Realtà o finzione? Il caso “The Truman show”

Quante volte vi è capitato di immaginare di essere dentro un film? Avrete senz’altro sognato ad occhi aperti camminando per le vie della vostra città, pensando di essere circondati da un enorme set cinematografico, magari accompagnati dalle colonne sonore della vostra playlist preferita.

Da una fantasia così comune nasce, nel 1998, “The Truman show“, il film capolavoro diretto da Peter Weir con la sceneggiatura di Andrew Niccol, che quest’anno compie vent’anni. Celebrarlo è dunque doveroso per noi de Lo Sbuffo, per la fama ma soprattutto per la genialità della pellicola.

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Per chi non avesse mai sentito parlare di “The Truman show”  ecco una piccola introduzione: Truman Burbank, interpretato da un meraviglioso ed insolito Jim Carrey, è il primo uomo ad essere adottato dal network televisivo, la sua vita non è altro che uno show che va in onda interrottamente da 33 anni, riprendendo ogni tappa della sua esistenza, manipolata dal folle genio Cristhof.

Tutto è fittizio nell’universo di Truman: i suoi cari sono attori, il posto in cui vive è un set televisivo e perfino le sue fobie sono create ad hoc per entusiasmare il pubblico e rendere fragile l’inconsapevole star.

L’abilità dei creatori, in realtà, è incarnata dalla caratterizzazione del personaggio principale. Risulta incredibile come per tutto il tempo il povero Truman non si accorga della messa in scena; infatti pur essendo l’unico a non fingere appare perfettamente adeguato alle logiche dell’ alienante routine nella quale è inserito.

In effetti il film cerca di dimostrare come ognuno di noi tenda ad accettare indiscutibilmente la realtà in cui vive, soprattutto se non ha la possibilità di intravedere scorci di realtà differenti. Basti pensare che l’antropologia stessa, non a caso, è una scienza recente: è solo a partire dal Novecento che l’uomo ha cominciato ad osservare le realtà diverse dalla propria e a considerarle legittime.

Ma i riferimenti filosofici de “The Truman show” non finiscono qui.

Nel finale Cristhof – che evoca la figura di una divinità già a partire dal nome – si comporta come il padre amorevole che dall’alto del suo osservatorio celeste cerca invano di impedire la fuga di Truman, promettendogli una serenità introvabile nel mondo a cui realmente appartiene.

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Dunque Truman è un esploratore alla ricerca della sacra verità, unico credo per cui è legittimo scagliarsi contro le proprie convinzioni, battendosi anche contro i dogmi più radicati.

Insomma il film è apprezzabile per la profondità dei messaggi trasmessi, per la trama originale e mai noiosa, senza trascurare, poi, le interpretazioni attoriali superlative, prima tra tutte quella di Jim Carrey.

Visione consigliatissima, siamo sicuri che non resterete delusi!


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