Nel blu dipinto di blu, Rolex scende fin quaggiù

In principio era James Cameron. Si, quello di Titanic e Avatar. Ma pochi, pochissimi sanno che il regista canadese vincitore di ben tre Premi Oscar è un appassionato di orologi, e in particolare di Rolex. 

E non è stato appunto un caso che abbia scelto di collaborare con la maison svizzera (in partnership con la National Geographic Society) come membro dell’entourage e protagonista della sua più estrema e innovativa esperienza fuori dai cancelli dell’azienda: l’immersione nella Fossa delle Marianne e il raggiungimento del Challenger Deep, il punto più profondo della fossa oceanica più famosa del mondo, 10.994 metri sotto il livello del mare. Una discesa in solitaria, all’interno di un sommergibile monoposto progettato ad hoc e dal nome molto fantasioso di Deepsea Challenger. In solitaria, si diceva, o forse no: perché durante l’immersione Cameron è stato accompagnato da un segnatempo molto molto particolare.

Rolex Deepsea Challenge. Questo il nome (molto, molto fantasioso) dell’orologio di manifattura svizzera che ha fatto compagnia al celebre regista durante le oltre due ore impiegate per raggiungere il punto più profondo della Terra. Fissato all’esterno del sommergibile grazie all’ausilio di un braccio manipolatore, questo orologio subacqueo sperimentale è stato il fulcro dell’esperienza dove Rolex ha riversato tutta la sua tecnica ingegneristica e le sue conoscenze in fatto di impermeabilità, stabilendo di fatto un record mai raggiunto e non ancora eguagliato nella storia dell’orologeria mondiale. 

L’iter per raggiungere il traguardo e la gloria perpetua non è stato affatto privo di ostacoli, portando la mente degli addetti ai lavori all’esasperazione del concetto di orologio.

Le problematiche che la maison ha dovuto affrontare sono state molteplici, ma la più urgente era, per così dire, la più banale: affrontare e riuscire a contrastare la pressione esercitata dall’acqua sulla cassa del segnatempo. Gli ingegneri Rolex, infatti, hanno lavorato mesi per rendere il vetro capace di sopportare le aspre condizioni alle quali un oggetto è sottoposto a quasi 1500 bar: un peso di circa 17 tonnellate, ovvero circa nove Porsche Cayenne impilati sopra l’orologio. Un lungo processo di studio e di ricerca, integrando il lavoro carta-e-penna con l’ausilio dei più moderni strumenti di misurazione e il lavoro infaticabile di un team di esperti. E così via, dall’acciaio 904L (utilizzato nell’industria aerospaziale) alla tripla impermeabilizzazione brevettata, TRIPLOCK. La cura e l’attenzione per i materiali, dall’abbozzo grezzo al minimo dettaglio, sono la chiave del successo di Rolex in questa missione e sul mercato del lusso.

Per effettuare tutto questo, purtroppo, i tecnici hanno dovuto sacrificare la vestibilità del segnatempo: con un diametro della cassa di 51,4 mm e uno spessore di oltre 28 mm (parte del quale lo stesso vetro, di 14 mm), il Rolex Deepsea Challenge è davvero abnorme da portare al polso, oltre che estremamente pesante.

Non a caso è un orologio sperimentale, e come tale rimarranno i cinque esemplari usciti dagli stabilimenti svizzeri. Ma che ha prodotto, lungo il corso di questa avventura, risultati davvero significanti nella progettazione di segnatempi futuri, consacrando nuovamente Rolex come uno dei vertici -se non IL vertice- nella produzione mondiale di orologi capaci di affrontare le situazioni più estreme.

Era il 26 marzo 2012, ore 7.46 del mattino, e Rolex faceva ancora una volta la storia.

 

 

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