Flat tax: la nuova proposta del centrodestra

In concomitanza alla decisione del Presidente della Repubblica Mattarella di sciogliere anticipatamente le Camere, è stata stabilita a fine 2017 la data delle nuove elezioni politiche: 4 marzo 2018. Questo nuovo anno è dunque venuto alla luce in un clima di fervente campagna elettorale, in cui i singoli partiti spendono fiumi di parole per fare promesse più o meno realizzabili nel tentativo di raccogliere il maggior numero di consensi.

Domenica 7 gennaio, in seguito ad un incontro di Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, è stata confermata la formazione di una coalizione di centrodestra (Forza Italia, Fratelli D’Italia e Lega) che si presenterà alle elezioni con un programma comune nel tentativo di ottenere almeno il 40% dei voti, ovvero la maggioranza necessaria in Parlamento per poter governare.

La coalizione del centrodestra: Berlusconi, Meloni, Salvini

Uno dei cavalli di battaglia di questa nuova alleanza è la cosiddetta flat tax, un provvedimento di tipo economico che andrebbe a riformare radicalmente il sistema tributario italiano e che sta facendo discutere parecchio. Andiamo a vedere in cosa consiste.

L’attuale imposta sul reddito (IRPEF, Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) è di tipo progressivo: maggiore è il reddito, maggiore sarà anche la percentuale di reddito assorbita dall’imposta (se il reddito di un lavoratore dipendente equivale a 20.000 euro, l’imposta sarà pari al 17%, se invece il reddito equivale a 50.000, l’imposta salirebbe a più del 30%). Ecco, la flat tax eliminerebbe gli scaglioni, costituendo un’imposta ad aliquota unica, in cui la percentuale da pagare rimane fissa, indipendentemente dal reddito.

A detta della coalizione, l’applicazione della flat tax porterebbe fondamentalmente due grossi vantaggi: la semplificazione del sistema fiscale da un lato e il taglio delle tasse dall’altro. Questa misura infatti, evidentemente a vantaggio delle classi a reddito più alto, permetterebbe a queste ultime di “risparmiare” denaro da dedicare a possibili investimenti, permettendo dunque all’economia di risanarsi e, inoltre, renderebbe molto più conveniente pagare le tasse piuttosto che evaderle. Le prospettive più rosee dichiarano che – addirittura – questa sia una manovra in grado di sanarsi da sola: i soldi persi dall’abbassamento delle aliquote sarebbero immediatamente recuperati grazie alle maggiori entrate ottenute con la totale eliminazione dell’evasione fiscale.

Ma, volendo essere un po’ più obiettivi, tale manovra economica risulta ricca di criticità. Innanzitutto nessun altro paese europeo con un’economia simile a quella italiana ha adottato la flat tax, gli unici esempi sono Russia, Lettonia, Lituania, Serbia, Ucraina, Georgia e Romania e nella maggior parte dei casi si tratta di economie abbastanza deboli. La Slovacchia, addirittura, l’ha rimossa nel 2013, dopo 12 anni di applicazione. Inoltre gli economisti ritengono assai poco probabile che questa sia una manovra in grado di “ripagarsi” in autonomia e sarebbero dunque necessari altri provvedimenti da parte dello Stato per recuperare le perdite: principalmente tagli alla spesa pubblica (detrazioni legate al numero dei figli, spese mediche, ristrutturazioni).

 

 

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