La tipografia: bellezza e potenzialità delle lettere come oggetto di design

Malgrado si sia abituati a pensare al design come ad un intervento nello spazio tridimensionale, tra mobili, lampade e soprammobili, la storia non finisce lì. Difatti, il design interviene anche nelle due dimensioni: su schermi, poster e volantini. In questo caso si parlerebbe di graphic design, arma indispensabile dei pubblicitari di tutto il mondo (e non solo).

Nello specifico, vale la pena spendere due parole sulla tipografia: ovvero l’arte di arrangiare i caratteri di un testo in modo che questo sia non solo leggibile ma anche accattivante.

In primis, pertanto, la tipografia svolge una funzione pratica.

L’obiettivo del testo, qualunque esso sia, è di catturare e mantenere l’attenzione di un lettore, da presupporre poco interessato. La tipografia aiuta a raggiungere questo scopo: dunque, riesce nel proprio intento se trasmette e rinforza il significato del testo. Questo è un processo che, al pari della progettazione di un pezzo di arredo, richiede ore di studio e progettazione, pertanto non sarebbe affatto sbagliato inserire la tipografia nelle numerose branche del design.

Un font può disfare una campagna pubblicitaria quanto renderla indimenticabile, e si può dire che abbia potenzialità di fare lo stesso ovunque venga impiegato. Non a caso il web pullula di elenchi che suggeriscono i migliori font per la stesura di qualsiasi tipo di testo, dai curricula alle tesi. Il minimo comune multiplo è sempre quello: il lettore, che il font giusto ha la possibilità di coinvolgere e persuadere.

Se dallo sviluppo della componente visuale del testo si estrapolassero gli strumenti individuali, ovvero le lettere, ci si accorgerebbe che questi segni, cui veniamo continuamente sottoposti durante la giornata, hanno anche una potenzialità estetica a sè. Vale a dire che questi elementi possono essere impiegati e sviluppati individualmente, non solo in funzione del significato che assumono una volta assemblati ma anche in funzione dell’estetica dei segni stessi.

Questa è l’idea alla base di Design Letters, marchio fondato nel 2009 con l’obiettivo di creare oggetti di design industriale che fossero basati sulla tipografia. Il font usato nei loro design è l’ormai inconfondibile alfabeto disegnato a mano nel 1937 dal danese Arne Jacobsen. L’idea ha riscosso molto successo, tant’è che i copioni in tutte le salse non hanno aspettato molto a farsi vedere.

Negli ultimi anni, hanno preso piede anche molti soprammobili sagomati secondo le lettere dell’alfabeto: che vengano usati individualmente o assemblati per formare una parola, il risultato è sempre delizioso e rinforza l’idea che la tipografia non debba per forza costringersi ad essere strettamente funzionale, ma possa permettersi di esplorare altri orizzonti.  

La tipografia è senz’altro anche al centro del successo di loghi famosi quanto malamente imitati: basti pensare ai riconoscibilissimi monogrammi di Chanel o Louis Vuitton, ulteriore prova che non serva un testo di senso compiuto per rendere necessario l’intervento della tipografia. 

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