Gli anni ‘60, Bob Dylan e le canzoni di protesta

Nel 1964 Bob Dylan pubblica il terzo album della sua carriera: The Times They Are a-Changin’. Questo lp rappresenta un momento importante nella produzione dylaniana, ancor prima della svolta elettrica avvenuta circa un anno dopo. Infatti Il disco è una raccolta di protest songs, ovvero canzoni in cui vengono affrontate tematiche politiche, sociali e culturali. Da questo fattore scaturisce il maggior interesse nei confronti di questo disco, a cui si aggiunge il fascino delle sonorità allo stesso tempo dimesse e incisive. Il disco è ricco di tantissimi gioielli sonori; tra queste spicca però la quarta traccia del lato B del vinile: The Lonesome Death of Hattie Carroll.

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In questo brano Bob Dylan denuncia apertamente il razzismo presente in alcuni stati dell’America Settentrionale. Si ricorda infatti che negli anni ’60 vige ancora la segregazione razziale, la quale limita gli afroamericani ad utilizzare beni e servizi specifici, distinti da quelli per bianchi.  L’autore esprime in maniera disillusa l’ipocrisia e le contraddizioni che caratterizzano la sua terra natia.

La canzone riprende un fatto di cronaca, in parte modificato da Dylan, avvenuto nel 1963 a Baltimora, città del Maryland, in cui Hattie Carroll, un’afroamericana di circa 50 anni e madre di dieci figli, viene uccisa da William Zantzinger, un giovane bianco di ventiquattro anni. Il ragazzo compie il misfatto una sera quando ubriaco, entrando nel locale in cui la Carroll lavora, ferisce la donna con un bastone, causandole delle ferite che la porteranno alla morte quella stessa notte. Le conseguenze dell’omicidio costeranno al ragazzo sei mesi di reclusione e una multa di 500 dollari.

Dylan evidenzia innanzitutto la profonda differenza sociale ed economica che caratterizza i due protagonisti. Infatti William Zantzinger (Zanziger nella canzone) «owns a tobacco farm of six hundred acres», mentre Hattie Carroll è «a maid of the kitchen» che «never sat once at the head of the table and didn’t even talk to the people at the table». L’autore poi sottolinea l’insensata azione dell’uomo, il quale «killed for no reason». Hattie Carroll invece  «never done nothing to William Zanzinger»

Ma è forse nel famoso refrain che l’indignazione della canzone si amplifica maggiormente:

But you who philosophize disgrace and criticize all fears
Take the rag away from your face
Now ain’t the time for your tears

Il punto di vista dell’autore è chiaro; egli punta il dito contro l’America colta e benestante, la quale a sua volta non può sottrarsi dalla realtà dura e contradditoria nella quale vive. Viene mostrato con chiarezza il lato oscuro di un paese moderno e civile, in cui ipocrisia e ingiustizia sociale sembrano essere ancora profondamente radicate.

La risonanza mediatica che questa canzone ha avuto non è stata però indifferente. Non è un caso infatti se dello stesso periodo sono il famoso discorso “I Have a Dream” di Martin Luther King e le marce da Selma a Montgomery. Bob Dylan inoltre avrebbe continuato a riproporre questo brano dal vivo fino ai giorni nostri, ma ciò che è rimasto inalterato dopo mezzo secolo dalla sua uscita è soprattutto il valore artistico del brano; il tono dolente e la voce sofferta dell’autore, insieme ad un messaggio concreto, esprimono ad ogni ascolto un’attualità  negli intenti.

 


 

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