I celebri costumi di Via col Vento e la loro simbologia

Non solo la sceneggiatura, non solo le battute dei personaggi, non solo la storia, ma anche gli abiti hanno un’importanza considerevole e una profonda simbologia all’interno di un film.

Ce lo dimostra il film “Via col vento” del 1939, ambientato negli Stati Uniti meridionali durante il periodo della guerra di secessione americana, che racconta la storia di Rossella O’Hara, – interpretata dall’attrice Vivien Leigh –  del suo amore inesauribile per Ashley Wilkes e del suo matrimonio con Rhett Butler – interpretato da Clark Gable.

I costumi, che hanno contribuito a rendere il film indimenticabile e hanno fornito una chiave di lettura per la sua comprensione, sono stati realizzati dal celebre costumista Walter Plunket, il quale ne produsse una quantità infinita: solo per i quattro protagonisti, ne furono realizzati 110, mentre per gli altri personaggi gli abiti confezionati furono oltre 5.000!

I colori e i tessuti degli abiti svolgono un ruolo fondamentale, vengono scelti con cura e attenzione a seconda della scena da rappresentare: abbiamo colori quali bianco, verde, nero e rosso scarlatto, che rispecchiano le diverse sfumature della personalità dei protagonisti.

Ma vediamo più in particolare l’evoluzione dei costumi della protagonista, Rossella O’Hara, dalla prima scena all’ultima.

La prima scena ci mostra una Rossella in bianco, con il colletto del vestito chiuso fino al collo. Questi due elementi rappresentano la purezza e l’innocenza, eppure qualcosa ci anticipa il carattere passionale della ragazza: i fermagli e la cintura sono di colore rosso. Nella scena successiva, ambientata a “Le Dodici Querce”, Rossella indossa un abito scollato che lascia le braccia scoperte, forse per attirare le attenzioni di Ashley, e un cappello a falda larga più grande di quelli delle altre invitate, che attira commenti dispregiativi ricolmi di invidia da parte di queste ultime.

Il lutto

Rossella rimane vedova per ben due volte: per questo indossa abiti neri ma, complice la non importanza che dava ai due matrimoni, questi sono provocanti con lunghi strascichi e accessori colorati (tra cui il copricapo verde che le porta Rhett da Parigi).

La povertà

In queste scene la protagonista porta lo stesso vestito, oppure indossa abiti scialbi, di colori spenti e senza fronzoli.

Abbiamo poi il costume più importante, conosciuto da tutti come il “Curtain Dress” in quanto ricavato dalle tende della sua casa, che appare nel momento in cui si finge ricca per andare a chiedere denaro in prestito a Rhett Butler. L’abito è in velluto pesante, e Plunkett voleva che fosse di diverse tonalità di verde per ricreare l’effetto del sole riflesso sulle tende. Per ottenere questo risultato, espose le fibre di velluto alla luce diurna. Inoltre il verde indicava la speranza della donna di ritornare a una vita agiata.

Il vestito è ingombrante, ricco di accessori, di passamanerie, perfetto in ogni suo singolo dettaglio per non far trasparire la disperazione di Rossella, la quale non riesce ad ottenere il denaro da Rhett ma conquista il fidanzato di sua sorella (che poi sposerà) nella scena successiva.

Il matrimonio con Frank Kennedy, il matrimonio con Rhett e il ritorno alla ricchezza

Per la protagonista si apre un periodo di fiorente ricchezza, grazie ai due matrimoni: da qui torna ad indossare abiti sofisticati. Passa dall’essere un’imprenditrice, con abiti eleganti ma anche pratici in cui Plunkett inserisce elementi maschili, all’essere una donna estremamente ricca che indossa abiti di un lusso estremo.

Il tradimento, la morte di due persone care e l’abbandono di Rhett

Un altro abito importante è quello che Rhett la costringe ad indossare alla festa di Melania dopo essere stata scoperta in un abbraccio con il marito di quest’ultima. Rhett sceglie un abito che rappresenti il fatto che Rossella sia una poco di buono: rosso scarlatto, ricco di paillettes e piume con uno scialle di chiffon, decisamente audace e prezioso per un semplice compleanno. 

Nelle scene finali, Rossella indossa sempre sontuose vestaglie, di colori sempre più scuri man mano che il film finisce e le tragedie si infittiscono: dalla morte di Melania, alla morte di sua figlia, all’abbandono da parte di Rhett, si va dal verde fino ad arrivare al nero.

L’ultima scena si chiude con la celebre frase pronunciata dalla protagonista “Dopotutto, domani è un altro giorno”, e si spera che sia valida anche per i suoi costumi, che sono ancora conservati e periodicamente restaurati, grazie a donazioni, nel Harry Ransom Center di Austin, Texas.

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