INTERVISTE IMPOSSIBILI VOLUME 3: DUE CHIACCHIERE CON J. D. SALINGER TRA HOLDEN, CINEMA E AMORI PERDUTI.

J. D. Salinger è stato uno degli autori americani più importanti della storia letteraria del Paese.

Durante la guerra scrisse uno dei più grandi capolavori di sempre: Il giovane Holden. Ma sentiamo cosa ha da dirci lo stesso Jerry, come lo chiamava il suo professore di Scrittura Creativa, Whit Burnett.

Già dai tempi del college, egli comincia a pubblicare storie brevi su Story, il giornale fondato da Burnett e Martha Foley nel 1931. Tenta, inoltre, varie volte di entrare nelle grazie del New York Times (per il New Yorker) ma non avrà vita semplice.

Lo incontro in un diner dei bassifondi newyorkesi e, davanti ad un wiskey e qualche sandwich qua e là discutiamo di amore, letteratura, un film in arrivo ma soprattutto di Holden.

Signor Maracle, non è stato per niente facile trovarla: si fa chiamare con un altro nome, ha cambiato persino il colore dei suoi capelli e non si veste più come uno appena uscito dall’ivy league. Perchè?

Non so perchè ma mi aspettavo questa domanda molto scomoda e a dir poco fastidiosa. Come sempre voi giornalisti iniziate col farci sentire fuori posto, ma visto che ha deciso di rispettare la mia richiesta di “anonimato” le risponderò lo stesso. Sarà divertente vedere come storceranno la faccia su al New Yorker, è mesi che mi cercano! A proposito, come ha fatto? (sorride, ndr). Il motivo è semplice quanto complesso, non voelvo farmi trovare e ci sono riuscito per la gran parte del tempo. Desideravo trovare un po’ di pace, recuperare il tempo perduto in guerra. O meglio, recuperare dalla guerra stessa. Come ben sa, non ne uscito uscito troppo bene. Holden in parte è stato di aiuto, ma non sempre. Ad un certo punto pensavo perfino fosse morto.

Come si è sentito quando ha scoperto del fidanzamento tra Oona e Chaplin?

Come crede mi sia sentito? Male, e Holden ne ha risentito parecchio. In quel periodo non era ancora un romanzo, ma soltanto uno strambo personaggio di alcune storie che mi sono valse un mega contratto col New Yorker, una via di fuga dalla guerra e dalla disperazione che essa porta con sé. Avevo persino deciso di non tornare più a casa, e a lungo non l’ho fatto. Troppi ricordi scomodi.

Alla fine lei di storie d’amore ne ha vissute molte. I suoi figli sono cresciuti in salute e lei non vive da solo, nonostante tutte le difficoltà. Può definirsi un uomo felice?

Guardi, a dirla tutta ormai sono anziano, fatico perfino a fare le scale. Posso definirmi un uomo felice, si. Ho avuto le mie difficoltà nella vita, come tutti d’altronde, ma penso di averle superate brillantemente. Non è stato facile uscire integri dalla guerra, anzi forse integro del tutto non lo sono ancora, ma me la cavo. Ho vissuto tanti amori, in particolare con Oona. Pensavo mi amasse per davvero, invece mi sbagliavo, ma è passato tanto tempo ormai. Lei è morta da molto e io ho sofferto molto perchè non ci sentimmo quasi più dopo la guerra.

Come ci si sente nel sapere che Holden è fonte di ispirazione per tanti personaggi letterari e cinematografici?

Mi faccia qualche esempio, non guardo molto la televisione e vado poco al cinema, non mi va di farmi vedere in giro e sono molto stanco.

Ad esempio The Good Girl, un film del 2002 dove Jake Gyll interpreta un ragazzo molto, molto simile al suo Holden, prendendone anche il nome.

Sinceramente non l’ho mai visto, chiederò a Margaret o Matt (i figli, ndr) di andare a prendere il dvd in biblioteca così lo guardo. In ogni caso mi fa onore questo fatto, anche se ho sempre preferito vivere distanziandomi dalla vita pubblica; penso che il lavoro di un autore debba essere solo ed esclusivamente di quell’autore, intoccabile. Criticabile si, certamente, come per tutte le cose (ci ho messo anche anni di cambiamenti prima che il mio editore accettasse alcune storie) ma non copiabile come fosse uno stampino.

Il Giovane Holden è uscito nel 1951, più avanti è uscito Franny e Zooey (1961) ma ho come l’impressione che a lei importi poco di cosa ne pensa il pubblico in quanto si è dedicato ad altro e non ha mai pensato di rendere le sue storie adattabili al grande schermo.

Si, in parte ha ragione. Mi sono dedicato a tutt’altro: ho imparato a meditare con un monaco zen, ho bruciato e strappato tanti miei scritti, mi sono dedicato alla famiglia. Tutti pensano che io abbia relegato mia moglie in casa, non permettendole di vedere i suoi amici o la famiglia (è stato lasciato per questi e altri motivi, ndr), ma non è del tutto veritiero tanto che i miei figli hanno litigato a riguardo quando è uscito il libro di Margaret, Dream Catcher. Il punto è che non sempre mi interessava parlare con gli altri. Ed è così ancora oggi. A lungo sono stato coinvolto, soprattutto negli Anni Ottanta, in una battaglia legale in tribunale riguardante la pubblicazione di una mia biografia.

Forse era meglio aspettare che io morissi, non trova?

Se dovessero fare un film sulla sua vita, come vorrebbe fosse girato e perchè?

Sicuramente prima o poi un film su di me uscirà, lo guarderò dal cielo e riderò degli errori commessi dalla regia, se ce ne saranno. Non è facile fare un film sulla vita di una persona che ha detto tutto e niente su di sè. Ci deve però essere una sorta di continuità negli eventi, adoro i flashback e la musica jazz, spero che ne inseriscano di decenti. Inoltre, i colori sono fondamentali. La guerra è stata marrone, grigia e bianca. Ho sempre portato i capelli come li portavo da militare, come fosse un tributo o segno di rispetto verso i miei amici caduti in battaglia. Ho ancora negli occhi il mare della Normandia, sa? Il film deve contenere qualche colpo di scena, e io dovrò essere rappresentato da un attore che mi somigli per davvero, non come spesso si fa.

La vedo molto stanco, forse è meglio fermarsi qui. La riporto a casa io, non si preoccupi.

Si, volentieri, la ringrazio. È stato bello parlare con lei ma mi raccomando, non diffonda mai il mio indirizzo, neanche quando sarò morto. Non vorrei che la mia casa diventasse un luogo di culto.

Il film sulla sua vita è uscito davvero, anni dopo quest’intervista che non ho mai avuto modo di pubblicare: Salinger morì nel 2010 e io mi dedicai ad altro.

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il giovane Salinger in procinto per partire verso il fronte con Martha Foley nel biopic.

Si tratta di The Rebel in the Rye, dove Salinger è interpretato da William Hoult e Burnett da Kevin Spacey. Nelle sale italiane non è ancora arrivato e forse non arriverà mai visto lo scandalo causato dal coming out di Spacey dopo che venne accusato di molestie da parte di un altro attore.

In ogni caso vale la pena vederlo, è proprio come lo avrebbe voluto lui.


FONTI

illibraio

CREDITI

Copertina PHOTO: SAN DIEGO HISTORICAL SOCIETY

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