La Chiesa delle genti di Mario Delpini

di Federico Lucrezi

 

Chiesa delle genti. È il nome piuttosto evocativo scelto dal nuovo arcivescovo di Milano Mario Delpini per il sinodo minore appena aperto.

Chi è Mario Delpini?

Depini, subentrato al predecessore cardinal Angelo Scola, che come consuetudine ha rassegnato le dimissioni al compimento del settantacinquesimo anno di età, è considerato il prototipo del cardinale bergogliano.

Mario Delpini (a destra) con il suo predecessore Angelo Scola (a sinistra).

Uomo semplice per natura, ambrosiano da sempre, il nuovo arcivescovo conosce la diocesi milanese come le sue tasche. Prima insegnante di greco, ha poi ricoperto diverse importanti cariche: dalla nomina a vescovo ausiliario nel 2007 fino a diventare, nel 2014, vicario episcopale per la formazione permanente del clero. Da luglio è a capo della più grande Diocesi del mondo. Mario Delpini è certamente un uomo colto, ma senza ostentazioni. Intellettuale ma non intellettualoide. La sua lettera ai neodiciottenni pubblicata qualche settimana prima dell’election day del 4 marzo – bellissima, puntuale e concreta – ne è un ottimo esempio.

 

Chiesa delle genti

La componente straniera nella diocesi di Milano è passata dal 2% a oltre il 13% solo negli ultimi 30 anni. Sono numeri importanti. Il tessuto sociale della città è profondamente mutato e mai come oggi è forte la necessità di fare sintesi, mettersi in discussione e allargare lo sguardo. Nuove realtà da capire e incontrare, nuove prospettive, nuove strade da percorrere.

È questo il quadro in cui si inserisce Chiesa delle genti, il sinodo minore aperto da Mario Delpini in questi primi mesi di 2018.

L’obiettivo conclamato è quello di ampliare e adattare il 47° Sinodo diocesano, che nel 1995 voleva interpretare una Chiesa che opera un paziente discernimento, valutando con oggettività e realismo il suo rapporto con il mondo e con la società, alla luce dei profondi mutamenti che in questi anni hanno avuto luogo.

Il complesso iter che porterà a fine anno all’approvazione del documento finale, è preceduto da una prima fase interlocutoria che coinvolgerà capillarmente ciascuna realtà parrocchiale e non della città. Sacerdoti, consacrati, educatori, consiglieri pastorali, ma anche comunità di migranti e amministratori locali sono chiamati al dialogo, all’ascolto e alla riflessione a partire dalle tracce specifiche diffuse dalla diocesi. Tutte le riflessioni, le proposte, le idee emerse dai dialoghi andranno a costituire una fotografia della realtà milanese e del tempo che viviamo scattata con gli occhi di chi quotidianamente si sporca le mani sul territorio vivendone le mille sfaccettature.

L’obiettivo – ha spiegato Mario Delpini – non è un immediato adeguamento dei servizi sul territorio, ma una maturazione di un’esperienza di Fede che possa crescere nell’incontro e nello scambio a cui il nostro tempo ci sottopone.

Il sinodo minore è appena all’inizio del suo percorso, quanto saprà essere incisivo è ancora tutto da scrivere. Quel che è certo è che siamo di fronte a un’iniziativa preziosa, anche in chiave laica considerando la portata dell’impatto sociale e assistenziale della Chiesa di Milano sul territorio, per dialogare, guardare ai fenomeni migratori e alle trasformazioni del tessuto sociale da una prospettiva differente.

Una buona occasione per tutti.

 


 

 

 

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