“Me misero, me tapino!”: la lingua di “Topolino” tra quotidiano e letterario

C’è un dato di fatto, che in ben 86 anni di pubblicazioni non è ancora cambiato: Topolino è una lettura sempre attuale. Adatto a ogni età, divertente, ricco di informazioni, ci fa sempre scoprire qualcosa di nuovo. Quante parole abbiamo imparato leggendo le sue storie! Da quelle prontamente evidenziate in grassetto dagli autori, a finezze meno esplicite contenute nei dialoghi; la lingua “del Topo” è sempre una fonte di arricchimento su cui possiamo contare.

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Il termine “Procella” in latino significa “Tempesta”

Il linguaggio procede di pari passo tra le innovazioni e gli arcaismi, il parlato e il ricercato: basti pensare a quel famoso “me tapino” del miliardario Paperoni de’ Paperoni, niente meno che un grecismo, attestato anche in Dante e in Boccaccio, calato con naturalezza nelle conversazioni coi parenti. È proprio in bocca al papero più ricco del mondo che troviamo una straordinaria varietà linguistica, che attinge al letterario quanto all’innovazione linguistica a fine espressivo. Passiamo così da un “tu vaneggi!”, dal sapore petrarchesco (“…e del mio vaneggiar vergogna è ‘l frutto”, Canz., I), all’esplicito latinismoprocella in gonnella!”, rivolto all’innamorata Brigitta che mai desiste dal corteggiarlo (Topolino del 7 febbraio 2018).

I verbi sono spesso utilizzati nel loro uso figurato a fine espressivo e caricaturale:

Come “cantare” che assume l’accezione di “confessare”. Nello stesso numero del 7 febbraio troviamo una frase che ha ben poco del parlare quotidiano, pronunciata da Paperina: “Che ideona partecipare al ballo sotto mentite spoglie!”. A chi verrebbe in mente in una conversa

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spiritosa parodia del celebre quadro

zione con un amico di sostituire il termine “travestimento” alla locuzione “sotto mentite spoglie”?

Ma in Topolino troviamo anche attualità, parodia, parlato colloquiale e locale: dall’apertamente dialettale “non posso mica badare a tutti i dettagli”, al regionalismo “sbolognare” con significato di “sbarazzarsi”, “rifilare”, fino alla divertentissima parodia che può manifestarsi a tutti i livelli, soprattutto nella contraffazione di nomi propri o comuni; un esempio può essere il celebre “Papernet”, calco coniato ovviamente su Internet.

In Topolino troviamo anche termini molto attuali come “blog”, alterati come “zione”, “nipotastro”, “nipotuccio” a fine comico, termini stranieri anche non caratteristici dell’uso.

Immancabili gli ideofoni, ovvero le riproduzioni dei suoni tipiche dei fumetti: “sigh”, “gulp!”, “sob”, “bum!”, con grande creatività che troviamo sempre nel mondo dei paperi:


FONTI
Topolino, 7 Febbraio 2018

CREDITS
Immagini di Laura Brusa

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