IL ROMANZO NERO: MA PERCHE’ PIACE TANTO?

 

I numeri parlano chiaro: i libri “neri” occupano una buona parte degli scaffali degli italiani (quelli che ancora leggono!) e non accennano a schiodarsi da lì. Iniziato con un inaspettato boom negli anni ’90, il fenomeno non si è affatto esaurito e anno dopo anno il noir si conferma il terreno d’azione prediletto di tanti nuovi scrittori, stimolati forse anche dall’idea di cavalcare quest’onda crescente. Ma quali sono i motivi reali di un così grande successo?

È bene specificare che ad oggi, parlando di genere nero, ci riferiamo a quel multiforme comparto di storie che condividono un’ambientazione cupa e i motivi del delitto e del mistero. Ma non è sempre stato così, anzi, si può dire che il noir nasce quasi in opposizione al giallo tradizionale: se il primo utilizza la crudeltà dei delitti per fini dichiaratamente politici di denuncia della società, il secondo rivendica invece un effetto sociale positivo, poiché la storia si chiude sempre con la punizione del colpevole e dunque il trionfo del Bene. Si può facilmente comprendere lo sdegno dei “noiristi” quando, negli anni ’90, iniziò quel processo di trasformazione del genere nero in prodotto di largo consumo, apprezzato e letto dai più con lo stesso spirito di un romanzo rosa, proprio quel genere che, nelle intenzioni originarie, doveva turbare gli animi e suscitare disagio, riflessione, esami di coscienza. Un genere che, come scriveva Giovannini, “è maledetto, dà fastidio al potere, spesso porta guai ai suoi autori.”

Qualsiasi siano i motivi, il nero piace, che si tratti del giallo più tradizionale o del poliziesco più audace. Ci si può chiedere, a ragione, il perché: cos’ha di tanto affascinante la rappresentazione della violenza, che invece di farci chiudere il libro ci porta spesso a non staccare gli occhi dalla pagina? E questa è una domanda la cui risposta dovremmo lasciarla agli psicologi. Qualcosa però possiamo dire anche noi: in linea generale esiste una carica inconscia, più o meno marcata in ciascuno di noi, responsabile di una certa comune attenzione per la cronaca nera, fomentata continuamente anche dai mezzi della televisione e dell’informazione che non di rado trasformano i morti quasi in icone. Si tratta di influenze esterne non trascurabili che esercitano un’attrattiva, insita nel nostro desiderio di ordine, di consolazione, di speranza che si trovi il colpevole e venga esemplarmente punito.

Ma la spiegazione del boom delle scritture nere non può prescindere dalla considerazione di un altro fenomeno, anche questo tutto degli anni Novanta e Duemila: la vistosa trasformazione della nozione di letterarietà. Se fino a pochi decenni fa il giallo era considerato genere letterario di serie B, nell’epoca attuale la classica distinzione tra il genere e la letteratura “importante” è venuta meno, certo anche grazie all’influenza dell’editoria che molto ha insistito nella promozione di questo tipo di scritture. Il canone letterario è ad oggi estremamente oscillante, e più che mai soggettivo. Che si tratti di una moderna e positiva apertura al nuovo, oppure del trionfo di una letteratura consumistica e povera di contenuti, lo lasciamo decidere ai lettori.


 

FONTI
E. Mondello, “Crimini e misfatti: La narrativa noir italiana degli anni Duemila”, Giulio Perrone editore, 2010


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.