Storia del disegno: da segno sulla superficie a segno della propria personalità

Il disegno ha una sua storia che è strettamente connessa al desiderio di tracciare segni su una superficie e il cui percorso è certamente connaturato con quello dell’uomo.
Dalle pareti delle caverne su cui gli uomini preistorici lasciavano l’impronta della propria mano, fino ai disegni realizzati sui fianchi dei vagoni della metropolitana con le bombolette di vernice spray, si snoda un lungo percorso che intreccia insieme storia, arte ed espressività.

Sorge infatti spontaneo chiedersi quando al disegno sia stata conferita piena dignità e autonomia, quando esso sia stato identificato come intimo segno personale del proprio estro e della propria individualità, percorriamo dunque la sua storia.

Le origini

I tracciati digitali rinvenuti nelle grotte di Rouffignac, risalenti grossomodo a 32 000 anni fa, devono essere considerati tra le prime manifestazioni della capacità espressiva dell’uomo, oltre che le più antiche testimonianze artistiche che manifestano una volontà di comunicazione. Non è noto quando questi segni siano stati organizzati in modo da dar vita ad una figura, al contrario è ben risaputo che la riduzione dell’immagine visiva a un sistema di segni più o meno stilizzati ha caratterizzato l’espressione artistica sia nel paleolitico che nel neolitico, in una progressione che ha permesso a critici e paleontologi di individuare correnti ed evoluzioni stilistiche altrimenti impensate.

Grotte di Ruffignac, Francia

L’antichità

Anche le civiltà fiorite sulle sponde del Mediterraneo, utilizzarono il disegno come forma espressiva. Tuttavia, da una parte, la capacità di disegnare costituì la radice grafica della scrittura che può essere considerato disegno “specializzato”: se l’uomo non avesse imparato a disegnare, non avrebbe mai saputo scrivere, perché le prime lettere (si pensi ai geroglifici egizi e ai pittogrammi dei sumeri) altro non erano che piccoli disegni assai stilizzati. Dall’altra, la nascita di tecniche espressive sempre più evolute – come la pittura vascolare, il bassorilievo e la scultura monumentale – avevano relegato il disegno alla fase progettuale dell’opera, oppure ne avevano limitato l’impiego all’ornamentazione dei papiri.
Della civiltà greca e romana è rimasto assai poco dal punto di vista del disegno per via della deperibilità dei materiali di supporto. Tuttavia, sono noti gli aneddoti tramandati dalla letteratura antica che narrano di gare di bravura, fra i due più celebri pittori Zeusi e Apelle. Nel I secolo d.C, a proposito dell’importanza del disegno, Plinio il Vecchio scriveva:

“La linea di contorno deve girare su se stessa e finire in modo da lasciare immaginare altri piani e altre linee al di là, quasi che, in certo modo, volesse mostrare quelle parti che necessariamente occulta”. (Storia delle arti antiche, XXXV, 67-68).

Ampio rilievo all’evoluzione del disegno si riscontra sulle grandi pareti decorative delle case pompeiane (di III stile) che presentano scorci e fughe architettoniche che venivano primariamente studiate e disegnate con cura.

Pompei, Casa dei Vettii

Il medioevo

A differenza di quanto accaduto nell’antichità, la maggior resistenza dei materiali ha permesso che giungessero fino a noi diverse testimonianze del disegno medievale consistente, soprattutto, nei fogli di progetto architettonico (ne sono da esempio i vari disegni per il Campanile di Giotto, o quelli del Duomo di Siena e Orvieto), oppure nella realizzazione di codici miniati (come il Salterio di Utrecht interamente realizzato a inchiostro, o la Bibbia di Caedmon rispettivamente databili tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo) i quali dimostrano chiaramente quanto fosse importante il ruolo del disegno all’epoca.

Dettaglio del Salterio di Utrecht

Dal Rinascimento al XX secolo

La trattatistica rinascimentale utilizza il disegno per approfondire temi caratteristici (quali la prospettiva e lo studio dei volumi) del nuovo periodo storico-artistico. Fondamentali sono i trattati di Piero della Francesca (De prospectiva pingendi) e di Luca Pacioli (De divina proportione), la cui redazione è illustrata da disegni di autori della cerchia di Leonardo da Vinci.

Leonardo, Adorazione dei magi, Galleria degli Uffizi, Firenze

La documentazione prevenutaci ha permesso di individuare diverse categorie di disegno, quali bozzetti realizzati su fogli di piccolo formato per poi impostare opere di grandi dimensioni o studi dei particolari prima di realizzare le medesime opere. Il disegno è sempre stato considerato come il passaggio obbligato per la realizzazione di opere più importanti e sebbene la scuola pittorica fiorentina – da Botticelli a Pontormo – lo considerasse fondamento di tutte le arti, di fatto, non esistevano disegni fini a se stessi. A modificare questa impostazione di fondo fu Michelangelo che, da sessantenne, aveva il piacere di realizzare disegni da donare agli amici più cari, i “presentation drawings” (così definiti da Johannes Wilde). Non si trattava perciò di studi preparatori, né di esercizi per l’approfondimento di alcune tematiche (come Studio di zolla di Dürer), adesso l’opera era il disegno stesso, cui veniva riconosciuta una dignità completa ed esaustiva.

Michelangelo, Ratto di Gianimede, 1532 (realizzato per Tommaso de’Cavalieri)
Dürer, Studio di zolla, 1503, penna e acquarello policromo

È su tale linea che quest’affascinante forma espressiva diviene sempre più autonoma nel progredire dei secoli, con una declinazione di significati che vanno dal disegno caricaturale di Daumier a quello erotico di Félicien Rops; sviluppandosi dal ritratto alla natura morta e dal paesaggio alla scena di genere. Il disegno segue un’evoluzione stilistica avendo come novità le diverse modalità sempre più espressive, passando da rese assai nitide (si pensi ai disegni Ingres e Hayez) a quelle più atipiche di Seurat il cui segno si aggroviglia in gomitoli di linee da cui le forme emergono quasi per magia, i disegni di Moreau, che hanno una grande potenza visionaria e quelli di Cézanne, che possiedono la medesima evidenza delle opere ad olio che costituirono una delle spinte verso il cubismo.

Seurat, Due uomini che camminano in un campo, 1882 – 1884, crayon Conté su carta
Moreau, Disegno preparatorio di Salomè (Salomè danza davanti a Erode), 1876
Cézanne, Montagna di Saint-Victorie, matita e acquarello, 1882

La più decisiva riscoperta del disegno nel XX secolo è dimostrata dal celebre acquarello di Kandinskj (Improvvisazione n. 28, seconda versione realizzato nel 1912), visibile nell’immagine di copertina, che ha aperto le porte alle sconfinate vedute dei paesaggi interiori.

Gesto, segno e disegno sono ben presenti nell’arte del Novecento: dall’arte di Pollock al ludico disegno metropolitano di Keith Haring, fino all’atto definitivo ed irrevocabile del taglio di Lucio Fontana, inteso come la più estrema espressione del disegno.


FONTI

Mario Bussagli, Disegno. Materiali, metodi e realizzazioni, Giunti Editore, 2004

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