“Canzonettese” o “sanremese”: la lingua del festival di Sanremo.

Sanremo è Sanremo, si sa. Un marchio di fabbrica, una certezza, una pietra miliare della cultura italiana. Pensare che il Festival, creato nel 1951 da Amilcare Rambaldi e Pier Busseti, sia stato ideato con l’intenzione di proporre le novità del panorama musicale italiano, risulta quasi incredibile; eppure è andata proprio così. Ma la storia ha fatto il suo corso, e Sanremo è diventato invece il festival-simbolo della tradizione nostrana. Le canzoni rispettano per lo più criteri fissi: melodismo all’italiana, motivi semplici e orecchiabili, trattano per lo più tematiche sociali riguardanti il Paese o l‘ onnipresente (e, si direbbe, onnipotente) tema dell’amore. Anche la lingua utilizzata nelle canzoni del Festival presenta caratteristiche costanti, tanto da essere stato definito dai linguisti “canzonettese” o sanremese”.

È predominante, per esempio, l’uso di parole ossitone (con l’accento sulla sillaba finale): questa tendenza deriva dalla lingua dell’opera lirica, che la elaborò per far sì che l’accento primario di parola cadesse sul tempo forte con cui terminava la melodia (per restituire dunque un senso di conclusione). L’italiano non è una lingua ricca di parole ossitone: ecco come mai nelle canzoni troviamo spesso a fine frase verbi al futuro, monosillabi di vario genere (ad esempio pronomi personali: “me”, “te”, “tu” lui” “noi”, possessivi: “mio”, “tuo”, “suo”, avverbi: “qui”, “qua”, “su”, “giù”, “mai”, congiunzioni “ma”, perché”, “finché”, ecc.):

Nessun posto è casa mia/ l’ho capito sì… andando via/ è sempre dura i primi tempi ma/ so che mi ritroverò.
(Chiara Galiazzo, Nessun posto è casa mia, Sanremo 2017)

Il Volo, vincitore di Sanremo 2015

O anche inversioni che posticipano l’elemento accentato:

Chiudo gli occhi e penso a lei/ il profumo dolce della pelle sua
(Il Volo, Grande amore, Sanremo 2015)

Le inversioni sono molto frequenti, sia per necessità di accentazione che per l’influenza della nostra tradizione poetica, che ne è ricchissima. Veniamo al lessico: il classico “cuore”:”amore” è un altro lascito della letteratura, consacrato da Petrarca e ripreso da tutta la poesia successiva; inoltre è curioso pensare che fino agli anni ‘50 inoltrati potevamo ancora trovare le forme tronche “cuor”, “amor” e in alcuni casi addirittura il monottongo “cor”.

Grazie dei fior/ tra tutti gli altri li ho riconosciuti/ mi han fatto male, eppure li ho graditi/ son rose rosse e parlano d’amor/ (…) perché vuoi tormentare il nostro cuor”.

(Nilla Pizzi, Grazie dei fiori, Sanremo 1951)

Nilla Pizzi a Sanremo

La svolta nella lingua della canzone viene considerata Nel blu, dipinto di blu di Modugno-Migliacci, presentata nel 1958, che apre una strada da allora tutta in discesa a una lingua più moderna, vicina al parlato quotidiano. Si prendono ufficialmente le distanze dalla lingua del melodramma.
Ci sono diverse altre parole e tematiche ricorrenti nel canzonettese: cielo, terra, occhi, mare, vento, sole, montagne, fiori, e verbi come volare, cantare, sognare, credere (…)
Vediamo un esempio dalla canzone di Annalisa, Il mondo prima di te, presentata a Sanremo 2018:

Siamo fiori/ siamo due radici/ (…) e siamo montagne a picco sul mare/ dal punto più alto impariamo a volare” e “lungo discese pericolose/ senza difese/ ritorniamo giù/ a illuminarci come l’estate/ che adesso brilla/ com’era il mondo prima di te”.

Hanno notevole diffusione anche similitudini e metafore, stilemi cristallizzati attinti dalla poesia (prima su tutte l’immagine del fuoco d’amore che consuma), le rime e le assonanze, le anafore:

Voglio una vita maleducata/ di quelle vite fatte fatte così/ voglio una vita che se ne frega/ che se ne frega di tutto sì/ voglio una vita che non è mai tardi/ di quelle che non muoiono mai (…)

(Vasco Rossi, Vita spericolata, Sanremo 1983)

In conclusione, Sanremo è effettivamente diventato il festival “della tradizione”, delle canzoni dai criteri fissi e prevedibili. Se sia  una critica o un vanto, non è questa la sede adatta per decidere; bisogna però tenere conto che, tra pregi e difetti, Sanremo esercita un ruolo rilevante nella storia della musica italiana: rispecchia la vita degli anni in cui si svolge, che trapela dai generi musicali in voga, dalle tematiche trattate, e persino dalla lingua utilizzata nelle canzoni.


FONTI
Giuseppe Antonelli, Ma cosa vuoi che sia una canzone, mezzo secolo di italiano cantato, Il Mulino, 2010.
Gabrielle Cartago, La lingua della canzone, all’interno di Bonomi, Masini, Morgana, La lingua italiana e i mass media 

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