“Formafantasma”: fabbrica creativa di due alchimisti contemporanei

Lo Studio Formafantasma è la sintesi dell’incontro tra Simone Farresin e Andrea Trimarchi.
Rispettivamente originari del Veneto e dalla Sicilia, nel 2003 si sono ritrovati a metà strada, a Firenze, per poi proseguire nello stesso percorso di studi spostandosi alla Design Academy di Eindhoven. Dopo aver insegnato nella stessa cittadina, hanno infine fondato il loro attuale e citato Studio di Amsterdam.

Vengono spesso definiti come “gli alchimisti del terzo millennio”.
L’alchimia, disciplina di incontro tra scienza e magia, oggi si intende più chiaramente come collegamento tra artigianato e tecnologia, nonché come connessione tra passato e presente.
E i due rientrano perfettamente nella categoria, in quanto nel loro lavoro di “progettisti”, la fase di ricerca prevale sulla finalizzazione del prodotto: si tratta esattamente del procedimento inverso di un consueto progetto di disegno industriale.
Difatti, a differenza dei metodi tradizionali, la coppia sperimenta senza un obiettivo precostituito, aprendosi in questo modo un ventaglio infinito di possibilità e risultati.
Ai due, insomma, non interessa progettare per le industrie: non vogliono mettere “in serie” un classico oggetto in nome di un azienda o di un brand. Al contrario, i loro prodotti esistono solo in funzione di una propria complessa ricerca, che finisce per rivestire un ruolo centrale, costantemente attivo e originale.

Simone Farresin e Andrea Trimarchi in Studio ad Amsterdam

Formafantasma spazia così tra la riscoperta di materiali desueti ed antiche tecniche di preparazione e costruzione, attraverso un approccio sia intuitivo che analitico, per quanto le due parti possano sembrare contrastanti: il duo si confronta in un dibattito critico seguito da una fase più istintiva in cui vige l’assenza di schemi prestabiliti, approfondendo la ricerca tramite infinite informazioni contenute nel web e in libri di diversa natura (archeologici, storici, scientifici, artistici…).

È come costruire una trappola. Parti con l’idea di voler creare un racconto. Il processo progettuale consiste poi nel riunire gli elementi che ti permettono di intrappolare quell’idea.
– Simone Farresin per IconDesign

I risultati sono il volto di molteplici sperimentazioni tra forme innovative e materiali naturali, come fossili, piante, pietre, marmi, lave vulcaniche… ottenuti scavando nelle nostre origini archeologiche e nella genesi della materia stessa.

In quest’ottica risulta indubbiamente rappresentativo il progetto De Natura Fossilium, in cui il duo ha collaborato in modo diretto e coattivo con il centro di vulcanologia di Catania e con un gran numero di esperti europei, per la realizzazione di oggetti multiformi derivanti da rocce e materiali lavici dell’Etna.

“L’Etna è una miniera senza minatori, sta scavando ste stessa per esporre le sue materie prime”
– Studio Formafantasma, in collaborazione con Gallery Libby Sellers

In omaggio al grande designer italiano Ettore Sottsass, abile frequentatore delle isole vulcaniche eoliche, De Natura Fossilium si direziona in maniera simile e lineare all’estetica dei prodotti del maestro, verso creazioni strutturate e combinate da più elementi, acquisendo questa volta una nota più rude e “brutalista”. Formafantasma ha qui riportato la roccia vulcanica allo stato fuso originario, invertendo la linea temporale della vita del materiale, sino ad arrivare ad un dialogo tra il naturale e l’artificiale.

De Natura Fossilium, Monti Silvestri, 2014. Basalt, brass, electrical components, lava sand. Each piece: H35 x D35 cm
De Natura Fossilium. Da sinistra: 1) Alicudi, 2014. Mouth blown lava, lava rock, Murano glass. H35 x W35 x D25 cm; 2) Linguaglossa, 2014. Casted lava, lava rock, Murano glass. H35 x W25 x D25 cm; 3) Zafferana, 2014. Casted lava, lava rock, Murano glass. H15 x W15 x D15 cm

Il tema naturalista è presente in quasi tutte le opere del gruppo, in particolare in Craftica (Fendi, 2012), Botanica (Plart Foundation, 2011), Still (Lobmeyr, 2014), Charcoal (Vitra Design Museum, 2012), Prima Materia (SM-S, 2014).
Mi soffermerò su quest’ultimo, con il proposito di delineare la poetica ecologica dello Studio Formafantasma.

La retrospettiva del 2014 non consisteva, infatti, in un’esposizione di oggetti e installazioni fine a se stessa, piuttosto si è fatta testimonianza del processo creativo dello Studio.
La ampia e fitta ricerca di qui portata avanti solleva interessanti riflessioni e quesiti sul ruolo dell’industria, sulla globalizzazione e sulla sostenibilità.
Per cui il duo si propone di offrire una visione alternativa alla società odierna dei consumi, riscrivendo il ruolo che ha da sempre svolto il design in questo contesto.
La mostra, divisa in due parti, ospitava nella prima un corridoio da percorrere attraverso collage, videoclip, film con simulazioni degli utilizzi ed implicazioni dei prodotti da loro creati; mentre nella seconda mostrava il risultato finale delle lavorazioni.
Esempi di Prima Materia che si pongono di ovviare al problema dell’impatto ambientale sono dispiegati in servizi tavola realizzati con la farina, sgabelli dai rivestimenti in pelle di pesce e spugne di mare, bottiglie in resina… tutti prodotti unici e costruiti a mano, ovviamente resi esteticamente gradevoli e funzionali.

Prima Materia (SM-S, 2014). A view of the installation
Prima Materia (SM-S, 2014). Craftica, Studs stool, Perch stool, Sponge stool, Wolffish stool

Si opta così per tecniche preindustriali e artigianali, generatrici di nuove possibilità di utilizzo e di consumo. Il “metodo Formafantasma” è una soluzione, oltre che innovativa, democratica, che punta a creare un nuovo modo di vivere collettivo, distanziandosi dai molteplici problemi di produzione industriale che intaccano il pianeta.

L’ultimo lavoro dello Studio Formafantasma affronta il dilemma tra il mondo del design e la inerente produzione di oggetti sempre nuovi, mettendo in luce un focus sulla sostenibilità della materia prima dei metalli.
Tramite Ore Streams (NVG Triennal, 2017), lo Studio svolge un’ambiziosa indagine sul riciclaggio dei rifiuti elettronici composti da metalli preziosi, ed avvalendosi di diverse prospettive (multimediali, documentaristiche, di animazione), ci offre una rinnovata panoramica sul lavoro della progettazione, come agente plausibile per un cambiamento concreto.

Una riflessione posta dal progetto riguarda il processo di scavo: considerando che si estraggono metalli dalla superficie da centinaia di anni con l’intento di soddisfare le richieste di produzione, può esserci utile sapere come funziona questo apparato.
Da tempo vengono scavate sempre nuove cavità, mentre i siti esistenti vengono abbandonati e riempiti di nuova terra. Questo implica (sia per costrizione che per convenienza) che verso il 2080 le maggiori riserve di metalli non saranno più sotterranee, ma in superficie, disposte in lingotti immagazzinati in edifici privati, oltre che riutilizzabili partendo da vari elettrodomestici e pezzi da costruzione. L’obiettivo sarà quello di rinnovare i metalli a costi minimi attraverso nuove strutture logistiche, tecnologiche ed alleanze transnazionali. Ma attualmente, gli sforzi sul riciclaggio dei metalli preziosi rimangono in un punto ancora prematuro e controverso.
Formafantasma estende quindi nel design le diverse implicazioni di questo materiale, non solo per comprendere e cercare di risolvere problemi tortuosi, ma anche per soffermarci sul nostro abituale approccio al consumo.

Formafantasma, Ore Streams (NVG Triennal, 2017) – Chair, 2017. Metalized car paint on CNC milled aluminium, gold plated aluminum, various components of a mobile phone
Formafantasma, Ore Streams (NVG Triennal, 2017) – Cubicle 2, 2017. Materials and techniques : iridescent car paint on CNC milled and folded aluminum and stainless steel, aluminum outer casing of a portable computer
Formafantasma, Ore Streams (NVG Triennal, 2017) – Cubicle 2, 2017. Details

Andrea Trimarchi e Simone Farresin danno dunque voce ai materiali e alla loro storia. E come la coppia dichiara, ciò implica esiti talvolta “preoccupanti”, perché proprio dai materiali (e dal loro vastissimo quadro di usi, danni e sviluppi) possono insorgere risultati imprevedibili.
Di fatto, è partendo da questa sensibile riflessione che deriva il nome Formafantasma.
Nella loro ricerca di tipo concettuale, il risultato finale emerge in crescendo dalle supposizioni iniziali: primariamente celato e ibrido, nascosto nell’apparenza della forma. Una forma-fantasma ancora in agguato, che tende a rimanere celata fino alla fine.

Per aggiornamenti e informazioni sui progetti di Formafantasma: http://www.formafantasma.com/filter/home


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