Crowdfunding, il nuovo santo protettore della Cultura e dei suoi Beni

Hai un progetto ma non i fondi per metterlo in atto? Sei promotore di una nuova iniziativa economica, culturale, sociale, benefica – chi più ne ha, più ne metta – e stai cercando investitori che ti diano un grande o piccolo sostegno? Niente paura: per fortuna il crowdfunding è alla portata di tutti!

Il crowdfunding non è altro che una raccolta di fondi online, un fenomeno attualmente molto conosciuto e proficuo che, solo nel 2015, ha raccolto più di 34 miliardi di dollari da ogni angolo del globo: per iniziare bisogna solo avere un’iniziativa ben chiara, una somma finale da raggiungere e una scadenza temporale. Sebbene il concetto di raccolta di fondi abbia radici molto profonde, è sempre stato legato in qualche modo ad ogni ambito della cultura: era infatti molto comune per la pubblicazione dei libri nell’Ottocento, ad esempio, e le raccolte online sono nate verso la fine degli anni ’90 per sostenere progetti artistici e musicali.

Le tipologie di crowdfunding si differenziano per obiettivo:

  • Donation based: per progetti senza scopo di lucro;
  • Reward based: ad ogni donazione monetaria corrisponderà un premio, un riconoscimento o un ringraziamento non in denaro;
  • Lendind based: non si tratta di vere e proprie donazioni, ma di prestiti;
  • Equity based: se viene donata una quota, il donatore diventerà automaticamente partecipante del capitale sociale dell’impresa.

Quest’ultima è l’unica modalità di crowdfunding resa inizialmente ufficiale da Consob in Italia attraverso il Decreto n. 179/2012, con il fine di “favorire lo sviluppo di un canale di finanziamento alternativo rispetto al credito bancario, il cui razionamento è stato esasperato dalla crisi finanziaria”. Proprio in Italia il crowdfunding si è rivelato essere un alleato imprescindibile per la cultura: nel 2016, infatti, le piattaforme online per la raccolta di fondi hanno visto salire la percentuale di progetti nel settore culturale, nel caso di Produzioni dal basso, ad esempio, fino a più del 70%, riuscendo a raccogliere 1,3 milioni di euro. In realtà ci sono anche piattaforme di Reward based crowdfunding, come BeCrowdy, esclusivamente dedicata alla cultura e in particolare alla musica, e Eppela, che si è piazzata al quinto posto a livello europeo con un afflusso di donazioni estere del 10%, e da quando è stata fondata nel 2011 ha raccolto circa 15 milioni di euro e ha finanziato oltre 3.500 progetti. La fortuna di Eppela è stata la scelta di cooperare con aziende italiane, e la sua iniziativa forse più conosciuta è stata la collaborazione per la campagna di Unicoop Firenze per dei restauri nella città di Pisa.

Il vero esempio di crowdfunding per i beni culturali, tuttavia, non appartiene al Bel Paese, bensì alla Francia: il castello di La Mothe-Chandeniers, a Les Trois-Moutiers, nella regione di Poitou-Charentes, è stato salvato da uno stato di degrado imperante o, peggio, dall’essere raso al suolo. Adottato da più di 7.400 persone da tutto il mondo e di ben 45 nazionalità, è l’esito di un crowdfunding promosso da Dartagnans.fr che, in soli 40 giorni, ha raccolto più di 500.000 euro per salvare questo castello del XIII secolo: ora tutti i comproprietari sperano di restaurare la magione e di riportare in auge quell’atmosfera magica e fiabesca che gli appartiene e di riaprirlo al pubblico. Sfortunatamente l’impresa non è ancora finita, perché si cerca di raggiungere il milione per avviare effettivamente un’opera di ristrutturazione e riqualificazione del Château. Speriamo che, come in ogni favola che si rispetti, ci sia un lieto fine.

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