incontra il gusto di chiunque prediliga i sapori amari. Oggi esistono numerose sottocategorie della IPA, come le American Ipa, Imperial Ipa, le scure Black Ipa, le fresche White Ipa (che possono ricordare le Blanche).

Eccellenze e premi
Considerata la crescita del settore delle birre artigianali, nel 2009 si è assistito alla nascita del concorso Birraio dell’anno, organizzato da Fermento Birra e divenuto negli anni una delle più importanti manifestazioni del genere. Lo scorso gennaio è stata ufficializzata la nuova classifica, con la premiazione dei migliori produttori di birra per l’anno 2017. Giusto per citarne il “podio”, la classifica vede al primo posto il birrificio Birra Elvo di Graglia (BI), seguito dal birrificio Hammer di Villa d’Adda (BG) e dal birrificio Extraomnes di Marnate (VA). La classifica elenca infatti i 20 migliori birrifici artigianali d’Italia. Viene inoltre stilata una classifica riservata ai produttori emergenti, che ha affermato al primo posto il birrificio Ritual Lab di Formello (RM).

Un mercato fiorente e competitivo
Seguendo i dati forniti da Coldiretti, fra birre artigianali e industriali l’intero mercato italiano, dalla produzione e al consumo, ha un valore complessivo di circa 6 miliardi di Euro. Dal lato della produzione si registra negli ultimi tempi un’importante spinta all’imprenditoria giovanile, che permette di arricchire il settore con profonde innovazioni in ogni ambito: certificazione dell’origine a chilometri zero, legame diretto con le aziende agricole, produzione di prodotti unici, stagionali, in edizioni limitate.
Attorno a questo, nascono anche innovative figure professionali come ad esempio il ‘sommelier della birra’ in grado di interpretarne, tramite opportune tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto e composizione.

La birra italiana nel mondo
Il consumo di birra in Italia registra dei costanti aumenti annuali, ma ciò che maggiormente rende orgogliosi produttori e l’intera nazione è l’aumento della domanda da parte dei mercati esteri, sia nei paesi consumatori che in quelli produttori.
Questa costante domanda arriva soprattutto dal nord Europa, da paesi come Germania, Olanda, Gran Bretagna e Irlanda; oltre a questi, il Belgio risulta particolarmente appassionato dalle bionde italiane.
Accanto all’aumento della domanda estera fa certamente piacere al bevitore nostrano riscontrare la riduzione della domanda italiana rispetto alle birre estere, che nel 2017 ha registrato una flessione del 31%. Sempre secondo Coldiretti, questo è reso possibile grazie ad una sempre più estesa rete di micro birrifici artigianali passati dai 113 del 2008 ai 718 del 2017.

Diversi sono gli elementi che indubbiamente fanno del prodotto italiano uno dei più apprezzati: primo tra tutti è la qualità garantita e protetta attraverso le certificazioni di origine; a questi si aggiungono il legame del prodotto con il territorio e la conseguente unicità della produzione. L’Italia è poi in grado di offrire numerose varianti caratteristiche, che vanno dall’aroma alla canapa, alle note di carciofo tipiche della birra pugliese, così come al gusto del radicchio tardivo.

Gli esperti del settore si trovano oggi divisi sul futuro della produzione artigianale italiana: i più ottimisti prevedono un avvenire caratterizzato da crescita e fioriture di ulteriori produttori, mentre i pessimisti temono una prossima saturazione del mercato e conseguente chiusura e perdita di importanti specificità. Propendendo per la visione ottimistica di questa particolare nicchia del Made in Italy, auguriamo al nostro Paese di riuscire a consolidare e sostenere un mercato tanto saporito e… alla salute!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.