Siamo costantemente immersi nel mondo del viaggio, accompagnato dal sentimento del sogno e incredibile senso di leggerezza e libertà che ci dà. Ma se ci soffermiamo un attimo, capiamo che il viaggio non è solo verso mete paradisiache e idilliache; bensì, vi sono viaggi fatti per ritornare nella propria terra, dalla propria famiglia; viaggi per scappare dalla paura e dal terrore, alla ricerca di un respiro in grado di ridonare la speranza; viaggi fatti solo per viaggiare, esplorare, incontrare persone nuove e viaggi fatti per lo studio. E in tutto questo districarsi di mete, vie e strade ci sono anche i viaggi dei materiali, degli oggetti, e tra questi il viaggio del libro: dal tipografo alla carta.
Ogni pagina, foglio, libro o rivista che tocchiamo con mano deriva dalle grandi aziende tipografiche, il luogo dove non solo vengono stampate, ma composte, rifinite e perfezionate le facciate di ogni opera, l’intensità dei suoi colori e le eventuali sbavature. Un lavoro di grande precisione e dedizione, che crea quel sentimento di attrazione incontrollata e incondizionata che sentiamo verso la carta, con quel suo profumo di autenticità e perfezione. Il termine “topografia”, in realtà, non si riduce unicamente a questo campo di applicazione; bensì comprende ulteriori attività specifiche, come lavori sui tessuti e metalli, svolti attraverso metodi peculiari quali la calcografia, fotomeccanica e litografia. Insomma, un procedimento intessuto da stretti legami tra diversi campi di applicazione, con origini molto antiche: un lavoro che continua ininterrotto dal 1448.
La stampa fu un successo in tutta Europa, e la sua straordinaria efficacia e competenza permise una diffusione a livello internazionale, passando dai lidi veneziani alle coste napoletane. La vera e propria rivoluzione, però, avviene nell’ ‘800, secolo in cui la stampa venne velocizzata, apparve la prima pressa cilindrica a vapore (la quale permetteva di stampare fino a 1100 copie all’ora), e l’Italia si aggiudicò il primo posto nella produzione della stampa a colori (ciano, magenta, giallo e nero, sovrapponendoli per creare le sfumature richieste): una rivoluzione di grandissima portata. L’età delle innovazioni, però, non si ferma qui, e ad approdare nel panorama dello svecchiamento vi furono anche i primi giornali, grazie alla pressa a quattro cilindri verticali. E da questo momento, il passaggio all’utilizzo della cellulosa e le stampanti da tavolo, grazie all’avvio del progresso tecnologico, fu rapido e quasi repentino.
La tecnica tipografica rivoluzionò il modo di produrre, stampare e diffondere libri, riviste e giornali. Garantì la produzione in serie, permise l’utilizzo dei caratteri più diversi e svariati proprio grazie al lavoro e dedizione dei tipografi ideatori. Un viaggio complesso, che ebbe inizio sei secoli fa, e che, ancora oggi, non si è ancora arrestato e non si arresterà finché queste pratiche continueranno a vivere, trovando un riparo dalla diffusione dei libri digitali.