Matilde Serao e il giornalismo italiano

Sarebbe difficile parlare della storia del giornalismo italiano senza nominare un personaggio cruciale come l’autrice e, per l’appunto, giornalista Matilde Serao: nata nel 1856 in Grecia da padre italiano e madre greca, visse la sua infanzia ed adolescenza a Napoli, città fondamentale per la sua formazione.

La sua figura fu molto importante per la stampa italiana, essendo una tra le prime giornaliste donne di professione e avendo fondato e diretto vari giornali, sia sola che in collaborazione col marito Edoardo Scarfoglio. Nel 1885 fondarono assieme il Corriere di Roma, che tuttavia non riuscì a decollare per una concorrenza molto forte; nel 1888 fondarono il Corriere di Napoli a cui collaborarono firme prestigiose come Gabriele D’annunzio e Giosue Carducci, ma forse il quotidiano più importante, attivo ancora oggi, fu mandato alle stampe nel marzo 1892: Il Mattino. Il giornale, pur rivolgendosi ad una borghesia emergente, seguì una linea editoriale più giornalistica che politica, propugnando un progresso nei confronti di un Mezzogiorno un po’ arretrato. Venendo accusata però di aver goduto di privilegi economici in cambio di favori, la Serao abbandona a tutti gli effetti il giornale, lasciandosi alle spalle anche il marito fedifrago e tormentato. Nello stesso periodo, però, incontra un altro giornalista, l’avvocato Giuseppe Natale con cui si sposerà nel 1917: quest’ultimo la aiuterà a fondare il proprio giornale, Il Giorno di Napoli, che diresse (e su cui scrisse) fino alla morte sotto lo pseudonimo di Gibus.

Matilde Serao era una giornalista che basava il proprio stile di scrittura sulla capacità di carpire e saper portare su carta la propria visione del mondo, parlando con vivacità sia dei lati più “mondani” della vita di quegli anni, sia degli avvenimenti sociali che interessavano la sua amata Napoli e tutto il meridione in generale. Fedele testimone del proprio tempo, ha saputo trasmettere la propria passione per la scrittura nella cronaca, raggiungendo non solo ambiziosi traguardi professionali ma ultimando la scrittura come strumento di formazione e testimonianza: “Giornale è tutta la storia di una società – scrive – […]. Il giornalista é l’apostolo del bene”. Pur avendo uno stile di scrittura molto acceso, ma non una profonda conoscenza della lingua, fu comunque lodata da molti artisti e critici italiano come Momigliano e Croce.

Nel 1926 fu candidata per il premio Nobel per la letteratura (vinto, però, quell’anno dall’autrice Grazia Deledda) e morì a Napoli un anno dopo.


CREDITS

FONTI

Il portale del Sud

Treccani

Enciclopedia delle donne

 

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