Al giorno d’oggi, il tema della prevenzione e, in primo luogo dell’educazione, sessuale è una delle questioni più importanti sulla quale numerosi paesi e capi di governo dibattono.
Basti ricordare la grande disparità che vige ancora tra i paesi sviluppati e in via di sviluppo; un gap che, nonostante alcuni progressi nel campo della medicina e delle vaccinazioni ottenuti grazie a finanziamenti da parte di stati e singoli enti, continua a crescere e a dividere profondamente la nostra terra. Ancora troppe donne muoiono durante il parto a causa della mancanza di un’adeguata assistenza medica e sanitaria, non garantita nemmeno durante i mesi della gravidanza, privando così tutte queste donne (molte ancora bambine) dei controlli fondamentali al fine di condurre e offrire una vita sicura a se stesse e alla futura generazione. A incupire questa visione vi è l’alto tasso di malattie sessualmente trasmissibili (come AIDS e il virus dell’ HIV), le quali ogni anno causano migliaia di morti. Le principali potenze economiche mondiali hanno infatti individuato una possibile soluzione a tutti i problemi e difficoltà che gravano sul nostro territorio, sottolineando come uno sviluppo sostenibile consentirebbe di placare questi mali che minano le basi della società. Uno tra questi? La riduzione delle malattie, strettamente legata a una maggior istruzione e, dunque, a un’essenziale consapevolezza nel campo dell’educazione e prevenzione sessuale. Argomenti intensamente connessi tra di loro, consentendoci di giungere ad un’attenta e approfondita analisi.
- EC contenenti UPA
- EC contenenti LNG
- pillole contraccettive orali
- dispositivi intrauterini con rivestimento in rame
I risultati riscossi da questi provvedimenti sono stati dei più positivi: una riduzione degli aborti clandestini, attualmente al di sotto degli 85mila. Un livello sceso anche tra le donne straniere in Italia, nonostante la percentuale rimanga sempre di 2-3 volte superiore rispetto le italiane; una riduzione che si è potuta riscontrare anche tre le minorenni (nel 2016 pari al 3,1 per mille, con un incremento maggiore nell’Italia centrale). Se da un lato, però, si è assistito ad un calo degli aborti; dall’altro si è potuto osservare un aumento degli obiettori di coscienza, aumentati dello 0,4% rispetto al 2015 (attualmente al 70, 9 % tra i ginecologi, e al 50% tra gli anestesisti), nonostante il ministro della salute Lorezin sottolinei come i dati che contano sono quelli legati all’IVG (interruzione volontaria della gravidanza), con un calo maggiore al centro-Italia (-4,8%).
Se si pensa che questa necessità colpisca solo i paesi colpiti da povertà estrema ci si sbaglia. Ad allarmare ancora di più è la quasi totale mancanza di attenzione, informazione e prevenzione presso i giovani. Le motivazioni? Gli elevati costi di profilattici e pillola. Il risultato? Ancora una volta, gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili in aumento (nel 2016 si è assistito ad un contagio da HIV pari all’85,6%). Tra i paesi sviluppati ad essere colpita da questa agghiacciante e preoccupante immagine è la nostra cara Italia. A differenza di Belgio, Francia e Germania, in Italia la spesa legata alla contraccezione grava ancora sui cittadini, determinando così un calo nell’uso dei profilattici (si calcola che 4 giovani su 10 abbiano rapporti non protetti). Tra i principali fattori a preoccupare gli operatori socio-sanitari è il proliferare della Clamidya, un’infezione in grado di provocare l’infertilità nelle ragazze. Aver promosso la gratuità o il pagamento di un ticket ridotto per le famiglie con difficoltà economiche (come in Puglia ed Emilia Romagna) non è sufficiente per risollevare l’Italia da questa condizione di stasi. Al contrario ginecologi di ogni ambulatorio e ospedale promuovono campagne per rimarcare l’importanza e la grande disponibilità sul mercato dei metodi contraccettivi, come anelli vaginali, spirali al rame, cerotti anticoncezionali, impianti sottocutanei con progestinici, contraccettivi orali.
Nella speranza che queste richieste vengano accolte nell’immediato, risulta necessario attuare programmi di informazione ed educazione dentro e fuori la scuola, volti a dare una maggior consapevolezza e sicurezza ai giovani, troppo spesso ignari dei rischi che si possono riscontrare oltre la gravidanza.