KONKA: fuga e resistenza nelle città di provincia.

È molto raro oggigiorno riuscire a ritrovarsi nelle pagine di un libro, intendendo con questo l’immedesimarsi non solo in qualche personaggio in particolare, ma nei luoghi e nelle situazioni, poiché ormai siamo poco abituati a vedere qualcosa attraverso i nostri occhi e non attraverso i filtri della televisione o di internet. La propria, originale visione del mondo è qualcosa che manca a gran parte dei romanzi pubblicati negli ultimi anni. Ma non a “Konka – prove di fuga e di resistenza” di Alessandro Chiometti, pubblicato da Dalia Edizioni nel 2014. Il romanzo è originale a partire dalla forma: una raccolta di racconti a sé stanti (undici per la precisione, prologo compreso) i cui personaggi si collegano tra una pagina e l’altra. I nuclei centrali delle numerose vicende si possono individuare in Nico Feliciani e Fabrizio Muraglia: il primo, un ragazzo qualunque che più cerca di starsene per fatti suoi, più trova guai, il secondo, un investigatore privato che si trova invischiato più volte nelle disavventure di Feliciani. Ciò porta per forza di cose a un legame di amicizia tra i due. Attorno a questi due fuochi si concentrano molte altre figure in cui ognuno può ritrovare amici e conoscenti che frequenta assiduamente. Certo, ciò viene molto più semplice per chi abita a Terni o nei dintorni della provincia umbra, luoghi d’ambientazione del romanzo: ci sono gli operai dell’acciaieria, i frequentatori del centro sociale, gli ultras delle “Fere” e persino le storie di fantasmi sulle rocche albornoziane disseminate sul territorio.

“La Storia, alla fine, è fatta da persone. E non a quelle ‘grandi’ […] ma da quelle piccole, di cui nessuno parla, quelle di cui non si sa niente. Il mare del resto è una moltitudine di gocce, ognuna fa la sua parte per renderlo immenso. E così è la storia degli uomini. Si mettano in pace le anime dei grandi condottieri, […] senza i loro eserciti, sarebbero stati nulla.”

Scrive così il giornalista che fa da cornice (secondo un sempreverde della letteratura) ai racconti prima di illuminare il lettore sugli avvenimenti. Perché è proprio questo il senso di “Konka“: fare di gente comune i protagonisti di storie credibili che vanno a formare il quadro generale.

Come un pittore impressionista, Chiometti rende l’insieme della storia molto omogeneo e armonizzato, ma se ci si avvicina e si guarda con attenzione si può notare che per completare quel quadro ci sono volute innumerevoli pennellate, piccole, ma tutte diverse e ugualmente importanti nell’economia della narrazione. Sulla trama non si può dire molto altro poiché il romanzo è breve e ogni storia ha un suo finale inaspettato, si rischierebbe di rovinare la sorpresa a chi ancora non l’ha letto.

Sebbene lo stile sia molto ironico, a uno sguardo più accorto si può notare la critica, neanche troppo sottile, alla società italiana in generale e in particolare a quella di provincia, che costringe gli operai a comportarsi in determinate maniere aliene e ingiuste a un occhio esterno, i laureati a lavorare a tempo determinato e ad essere sottopagati, sempre che si venga pagati, e quindi di conseguenza a rinunciare ai propri affetti per emigrare e vivere dignitosamente; una provincia che ospita la mala anche se non se ne parla, e in cui la tratta delle prostitute, della droga e delle scommesse è spesso legata a persone insospettabili, nell’ultimo caso di stampo religioso. Chiometti sa benissimo come va il mondo, dimostrando in più di un passaggio di essere ben informato su tutti i fatti di cui tratta, riuscendo dunque a farne una critica impietosa senza risultare semplicemente polemico. In questo lo aiuta il suo humour un po’ all’inglese.

Parlando di Terni, in realtà si parla di ogni altra cittadina di provincia della nostra penisola. D’altro canto, l’autore è il presidente dell’Associazione Civiltà Laica e promotore di molti eventi nel suo territorio, per il quale dimostra un notevole interesse e impegno sinceri. Dopotutto, la stessa critica feroce che ne fa dimostra quanto ci tenga che le cose migliorino per la sua città. Dunque, se a un primo livello di lettura il romanzo strappa più di una risata, riflettendoci bene questa si trasforma in un amaro sorriso. Certo, Chiometti non è uno che si scoraggia facilmente: in un modo o nell’altro nel romanzo quasi tutti i personaggi riescono a uscire dall’empasse di una provincia soffocante, con soluzioni più o meno dolorose, ma sempre più redditizie: come a dire “c’è speranza“. E quindi ci sono prove di fuga per chi se ne va alla ricerca di un futuro più roseo e di resistenza per chi non è disposto ad abbandonare amici, amori e famiglia. Chiometti, con tutto il suo impegno, pare appartenga alla seconda categoria.


Fonti

Konka-Prove di fuga e di resistenza“, Alessandro Chiometti, Dalia Edizioni, 2014.

Konka-Prove di fuga e di resistenza

Credits

Copertina

Immagine 1

Immagine 2

[/one_half_last]

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.