54° festival del Teatro Greco, il potere quest’anno in scena a Siracusa

L’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa ha reso noti i testi che calcheranno il palco del teatro greco della città. La scelta è caduta sull’Edipo a Colono di Sofocle, l’Eracle di Euripide e I Cavalieri di Aristofane.

La manifestazione – che partirà il 10 maggio per concludersi l’8 luglio – giunta alla sua 54° edizione, ha una risonanza internazionale e richiama spettatori da tutto il mondo. Lo scorso anno si sono registrate 140300 presenze, 21000 in più dell’anno precedente: un record che non ha precedenti. Il merito va alle mirabili messe in scena dei talentuosi registi ed attori, oltre che alla valenza culturale che questi testi mantengono dopo 2500 anni.

Quest’anno il fil rouge che legherà le rappresentazioni sarà il concetto di potere in tutte le sue declinazioni. Luciano Canfora ha ben descritto, nel concept della nuova stagione, come il potere divenga metafora della vita stessa, nel momento in cui porta a riflettere sulla precarietà dell’esistenza. Su questa riflessione si snodano i conflitti interiori degli eroi degli spettacoli scelti: il tiranno diventa pura contraddizione, eroe e antieroe, nemico e vittima soprattutto di sé stesso. Quando il prestigio e il potere si ritorcono contro queste figure titaniche, l’unica soluzione possibile sembra essere la solitudine, o spesso la morte.

La prima tragedia, l’Edipo a Colono di Sofocle, è stata rappresentata postuma nel 401 a.C. Scritto negli ultimi anni di vita dell’autore, questo testo cerca riscatto dopo l’ultima esperienza bellica tra Sparta e Atene. Lo stesso riscatto che Edipo tenta di raggiungere – a causa e nonostante la maledizione che per tutta la vita l’ha tormentato – chiedendo asilo a Teseo, il buon sovrano di Atene. Esule da Tebe a causa dei suoi crimini, l’uccisione del padre e l’incesto con la madre, riceve ospitalità nella città. Benché il re di Tebe e il figlio Polinice, in aperto scontro col fratello Eteocle, tentino di riportarlo in patria, egli rifiuta. Il suo destino è scritto e deve compiersi nel bosco sacro di Colono.

Teseo funge da anello di congiunzione tra Sofocle ed Euripide. Nell’Eracle, infatti, si dimostra ancora rispettoso degli antichi principi di solidarietà e accoglienza. La tragedia racconta, attraverso un’analisi tra le più lucide del teatro antico e nuovo, come la più oscura follia possa portare ad azioni sconsiderate. Era, accecata dall’odio per Eracle fin dalla sua nascita, lo induce ad uccidere moglie e figli. L’eroe, passato da salvatore ad assassino, medita il suicidio ed è qui che Teseo interviene. Un vero eroe deve sopportare con dignità il dolore causato dalle proprie azioni: il suicidio è per i vili. Teseo lo accompagna in questo percorso di purificazione nella mesta atmosfera dell’epilogo corale.

Infine, la commedia di Aristofane: i Cavalieri, per la prima volta in scena al teatro greco, tutta giocata sull’allegoria nella quale il padrone ormai “rimbambito” rappresenta il popolo. Paflagone, scaltro servo, adulatore e favorito del padrone è Cleone, bersaglio politico privilegiato dal commediografo in quel periodo. Grazie però all’astuzia di altri due servi, allegoria, in questo caso, delle forze militari e all’appoggio del coro dei Cavalieri, Paflagone avrà la sua punizione. A prendere il suo posto, per analogia o contrappasso, sarà un salsicciaio. Aristofane riesce così a far riflettere i suoi spettatori su come si crei il consenso e come sia facile manipolare il popolo. Nondimeno egli, tacitamente, s’interroga su quale sia la reale tirannia, se quella dettata dall’intransigenza dell’esercito o quella rappresentata dalla maschera democratica indossata dal successore di Pericle.


FONTI

Sofocle, Edipo a Colono, in Epido re, Edipo a Colono, Antigone, Mondadori 2016

Aristofane, I cavalieri, Bur Editore 2009

filosofico

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siracusanews

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